Perché il riscaldamento globale porterà meno piogge e più siccità nel Mediterraneo

Uno studio del MIT rivela le basi del forte calo delle precipitazioni previsto da molti modelli

[19 Giugno 2020]

I modelli climatici globali variano a seconda delle aree e in molte regioni del mondo il riscaldamento globale farà aumentare le precipitazioni, ma tutti i modelli concordano su una cosa: nei prossimi decenni la regione mediterranea sarà significativamente più secca, con potenzialmente il 40% in meno di precipitazioni durante la stagione invernale delle piogge.

Lo conferma anche lo studio “Why Is the Mediterranean a Climate Change Hot Spot?”, pubblicato sul Journal of Climate da Alexandre Tuel ed Elfatih Eltahir del Massachusetts Institute of Technology (MIT), nell’ambito di una collaborazione con l’Université Mohamed VI Polytechnique del Marocco, che ha scoperto quali sono i meccanismi che spiegano gli effetti anomali per la regione del Mediterraneo, soprattutto nel Medio Oriente e nell’Africa nord-occidentale. Al MIT dicono che «L’analisi potrebbe aiutare a perfezionare i modelli e aggiungere certezza alle loro proiezioni, che hanno implicazioni significative per la gestione delle risorse idriche e dell’agricoltura nella regione».

I diversi modelli del mutevole clima terrestre concordano sul fatto che le temperature aumenteranno praticamente ovunque e che, nella maggior parte dei casi questo porterà a un aumento delle precipitazioni dovuto al fatto che l’aria più calda trasporta più vapore acqueo. Ma, come spiega  Eltahir, «Esiste una grande eccezione, e questa è l’area del Mediterraneo, che mostra il più grande declino delle piogge previste di qualsiasi massa terrestre sulla Terra. Con tutte le loro differenze, tutti i modelli sembrano concordare sul fatto che ciò accadrà, sebbene differiscano sull’entità del declino, che varia dal 10 al 60%. Ma nessuno era stato precedentemente in grado di spiegare il perché».

Tuel ed Eltahir hanno scoperto che questa siccità prevista nella regione mediterranea «E’ il risultato della confluenza di due diversi effetti di un clima caldo: un cambiamento nella dinamica della circolazione dell’atmosfera superiore e una riduzione della differenza di temperatura tra terra e mare. Nessuno dei due fattori sarebbe di per sé sufficiente a giustificare la riduzione anomala delle precipitazioni, ma in combinazione i due fenomeni possono spiegare pienamente l’esclusivo andamento di essiccazione osservato nei modelli».

Il primo effetto è un fenomeno su larga scala, correlato a potenti venti ad alta quota, il midlatitude jet stream, che in Europa e nel Nord America determinano un forte e costante andamento meteorologico da ovest a est. Tuel dice che «I modelli mostrano che Una delle cose forti che accadono con i cambiamenti climatici è che, aumentando la temperatura globale, aumenterà la forza di questi midlatitude jet stream».

Ma nell’emisfero settentrionale questi venti incontrano ostacoli come le Montagne Rocciose, le Alpi e l’Himalaya, che collettivamente trasformano in una sorta di onda questa circolazione costante, con il conseguente alternarsi di zone di alta e bassa pressione. L’alta pressione è associata all’aria pulita e asciutta e la bassa pressione all’aria più umida e ai sistemi temporaleschi. Ma quando l’aria si riscalda, questo schema dell’onda viene alterato.

Tuel spiega ancora «Sta accadendo che l’area geografica dove si trova il Mediterraneo e dove si trovano le montagne influisce sul modello del flusso d’aria in alto nell’atmosfera in modo che crea un’area ad alta pressione sul Mediterraneo. Quell’area di alta pressione crea una zona asciutta con scarse precipitazioni.

Tuttavia, tale effetto da solo non può giustificare la prevista essiccazione del Mediterraneo. Questo richiede l’aggiunta di un secondo meccanismo, la riduzione della differenza di temperatura tra terra e mare. Anche questa differenza, che aiuta i venti a soffiare, sarà notevolmente ridotta dai cambiamenti climatici, perché la terra si sta riscaldando molto più velocemente dei mari. Quel che è veramente diverso nel Mediterraneo rispetto ad altre regioni è la geografia. Fondamentalmente, abbiamo un grande mare racchiuso da continenti, cosa che in realtà non si verifica in nessun’altra parte del mondo.  Mentre i modelli mostrano che le masse circostanti si scalderanno  da 3 a 4 gradi Celsius nel prossimo secolo, il mare stesso si scalderà solo di circa 2 gradi. Fondamentalmente, con il tempo, la differenza tra l’acqua e la terra diventerà più piccola».

Il che, a sua volta, amplifica il differenziale di pressione, aumentando l’area di alta pressione che determina un modello di circolazione in senso orario dei venti che soffiano sul bacino del Mediterraneo e, a causa delle specificità della topografia locale, le proiezioni mostrano che «Le due aree più colpite dalla tendenza all’essiccamento saranno l’Africa nord-occidentale, tra cui il Marocco, e la regione del Mediterraneo orientale, tra cui la Turchia e il Levante. Un trend che non è solo una proiezione, ma è già diventato evidente nelle recenti tendenze climatiche in Medio Oriente e Nord Africa occidentale».

Eltahir  conferma: «Queste sono aree in cui rileviamo già un calo delle precipitazioni. E’ possibile che queste diminuzioni delle piogge in una regione già arida possano persino aver contribuito ai disordini politici nella regione. Grazie alla documentazione osservata delle precipitazioni, abbiamo documentato che questa area orientale ha già subito un significativo calo delle precipitazioni. Il fatto che i processi fisici sottostanti siano ora compresi aiuterà a garantire che queste proiezioni debbano essere prese sul serio dai pianificatori della regione. Fornirà una sicurezza molto maggiore, consentendo loro di comprendere i meccanismi esatti con cui avverrà quel cambiamento».

Eltahir ha lavorato con agenzie governative del Marocco per aiutarle a tradurre queste informazioni in una pianificazione concreta: «Stiamo cercando di prendere queste proiezioni e vedere quali sarebbero gli impatti sulla disponibilità di acqua. Questo avrà potenzialmente un grande impatto sul modo in cui il Marocco pianifica le sue risorse idriche e anche su come potrebbero sviluppare tecnologie che potrebbero aiutarli ad alleviare tali impatti attraverso una migliore gestione dell’acqua su scala di campo, o forse attraverso un’agricoltura di precisione che utilizzi tecnologie più avanzate».