Perché la Cop 21 di Parigi è un summit per la giustizia e la pace

Più che mai, oggi abbiamo bisogno di solidarietà, la vera essenza del nostro movimento per il clima

[18 Novembre 2015]

In alcune circostanze, le parole sono difficili da trovare e quando le trovi appaiono inadeguate.

Dopo gli attentati di venerdi a Parigi, l’ambiente è pesante e i nostri cuori sono pesanti. La gente è in collera e molti hanno paura. Numerosi membri della nostra équipe sono a Parigi per preparare la conferenza sul clima che deve iniziare tra qualche giorno. Tutti/e risentono crudelmente il dolore di questo momento.

I nostri cuori sono in lutto per le vite perdute a Parigi, a Beirut e a Bagdad, colpite da degli attentati terribilmente mortali alla fine della settimana scorsa. Il nostro mondo soffre, in questo momento, in ogni parte.

Mentre peniamo a trovare le parole adeguate e cerchiamo la reazione giusta agli attentati di venerdi, una cosa ci appare come evidente: il summit su clima di Parigi è, in un certo senso, un summit di pace: può darsi il più importante summit per la pace che abbia mai avuto luogo.

Più che mai, oggi abbiamo bisogno di solidarietà. E’ questa solidarietà che è la vera essenza del nostro movimento per il clima. Mentre il cambiamento climatico attizza le fiamme della violenza in numerose parti del mondo (le siccità e numerosi altri disastri climatici, che provocano spostamenti di massa di persone vittime di questi eventi tragici, ecc.),noi dobbiamo sostenere e rafforzare questo movimento mondiale, che trascende le frontiere e le differenze culturali perché noi possiamo far fronte, insieme, a quel che rappresenta una reale minaccia esistenziale per noi tutti/e.

Ci aggrappiamo a questa necessaria solidarietà, a questa indispensabile tenerezza. Cerchiamo di trarne degli insegnamenti, particolamente in un momento come questi.

Gli avvenimenti di venerdi sera sono terribili. Noi condanniamo senza equivoci una tale violenza. Tuttavia le loro conseguenze sono altrettanto spaventose e dobbiamo condannare con lo stesso vigore la nostra tentazione di rispondere alla violenza con maggiore. Perché questo circolo vizioso è vecchio come il mondo: dopo le tragedie vengono i giudizi sommari, la ricerca di capri espiatori, la xenofobia e l’islamofobia, le accuse infondate, ecc.

C’è il pericolo reale che coloro che sono già colpiti7e dal cambiamento climatico e dalle guerre che provoca (i migranti, i rifugiati, le popolazioni povere, tutte le persone che subiscono quotidianamente delle discriminazioni razziste) siano ancora puiù marginalizzati.

La prima cosa che dobbiamo combattere è la nostra stessa paura e la nostra visone a breve termine. Nessun governo deve poter approfittare di un momento come questo per accrescere il fardello dell’odio e del terrore che pesa sul mondo seminando il sospetto, chiamando alla guerra  e riducendo le libertà civili in nom della sicurezza. E’ un errore del quale conosciamo fin troppo bene i pro e i contro, che aggiungerà tragedia alla tragedia.

Il summit di Parigi, previsto tra un paio di settimane, avrà luogo. Il governo promette misure di sicurezza rafforzate, il che è comprensibile ma ugualmente inquietante.

Non sappiamo ancora quell che gli avvenimenti di venerdi sera comporteranno per il nostro lavoro a Parigi. La Coalition Climat 21 si è impegnata a lavorare cn le autorità francesi per vedere se è possibile che la grande Marcia prevista per il  29 novembre e le altre manifestazioni in programma abbiano luogo  in buone condizioni di sicurezzaé. Sicuramente, condividiamo le loro preoccupazioni per la sicurezza pubblica, così come ci opponiamo completamente ad ogni restrizione inutile delle libertà individuali e ad ogni repression delle minoranze.

Sappiamo che questo movimento mondiale non può essere fermato.

Stiamo ancora discutendo di quel che faremo a Parigi, in particolare nel corso delle mobilitazioni e delle azioni previste per il 12 dicembre.

Viviamo un periodo determinante per la giustizia climatica e per la pace che contribuirà a far emergere.

Con tenerezza e determinazione,

Nicolas e l’équipe di 350.org