Pakistan: scongiurare la seconda ondata di morte

Oms: «A meno che non affrontiamo la minaccia esistenziale del cambiamento climatico, risponderemo sempre più spesso a emergenze come questa e peggiori»

[5 Ottobre 2022]

Il rapporto “2022 Floods response plan  01 SEP 2022 – 31 MAY 2023 Issued Pakistan” dell’United Nations  Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA) ricorda che «In Pakistan, dal giugno 2022, le forti piogge e una combinazione di improvvise inondazioni fluviali urbane hanno portato a un disastro climatico senza precedenti, causando vittime diffuse, uccidendo il bestiame e danneggiando e distruggendo le infrastrutture pubbliche e private in tutto il Paese. Le frane e le inondazioni provocate dalla pioggia hanno anche danneggiato i terreni agricoli e le foreste, con un impatto sugli ecosistemi locali. A livello nazionale, 84 distretti sono stati dichiarati come “colpiti dalla calamità” dal governo del Pakistan, principalmente in Belucistan (32 distretti), Sindh (23 distretti) e Khyber Pakhtunkhwa (17 distretti). Circa 33 milioni di persone sono state colpite dalle forti piogge e dalle inondazioni, inclusi almeno 7,9 milioni di sfollati, di cui circa 598.000 vivono nei campi di soccorso. Si stima che quasi 800.000 rifugiati siano ospitati in più di 40 distretti notificati per calamità, tra cui oltre 175.600 donne, 194.000 ragazze e 206.000 ragazzi. Due distretti ospitano quasi la metà di questa popolazione di rifugiati: Peshawar nel Khyber Pakhtunkhwa e Quetta nel Belucistan».

Le agenzie umanitarie Onu che operano in Pakistan hanno aumentato la loro richiesta di finanziamento da 160 a 816 milioni di euro e, p resentando il rapporto OCHA, il coordinatore umanitario per il Pakistan, Julien Harneis, ha avvertito che quella in atto «E’ una seconda ondata di morte e distruzione. Se l’assistenza non arriverà prestissimo, ci sarà un aumento della morbilità infantile, focolai di malattie come la malaria, la febbre dengue e un aumento della malnutrizione. Il governo ha bisogno di sostegno per rafforzare i servizi sanitari, nutrizionali, idrici e sanitari nelle aree colpite del Paese. Abbiamo bisogno di tutti questi fondi e ne abbiamo bisogno rapidamente. Una conferenza internazionale di sostegno si terrà entro la fine dell’anno per cercare maggiori finanziamenti per la ricostruzione e la riabilitazione».

E’ molto preoccupato anche il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesus che ha sottolineato che «Circa il 10% delle strutture sanitarie è stato danneggiato dalle inondazioni. La perdita di oltre 1.500 persone è tragica, tuttavia è anche degno di nota che molte altre non siano morte. Questo è dovuto a decisive azioni di allerta precoce e di risposta immediata intraprese dal governo e dalle comunità locali. Il governo pakistano è comprensibilmente sopraffatto e ha bisogno del nostro sostegno. L’acqua ha smesso di salire, ma il pericolo no. Siamo sull’orlo di un disastro di salute pubblica: Ogni giorno nelle zone colpite dalle inondazioni  partoriscono più di 2.000 donne, per lo più in condizioni pericolose. Molte più vite di quelle perse nelle inondazioni potrebbero andare perse nelle prossime settimane se non mobilitiamo un maggiore sostegno al Pakistan. Chiediamo un approccio integrato da parte della comunità umanitaria internazionale, che ponga meno enfasi sul lavoro di ogni agenzia e di più sui bisogni delle persone. E’ anche importante ricordare che, a meno che non affrontiamo la minaccia esistenziale del cambiamento climatico, risponderemo sempre più spesso a emergenze come questa e peggiori».

Secondo la National Disaster Management Authority (NDMA), «Tra il 14 giugno e il 28 settembre più di 1.600 persone sono state uccise e oltre 12.800 sono rimaste ferite a causa delle forti piogge e delle inondazioni, tra cui 333 donne e 615 bambini uccisi e 3.452 donne e 4.006 bambini feriti. Un terzo di tutti i decessi e i feriti registrati sono bambini, mentre quasi la metà di tutti i decessi e il 66% di tutti i feriti sono stati registrati nel Sindh. Il Belucistan e il Khyber Pakhtunkhwa hanno riportato ciascuno circa il 19% di tutti i decessi registrati, mentre il Punjab ha riportato il 30% di tutti i feriti».

Il rapporto OCHA rivela che «Più di 2 milioni di case sono state colpite, di cui oltre 767.000 distrutte e quasi 1,3 milioni di case danneggiate. L’89% di questo si trova nel Sindh, dove oltre 683.000 case sono state distrutte e oltre 1,1 milioni di case sono state danneggiate. Il Sindh contiene anche il 64% degli oltre 13.000 chilometri di strade e il 40% dei 410 ponti danneggiati o distrutti a livello nazionale. Il danno alle infrastrutture pubbliche è il secondo più alto in Belucistan e Khyber Pakhtunkhwa, con il Belucistan che ha subito il 17% dei danni stradali totali registrati e Khyber Pakhtunkhwa che ha registrato il 12% di tutti i danni stradali e il 26% di tutti i ponti danneggiati e distrutti. Questo impatto sulle infrastrutture di trasporto critiche ha inibito la capacità delle persone che desiderano allontanarsi di raggiungere aree più sicure. Secondo quanto riferito, sono stati uccisi più di 1,1 milioni di capi di bestiame, inclusi circa 500.000 capi di bestiame in Belucistan, oltre 428.000 capi di bestiame in Sindh e oltre 205.100 capi di bestiame in Punjab. La FAO stima che circa 9,4 milioni di acri di superficie coltivata in Pakistan sono stati potenzialmente inondati ad agosto, di cui 4,8 milioni di acri si trovano nel Sindh, 2,7 milioni di acri nel Punjab, 1,2 milioni di acri nel Belucistan e 714.000 acri nel Khyber Pakhtunkhwa. Danni ai terreni agricoli possono essere presenti anche in aree che non sono state inondate ad agosto, a causa delle forti piogge e delle inondazioni improvvise. E’ probabile che anche foreste, zone umide e altri sistemi naturali siano stati colpiti e grandi quantità di detriti sono state generate dalla distruzione causata da inondazioni improvvise e smottamenti. Oltre ad essere una fonte di cibo, molte famiglie fanno affidamento sull’agricoltura e sul bestiame per il proprio sostentamento, con il bestiame che spesso funge anche da garanzia per i prestiti, anche per finanziare l’acquisto di sementi per la semina. La perdita di capi di bestiame e i diffusi danni alle colture presentano quindi notevoli ripercussioni economiche e di sicurezza alimentare».

Stime preliminari della Banca Mondiale suggeriscono che «Come diretta conseguenza delle inondazioni, il tasso di povertà nazionale potrebbe potenzialmente aumentare di 4,5 – 7,0 punti percentuali, spingendo tra 9,9 e 15,4 milioni di persone nella povertà e intensificando la profondità e la gravità della povertà per le famiglie già povere. Le donne sono particolarmente vulnerabili alla povertà, con solo il 22,6% delle donne in Pakistan attive nel mercato del lavoro e il reddito di una donna media in Pakistan circa il 16% di quello di un uomo medio».

Belucistan, Sindh, Punjab e Khyber Pakhtunkhwa hanno tutti sperimentato inondazioni improvvise che hanno causato gravi danni, con il Sindh che è stata la provincia più colpita. Le precipitazioni sono diminuite dall’inizio di settembre e dal 26 settembre la Flood Forecasting Division (FFD) del Pakistan Meteorological Department (PMD) indica che tutti i fiumi in Pakistan sono tornati ai livelli di portata normali. Ma, secondo l’United Nations Satellite Centre (UNOSAT), che ha confrontato la settimana dal 15 al 21 settembre con la settimana precedente, «Il distretto di Tharparkar nel Sindh e il distretto di Sialkot nel Punjab continuano a essere interessati dall’aumento delle acque alluvionali. Il livello dell’acqua in altre aree rimane stagnante o diminuisce gradualmente». A livello nazionale, le valutazioni dell’UNOSAT indicano che «L’estensione complessiva delle inondazioni sta diminuendo, con circa 75.000 km2 di terreno che sembrano essere interessati dalle inondazioni ad agosto rispetto ai circa 46.000 km2 nella settimana fino al 21 settembre.
Il dipartimento di irrigazione del governo del Sindh prevede che l’acqua si sarà ritirata dalla maggior parte dei distretti della provincia entro dicembre, mentre Dadu e Jamshoro dovrebbero rimanere almeno parzialmente allagati fino alla fine dell’anno».

Il rapprto OCHA evidenzia che «L’andamento delle precipitazioni a partire da giugno si discosta dal consueto andamento stagionale, cadendo su aree solitamente non interessate dal monsone annuale. Il Pakistan meridionale e centrale sono stati i più colpiti, con il Sindh che ha subito 8,3 volte e il Belucistan 6,9 volte le rispettive precipitazioni medie. Un anno fa, entrambe queste province stavano attraversando condizioni di siccità da moderate a gravi, con condizioni di siccità da lievi a moderate persistenti nelle aree sud-occidentali del Belucistan e del Sindh meridionale fino all’inizio di questo monsone. Le bombe d’acqua persistenti più violente di questo monsone si sono verificati ad agosto, che è stato l’agosto più piovoso in Pakistan in oltre 60 anni, registrando 3,4 volte più pioggia della media nazionale». Secondo il Global Climate Risk Index 2021 e Climate Watch, nonostante la sua impronta di carbonio molto bassa, il Pakistan è a livello globale uno dei 10 Paesi più colpiti da eventi meteorologici estremi. Come evidenziato nella National Climate Change Policy del Pakistan pubblicata nel 2021, «Gli effetti del cambiamento climatico globale in Pakistan sono già evidenti attraverso lo scioglimento e il ritiro dei ghiacciai; aumento della frequenza di siccità, inondazioni e comportamento meteorologico irregolare; cambiamenti nei modelli agricoli; riduzione dell’approvvigionamento di acqua dolce; perdita di biodiversità; e aumento della formazione e sfogo di laghi glaciali. perdita di biodiversità; e aumento della formazione e sfogo di laghi glaciali. perdita di biodiversità; e aumento della formazione e tracimazione di laghi glaciali».

Durante la sua visita in Pakistan a settembre, il segretario generale dellOnu, António Guterres ha detto: «Non ho mai visto una carneficina climatica di tale portata» e ha sollecitato un sostegno finanziario massiccio e urgente al Pakistan. L’OCHA rilancia: «Gli sforzi nazionali per sostenere le persone colpite da questo disastro climatico richiedono un’effettiva solidarietà internazionale e una giustizia climatica efficace, attraverso la mobilitazione del sostegno per i soccorsi, la riabilitazione e la ricostruzione e attraverso un’azione per il clima concreta ed equa».