Nuovo rapporto Ipcc, Wwf, Greenpeace e Legambiente: momento decisivo per l’umanità

Agire urgentemente. L'obiettivo di limitare l’innalzamento delle temperature a 1,5° C si può raggiungere

[9 Agosto 2021]

Secondo l’ultimo e tanto atteso rapporto “Climate Change 2021: The Physical Science”  dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato oggi, «Il cambiamento climatico è diffuso, rapido e in aumento e alcune tendenze sono ora irreversibili, almeno nell’attuale periodo di tempo. Il cambiamento climatico indotto dall’uomo sta già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo. Gli scienziati stanno anche osservando i cambiamenti nell’intero sistema climatico terrestre; nell’atmosfera, negli oceani, nei banchi di ghiaccio e sulla terraferma.

Molti di questi cambiamenti sono senza precedenti e alcuni dei cambiamenti sono in atto ora, mentre alcuni – come il continuo innalzamento del livello del mare – sono già “irreversibili” da secoli a millenni».

Il Wwf sottolinea che «Il rapporto ci pone davanti alla scelta di perseguire seriamente l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5° C, definendo in modo molto dettagliato il futuro che avremo se oggi faremo le scelte sbagliate. Il rapporto conferma che gli esseri umani hanno alterato irreversibilmente il clima del pianeta, ma l’opportunità di invertire la rotta, anche se si va assottigliando man mano che passano gli anni, è ancora possibile se un’azione urgente e forte per ridurre drasticamente le emissioni di anidride carbonica e proteggere e ripristinare la natura verrà intrapresa immediatamente.  Stiamo già vedendo gli impatti negativi del cambiamento climatico con un riscaldamento globale di circa 1,1°C sopra i livelli preindustriali: il rapporto IPCC sottolinea che la finestra di opportunità per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5°C oltre i livelli preindustriali – l’obiettivo più ambizioso dell’Accordo di Parigi – si sta rapidamente chiudendo, e che ogni frazione di grado conta nel nostro sforzo globale per prevenire gli impatti più catastrofici su persone e natura. Tra l’altro, l’Europa, con altre regioni del mondo, risentirebbero moltissimo di un incremento della temperatura superiore a 1,5°C.  Inoltre, secondo il Report occorre stabilire un budget di carbonio, cioè un limite al carbonio che si può emettere, se si vuole davvero limitare il riscaldamento globale».

Stephen Cornelius, responsabile IPCC per il Wwf International ha commentato «Questa è una valutazione cruda del futuro spaventoso che ci aspetta se non agiamo. Con il mondo sull’orlo di un danno irreversibile, ogni frazione di grado di riscaldamento conta per limitare i pericoli del cambiamento climatico. E’ chiaro che mantenere il riscaldamento globale a 1,5°C è estremamente impegnativo e può essere fatto solo se si intraprende un’azione urgente a livello globale per ridurre drasticamente le emissioni di gas serra e proteggere e ripristinare la natura».

Secondo Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, «Il rapporto del Gruppo di Lavoro I dell’IPCC arriva in un momento importante in vista della COP26 e mette dei punti fermi da cui i negoziatori devono partire: la certezza della portata della crisi climatica e della responsabilità dell’umanità nel determinarla (definita “incontrovertibile”) inclusi quindi gli eventi meteorologici estremi; la consapevolezza di quanto abbiamo cambiato il pianeta e che le cose continueranno a peggiorare a meno che non cambiamo immediatamente rotta. Ecco perché i leader mondiali devono usare ogni opportunità, specialmente il prossimo summit del G20 e la COP 26, per realizzare un’azione climatica che risponda all’ambizione necessaria per assicurare che l’obiettivo di 1,5˚C dell’accordo di Parigi non sfugga di mano.  Non agire subito e con determinazione, quello sì che porterebbe a un autentico bagno di sangue. Il Wwf auspica l’accordo dei leader su un percorso di cooperazione internazionale e di attuazione dell’azione climatica giusto ed equo per i paesi in via di sviluppo. Non possiamo permetterci che il futuro di miliardi di persone sia preso in ostaggio dall’ottuso interesse di pochi. I leader devono prestare attenzione alla scienza, perché il tempo sta per scadere. Vorremmo vedere finalmente capacità di guidare il cambiamento a livello globale e a livello nazionale, la salvaguardia del clima e degli ecosistemi da cui dipendono moltissime specie, e sicuramente quella umana, devono diventare la base su cui fondare prosperità ed equità, non un fardello di cui si parla sì, ma che poi si accantona nei momenti delle scelte che contano davvero».

Kaisa Kosonen, Senior Political Advisor di Greenpeace Nordic, evidenzia che «Mentre i governi procedono a rilento nella riduzione delle emissioni, la crisi climatica sta già colpendo molte comunità con incendi, inondazioni estreme e siccità. Siamo in corsa contro il tempo, e l’IPCC ha appena rafforzato ulteriormente la connessione tra le emissioni di gas serra e l’intensificazione degli eventi climatici estremi. Se i governi non riusciranno a migliorare in modo significativo gli attuali e assolutamente insufficienti obiettivi di riduzione delle emissioni al 2030, l’umanità intera potrebbe perdere questa sfida. Non lasceremo che questo rapporto venga oscurato da ulteriore inazione. Lo porteremo con noi nei tribunali. Rafforzando ulteriormente l’evidenza scientifica tra le emissioni prodotte dal genere umano e gli eventi climatici estremi, l’IPCC ha fornito nuovi e potenti mezzi, a tutti e ovunque, per ritenere l’industria dei combustibili fossili e i governi direttamente responsabili dell’emergenza climatica in corso. Basta guardare la recente vittoria in tribunale contro la Shell per rendersi conto di quanto possa essere potente la scienza dell’IPCC».

Per Greenpeace «Questo è un momento decisivo per le sorti dell’umanità e bisogna agire in modo commisurato all’emergenza che stiamo vivendo. Gli eventi meteorologici estremi alimentati dalle emissioni di gas serra sono più feroci che mai, ma allo stesso tempo si stanno facendo passi avanti nelle soluzioni. È dunque il momento di essere coraggiosi e pensare in grande. Per l’organizzazione ambientalista è necessario accelerare la transizione verde, garantendo giustizia e protezione alle comunità e alle persone che pagano i costi più alti per l’inazione climatica».

Luca Iacoboni, responsabile energia e clima di Greenpeace Italia, ricorda che «Quest’anno l’Italia giocherà un ruolo decisivo perché ha la presidenza del G20 e la vice presidenza della COP26, ma purtroppo anche questo governo sta dimostrando di fare gli interessi delle aziende dei combustibili fossili, prima tra tutte ENI, e non quelli delle cittadine e dei cittadini italiani», «Continuare a promuovere energie inquinanti come il gas, insieme a false soluzioni come l’idrogeno blu ricavato da fonti fossili, significa restare dalla parte sbagliata della storia. Soluzioni alternative esistono e sono anche economicamente convenienti. Il solare e l’eolico, ad esempio, sono oggi il modo più economico per produrre nuova energia in gran parte del mondo, la mobilità a zero emissioni è una realtà, e perfino la finanza sta facendo passi avanti per abbandonare il carbone e le altre fonti fossili. Un mondo libero dai combustibili fossili è possibile, a mancare finora è stata solo la volontà politica».

Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente, conclude: «Il nuovo rapporto dell’IPCC presentato oggi conferma come l’emergenza climatica stia diventando sempre più grave. Come evidenzia il rapporto siamo vicini a un punto di non ritorno, ma ancora in tempo per contenere la temperatura media globale entro la soglia critica di 1.5°C. Gli anni da qui al 2030 saranno cruciali. Per questo è urgente accelerare il passo nella lotta alla crisi climatica e dare gambe alla transizione ecologica ed energetica chiesta a gran voce e più volte dall’Europa. Non c’è più tempo da perdere, siamo in codice rosso, e per curare il Pianeta servono interventi concreti e coraggiosi non più rimandabili. Oltre ad un impegno internazionale tra i diversi Paesi, è importante che ogni Stato faccia la sua parte soprattutto a livello nazionale a partire dagli impegni presi con l’Accordo di Parigi. Per questo chiediamo al Governo Italiano di varare al più presto un Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC) più ambizioso e in linea con la soglia critica di 1.5°C, che per il nostro paese significa una riduzione delle emissioni climalteranti di almeno il 65% entro il 2030, e di approvare in tempi rapidi il piano per l’adattamento climatico. La nostra Penisola continua ad essere l’unico grande Paese europeo a non averlo, rincorrendo così le emergenze senza una strategia chiara di prevenzione. I fatti di cronaca di queste settimane, legati all’emergenza climatica che stiamo vivendo, ci raccontano nuovamente quanto il clima sia già cambiato con eventi estremi – bombe d’acque, ondate di calore, grandinate ecc – che ormai sono all’ordine del giorno e in forte aumento, colpendo soprattutto le aree urbane e causando danni ai territori, alle città ed alla salute dei cittadini. E’ ora il tempo delle azioni mettendo in campo politiche adeguate allo scenario che il climate change già ci impone».