Nella regione a più alta desertificazione del Paese la crisi climatica è anche questo

Palermo, bomba d’acqua imprevista ma la città è tra le più colpite in Italia dal meteo estremo

Legambiente: «Nel 2019 la nostra città è stata colpita da 12 eventi meteorologici estremi come allagamenti da piogge intense e trombe d’aria»

[16 Luglio 2020]

A Palermo, capoluogo della Regione a più alto rischio desertificazione d’Italia – già oggi oltre il 70% del territorio siciliano risulta minacciato –, ieri la crisi climatica in corso ha scaricato una bomba d’acqua che ha gettato nel caos la città, tanto che ad oggi non è ancora chiaro se abbia provocato vittime o meno.

Come dichiara il sindaco Leoluca Orlando «oltre un metro di pioggia è caduta a Palermo in meno di 2 ore. La pioggia più violenta nella storia della città almeno dal 1790 (i dati pluviometrici palermitani sono disponibili dal 1797, ndr), pari a quella che cade in un anno. Una pioggia che nessuno, nemmeno i metereologi che curano le previsioni nazionali, aveva previsto, tanto che nessuna allerta di Protezione Civile era stato emanata per la nostra città. Se l’allerta fosse stata diramata, sarebbero state attivate le procedure ordinarie che, pur nella straordinarietà degli eventi, avrebbero potuto mitigare i rischi. Ma non è il momento della polemica che lascio ad altri. In queste momenti tutta la macchina comunale è impegnata per affrontare questa emergenza non annunciata al massimo dell’impegno e della professionalità mentre attendiamo con apprensione che i vigili del fuoco ci diano notizie sulle persone che ancora al momento risultano disperse e siamo vicini ai loro familiari».

Sono state decine le auto travolte dalla bomba d’acqua o rimaste intrappolate nei sottopassaggi di Palermo, molte abbandonate in strada da passeggeri fuggiti a nuoto. Non ci sarebbero però corpi nel sottopasso di via Leonardo da Vinci, dove ieri si parlava di due decessi; le macchine, come riferisce all’Ansa il capo della Protezione civile regionale Salvo Cocina, sono state tutte rimosse tranne una, e continua la ricerca di eventuali dispersi.

«Quanto è avvenuto – aggiunge il sindaco di Palermo – deve spingerci ancora di più ad una profonda riflessione e a fare nostra le parole del nostro arcivescovo sul modello di sviluppo che sempre più sta alterando il rapporto fra l’uomo e l’ambiente e il clima del nostro pianeta».

Come (dovrebbe essere) noto, infatti, la crisi climatica si sta abbattendo con forza sull’Italia: il nostro Paese oggi si surriscalda più velocemente della media globale, con il termometro che è arrivato nel 2019 a +1,56°C rispetto al valore climatologico di riferimento 1961-1990. Ma l’aumento rispetto al periodo 1880-1909 è pari circa a 2,5°C, più del doppio del valore medio del riscaldamento globale.

Tutto questo porta a un aumento di eventi meteorologici estremi come testimonia purtroppo vividamente la Sicilia, che oscilla tra desertificazione e bombe d’acqua. «Di fronte a un clima che cambia – osservano nel merito da Legambiente – le aspettative non possono che essere di una crescita negli eventi meteorologici estremi con relativi danni gravi e diffusi. Come riporta Il Clima è già cambiato di Legambiente, nel 2019 la nostra città è stata colpita da 12 eventi meteorologici estremi come allagamenti da piogge intense e trombe d’aria, mentre a livello nazionale ci sono stati 157 eventi estremi come nubifragi, frane, siccità e trombe d’aria che hanno causato la morte di 42 persone, 10 in più rispetto all’anno precedente».

Di fronte a questi numeri, probabilmente sarebbe stato possibile fare di più per limitare i danni dell’ennesima bomba d’acqua che ha colpito Palermo. « Al nostro sindaco che ha dichiarato che l’alluvione di ieri non fosse prevedibile, ricordiamo – aggiungono i presidenti dei circoli palermitani del Cigno verde – come nel dossier Legambiente avesse già inserito Palermo nella triste top 5 dei Comuni italiani più colpiti e la città non è nuova all’emersione di criticità derivate anche da una carenza di interventi strutturali: i gravi danni di ieri mostrano quanto sia urgente rendere la nostra città resiliente agli eventi meteorologici estremi, come richiede anche uno dei fondamentali articoli dell’Accordo di Parigi».

Del resto, le lacune si sprecano anche a livello nazionale. A fine 2019 la Camera ha approvato una mozione sull’emergenza climatica, cui è seguita un mese fa un’azione simile da parte del Senato, ma oltre a dichiarare l’emergenza non si fa molto altro per contrastarla: il Piano nazionale di adattamento ai  cambiamenti climatici è chiuso in un cassetto sotto forma di bozza dal 2017, mentre il Piano nazionale integrato energia e clima (Pniec) ufficializzato a gennaio 2020 dovrà già essere rivisto di fronte alle più ampie ambizioni europee.

L. A.