Nuovo rapporto Ipcc: la posta in gioco non è mai stata così alta (VIDEO)

In discussione a Berlino il rapporto su impatti, adattamento e vulnerabilità ai cambiamenti climatici

[15 Febbraio 2022]

E’ iniziato ieri a Berlino – e durerà fino al 25 febbraio – il meeting virtuale e in presenza dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) sul contributo del Working Group II alla seconda parte del Sixth Assessment Report che «Integra più fortemente le scienze naturali, sociali ed economiche, mettendo in evidenza il ruolo della giustizia sociale e diverse forme di conoscenza come la conoscenza indigena e locale. Riflette anche la crescente importanza di un’azione urgente e immediata per affrontare i rischi climatici. Il rapporto apporta maggiori conoscenze a livello locale e regionale e collegamenti tra biodiversità e cambiamento climatico».

Il rapporto preparato dal del Working Group II  dell’IPCC si basa sul contributo del Working Group I al Sixth Assessment Report pubblicato nell’agosto 2021 che ha dimostrato che il cambiamento climatico è diffuso, rapido e si sta intensificando e il meeting di Berlino esamina la sintesi per i responsabili politici del rapporto, approvandola, integrandola ed emendandola riga per riga attraverso un confronto tra i rappresentanti dei governi e gli autori del rapporto. La sessione si concluderà con l’accettazione della valutazione tecnico-scientifica alla base del rapporto, quindi la 55esima Sessione dell’IPCC adotterà il lavoro del Working Group II, accettando così formalmente l’intero rapporto.

Aprendo il meeting virtuale, il il presidente dell’IPCC, Hoesung Lee, ha spiegato che «Questa è la fase finale di un rigoroso e meticoloso processo di revisione del rapporto che valuta gli impatti, l’adattamento e la vulnerabilità ai cambiamenti climatici, integrato tra le discipline scientifiche comprensive di diverse forme di conoscenza. Nelle prossime due settimane, i governi e gli scienziati esamineranno insieme il Riassunto per i responsabili politici riga per riga. Collettivamente, forniranno un riepilogo solido, testato e solido. I suoi risultati saranno di fondamentale importanza per i responsabili politici di tutto il mondo. Non ho dubbi che vedremo un lavoro costruttivo e collaborativo nelle prossime due settimane mentre lavoreremo lungo tutti i fusi orari per fornire questo rapporto».

La plenaria di approvazione è il culmine di un rigoroso processo di redazione e revisione che avviene con tutti i rapporti dell’IPCC. Esperti provenienti da tutto il mondo hanno fornito oltre 16.000 commenti sulla prima bozza del rapporto. Esperti e governi hanno fornito più di 40.000 commenti sulla seconda bozza del rapporto completo e sulla prima bozza della Sintesi per i responsabili politici. La revisione finale del governo della Sintesi per i responsabili politici ha ricevuto circa 5.700 commenti. Il rapporto del Working Group II  fa riferimento a oltre 34.000 articoli scientifici. Il contributo del Working Group III al Sixth Assessment Report e al rapporto di sintesi conclusivo dovrebbe essere pronti rispettivamente all’inizio di aprile e settembre 2022.

Aprendo la 55esima sessione dell’IPCC e la 12esima sessione del Working Group II, Lee ha evidenziato che «Il sesto ciclo di valutazione è stato il più ambizioso nella storia dell’IPCC. Abbiamo già presentato tre rapporti speciali, un rapporto sulla metodologia e il rapporto del Working Group I. E siamo sulla buona strada per consegnare  i tre contributi rimanenti: vale a dire, il rapporto del Working Group I, il rapporto del Working Group III poco dopo e il rapporto di sintesi entro la fine dell’anno, portando così il Sixth Assessment Report a una conclusione positiva. Questo ciclo di valutazione si svolge anche in circostanze impreviste e difficili. A settembre 2017, quando l’IPCC ha approvato gli schemi per il rapporto del Working Group II, non ci aspettavamo che la pandemia di CovidD-19 avrebbe inghiottito l’intero pianeta.  La pandemia mortale ha portato sfide senza precedenti al nostro lavoro, ma grazie a tutti voi – scienziati, governi e osservatori – abbiamo consegnato i nostri rapporti in modo tempestivo.  Ci siamo incontrati lo scorso agosto per approvare il primo contributo al Sixth Assessment Report – le basi della scienza fisica per i cambiamenti climatici – e desideriamo ringraziarvi tutti per la collaborazione e il duro lavoro. Oggi vi incoraggio a costruire su questo successo. La necessità della rapporto del Working Group II non è mai stata così grande. Perché la posta in gioco non è mai stata così alta».

Intervenendo al meeting di Berlino, il segretario generale della World meteorological organization (WMO), Petteri Taalas ha sottolineato che « Il rapporto del Working Group I, incentrato sulla scienza fisica dei cambiamenti climatici, ha influenzato il lavoro della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Glasgow, COP26 , lo scorso anno. Durante la COP26 non c’era un solo capo di Stato che mettesse in dubbio i fatti scientifici. Il messaggio era arrivato ed è stato ascoltato. Il messaggio della comunità dei fisici che emerge dai rapporti precedenti è molto chiaro: quel che abbiamo visto accadere finora e ciò che si prevede accadrà nei prossimi decenni e secoli, soprattutto quando si tratta dello scioglimento dei ghiacciai e dell’innalzamento del livello del mare, purtroppo durerà molto più a lungo di quanto stimato in precedenza. Gli impatti dei cambiamenti climatici sono già molto visibili. Li abbiamo visti accadere in tutto il mondo. Le aree particolarmente vulnerabili del mondo includono l’Africa, l’Asia meridionale e le isole del Pacifico».

Taalas ha fatto un paragone con lo sport: «Attualmente, ci sono i Giochi Olimpici Invernali in Cina dove abbiamo atleti con prestazioni elevate. Se gli dai sostanze dopanti, si comportano in modo ancora più efficace. Questo è quel che abbiamo fatto all’atmosfera. Abbiamo drogato l’atmosfera. Il nostro doping è stato l’uso di combustibili fossili e ciò ha già portato a un aumento dei disastri e del loro impatto umano ed economico e dell’impatto sulla biosfera. La WMO ha pubblicato l’anno scorso un rapporto sulle statistiche dei disastri negli ultimi 50 anni e abbiamo dimostrato che 4,5 miliardi di abitanti di questo pianeta hanno subito un grave disastro meteorologico negli ultimi 20 anni. C’è stato un calo delle vittime grazie al miglioramento dei servizi di allerta precoce, ma abbiamo assistito a un drammatico aumento delle perdite economiche. Solo una settimana fa, in Madagascar, il ciclone mortale Batisirai era una tempesta di categoria 4 e ha avuto gravi ripercussioni sull’economia e sul benessere umano. Dobbiamo stare attenti a come comunichiamo questi fatti. Dobbiamo separare gli impatti dalla variabilità naturale dagli impatti dei cambiamenti climatici».

Per non molto, dopo Parigi 2015, si è pensato che un innalzamento di 2° C  della temperatura globale fosse un obiettivo climatico sufficientemente ambizioso, ma poi l’Unfccc ha avvertito che già più 1,5° C sarebbero un “un punto di non ritorno” e Taalas evidenzia: «Dopodiché, 1,5° C è diventato il risultato desiderato per il lavoro di mitigazione del clima per i prossimi anni. Tuttavia, nonostante la COP26 sia stata la seconda conferenza di maggior successo dopo Parigi, l’obiettivo di 1,5° C è vivo a malapena. Il lavoro deve continuare. La tendenza crescente all’innalzamento del livello del mare, allo scioglimento dei ghiacciai e ai continui disastri, sottolineano l’importanza. Gli impatti dei cambiamenti climatici sono legati all’economia, alla sicurezza alimentare, alle infrastrutture, alla biosfera e alla salute. Dobbiamo adattarci al cambiamento climatico che  significa siccità, inondazioni, tempeste tropicali, ondate di caldo, penuria d’acqua, inondazioni costiere. Entro la fine dell’anno, la COP27 si svolgerà a Sharm-el-Sheik, in Egitto, seguita l’anno prossimo dalla COP28 negli Emirati Arabi Uniti. Speriamo di sentire maggiori impegni a quelle conferenze. Stiamo lavorando per un tale obiettivo. La prossima COP avrà un sapore più africano. E’ il continente più vulnerabile. I grandi gap dei Paesi africani e delle isole caraibiche sono un ostacolo all’adattamento climatico, la WMO sta concentrando l’attenzione sui servizi di allerta precoce multi-rischio per prevedere l’impatto dei disastri» e ha richiamato l’attenzione di tutti su un nuovo meccanismo di finanziamento per migliorare i sistemi di osservazione, una nuova coalizione per l’acqua e il clima che presta attenzione alla carenza d’acqua e una partnership rafforzata con l’United Nations  Disaster Risk Reduction per realizzare un centro di eccellenza sui cambiamenti climatici e disastri.

WMO e United Nations environment programme sono co-sponsor dell’IPCC e la segretaria esecutiva dell’Unep,  Inger Andersen, ha ricordato che «Questo rapporto sugli impatti, l’adattamento e la vulnerabilità si integrerà maggiormente nelle scienze naturali, sociali ed economiche. Evidenzierà il ruolo della giustizia sociale e della conoscenza indigena. Rafforzerà la scienza sui legami tra perdita di biodiversità e cambiamento climatico. Una focalizzazione così ampia non fa che rendere il rapporto più pertinente. Sappiamo che il mondo ha ascoltato le prove scientifiche che avete presentato e presenterete. Ma riconoscere le prove è solo il primo passo. Sappiamo dall’Adaptation Gap Report 2021 dell’Unep che la crescita degli impatti climatici sta superando di gran lunga i nostri sforzi per adattarci ad essi. Abbiamo bisogno che nazioni, città, imprese, investitori e ogni attore trasformino questo passo in uno sprint se vogliamo mantenere gli 1,5 gradi a portata di mano e aiutare le comunità e le nazioni ad adattarsi agli impatti climatici. Quindi, l’IPCC, l’UNEP e altri devono continuare a portare il messaggio. Questo è qualcosa che faremo nel prossimo secondo segmento della quinta United Nations Environment Assembly (UNEA-5), dove punti all’ordine del giorno come un possibile accordo globale sull’inquinamento da plastica potrebbero fare una grande differenza per il cambiamento climatico. Sono sicura che farete lo stesso, informando la COP27 attraverso i rapporti del  Working Group II e attraverso il lavoro di sensibilizzazione che portate avanti. La conoscenza dell’impatto climatico, dell’adattamento e della vulnerabilità è essenziale per rafforzare l’azione internazionale per l’azione climatica, la natura e un pianeta libero dall’inquinamento, che è il tema centrale dell’UNEA 5.2. Quindi, questo rapporto sarà essenziale per aiutare i leader mondiali a dare forma alle risposte agli impatti climatici già in atto. Per aiutarli a prepararsi per gli impatti futuri. Per avvertire il mondo delle terribili conseguenze che porterebbe un’ulteriore inazione sulla riduzione delle emissioni. E, fondamentalmente, per affrontare l’ansia climatica che molte persone provano innescando una vera trasformazione sistemica che mantenga fresco il nostro pianeta».

La pensa così anche la ministra federale tedesca dell’Istruzione e della ricerca Bettina Stark-Watzinger che alla cerimonia di apertura ha dichiarato che «I rapporti dell’IPCC sono il nostro gold standard … facciamo tutti affidamento sulle informazioni contenute nei rapporti».

Però. la co-presidente del Working Group II, la scienziata sudafricana Debra Roberts, ha anticipato che le notizie non saranno buone: «Siamo preoccupati che il clima fisico intorno a noi stia cambiando. Ma la maggior parte delle persone comuni… vuole sapere: e allora? Cosa significa per le loro vite, le loro aspirazioni, il loro lavoro, le loro famiglie, i luoghi in cui vivono. Il rapporto presenta 7 capitoli regionali “su come i cambiamenti fisici nella vita delle persone cambiano”, e porrà una forte enfasi sulle città.

Per Teresa Anderson, responsabile giustizia climatica di ActionAid International, «E’ un segnale di avvertimento per il pianeta. Le prove orribili dell’IPCC dell’escalation degli impatti climatici sono destinate a mostrare un incubo dipinto nel linguaggio arido della scienza».

Senza entrare nei dettagli, il co-presidente del Working Group II, il tedesco Hans-Otto Poertner, ha affermato che «La scienza è chiara sul fatto che ci sono limiti, compresi i limiti di temperatura, a ciò che gli ecosistemi chiave, le specie e gli esseri umani possono resistere. E in alcuni luoghi, il riscaldamento è vicino a quei limiti e in alcuni casi, come la maggior parte delle barriere coralline del mondo, li ha persino superati. Stiamo perdendo spazi vitali per le specie e anche per noi stessi. Perché con il cambiamento climatico, alcune parti del pianeta diventerebbero inabitabili».

Il rapporto analizza anche i metodi per adattarsi a un mondo sempre più caldo, ma anche come alcune soluzioni tecnologiche potrebbero avere effetti collaterali indesiderati e Poertner ricorda che «In alcuni Paesi dell’emisfero settentrionale, si è pensato: “Oh, beh, se non possiamo controllare il cambiamento climatico, lo lasciamo fare e ci adattiamo ad esso. Quindi ci adattiamo agli impatti del cambiamento climatico”. E questo è certamente un approccio molto illusorio. Siamo vicini a “punti di non ritorno” e a un rischio di estinzione di massa come quello che ha eliminato i dinosauri della Terra».

Rachel Cleetus, dell’Union of Concerned Scientists, ha pochi dubbi: «Il prossimo rapporto dell’IPCC confermerà ciò che già sappiamo sul bilancio schiacciante di ondate di caldo, siccità, inondazioni, tempeste, incendi e acidificazione degli oceani per le persone e gli ecosistemi critici.Questa valutazione scientifica completa sottolineerà quanto potrebbe peggiorare la crisi climatica se non intraprendiamo un’azione globale audace».

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