Il capo dell’Onu: essenziale non finanziare il carbone e chiudere le centrali a carbone. Draghi vuole importare carbone e riaprire le centrali

Nuovo rapporto Ipcc, Guterres: «Atlante della sofferenza umana e atto d’accusa contro una leadership climatica fallimentare»

Greenpeace: «Non siamo preparati a quel che accadrà». Wwf: dall’IPCC un segnale urgente

[28 Febbraio 2022]

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres aveva definito il  primo rapporto, dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) pubblicato nell’agosto 2021 «Un  codice rosso per l’umanità», ma aveva aggiunto: «Se uniamo le forze ora, possiamo evitare la catastrofe climatica». Ora, commentando il rapporto consegnato oggi  dal Working Group II IPCC, e ancora più preoccupato: «Le prove dettagliate dall’IPCC sono diverse da qualsiasi cosa abbia mai visto. E’ un atlante della sofferenza umana e un atto d’accusa schiacciante contro una leadership climatica fallimentare. Di fatto, questo rapporto, che si concentra su impatti, adattamento e vulnerabilità, rivela come le persone, e il pianeta, vengono “picchiati” dai cambiamenti climatici. Ora, quasi la metà dell’umanità vive nella zona di pericolo. Ora, molti ecosistemi sono al punto di non ritorno. Ora, l’inquinamento da carbonio incontrollato sta costringendo i più vulnerabili del mondo a marciare verso la distruzione».

Il capo dell’Onu ha affermato che «I maggiori inquinatori del mondo sono colpevoli degli  incendi dolosi della nostra unica casa. Di fronte a tali terribili prove, è essenziale raggiungere l’obiettivo di limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi e la scienza mostra che richiederà al mondo di ridurre le emissioni del 45% entro il 2030 e di raggiungere le emissioni net zero entro il 2050. Ma secondo gli impegni attuali, le emissioni globali dovrebbero aumentare di quasi il 14% nel decennio in corso. Questo vuol dire catastrofe. Distruggerà ogni possibilità di mantenere in vita gli 1,5° C».

E, mentre ancora oggi il governo di quasi unità nazionale di Mario Draghi pensa di riattivare le centrali a carbone e di estrarre e impoertare più gas dall’Algeria, il segretario dell’Onu avverte che «Una delle verità fondamentali del rapporto è che il carbone e altri combustibili fossili stanno soffocando l’umanità» e per questo invita «Tutti i governi del G20 a rispettare i loro accordi per interrompere il finanziamento del carbone all’estero, e ora devono fare urgentemente lo stesso a casa e smantellare le loro flotte di centrali a carbone». Draghi va in direzione ostinata e contraria: è pronto a importare carbone – finanziando l’industria carbonifera – e a riaprire kle centrali a carbone che avevamo chiuso.

Ma Guterres se la prende anche con i giganti del petrolio e del gas e i loro finanziatori ed estimatori (compresa quasi tutta la classe politica italiana): «Non potete affermare di essere green mentre i vostri piani e progetti minano l’obiettivo net zero del 2050 e ignorano i principali tagli alle emissioni che devono verificarsi in questo decennio. La gente vede attraverso questa cortina fumogena. Invece di rallentare la decarbonizzazione dell’economia globale, ora è il momento di accelerare la transizione energetica verso un futuro di energia rinnovabile. I combustibili fossili un vicolo cieco per il nostro pianeta, per l’umanità e, sì, per le economie. Invito i Paesi sviluppati, le banche multilaterali di sviluppo, i finanziatori privati ​​e altri a formare coalizioni per aiutare le principali economie emergenti a porre fine all’uso del carbone».
Guterres punta tutto sulla faccia positiva del rapporto IPCC: l’adattamento climatico e fa notare che «Mentre gli impatti sul clima peggiorano – e lo faranno – aumentare gli investimenti sarà essenziale per la sopravvivenza. L’adattamento e la mitigazione devono essere perseguiti con uguale forza e urgenza. Ecco perché ho spinto per arrivare al 50% di tutti i finanziamenti climatici vadano all’adattamento. L’impegno di Glasgow sui finanziamenti per l’adattamento non è chiaramente sufficiente per affrontare le sfide che hanno davanti le nazioni in prima linea nella crisi climatica. Sto spingendo per rimuovere gli ostacoli che impediscono ai piccoli Stati insulari e ai Paesi meno sviluppati di ottenere i finanziamenti hanno un disperato bisogno di salvare vite e mezzi di sussistenza. Abbiamo bisogno di nuovi sistemi di ammissibilità per affrontare questa nuova realtà. Ritardo significa morte. Mi ispiro a tutti coloro che sono in prima linea nella battaglia per il clima che combattono con soluzioni,. So che ovunque le persone erano ansiose e arrabbiate. Lo sono anche io. Ora è il momento di trasformare la rabbia in azione. Ogni frazione di grado conta. Ogni voce può fare la differenza. E ogni secondo conta».

Secondo Kaisa Kosonen di Greenpeace Nordic il nuovo rapporto IPCC «E’ un’analisi dura, ma bisogna affrontare i fatti con onestà se vogliamo trovare soluzioni all’altezza della sfida che ci attende. Dobbiamo agire più rapidamente e con più coraggio, a tutti i livelli, e non lasciare indietro nessuno. I diritti e i bisogni delle comunità più vulnerabili devono essere posti al centro dell’azione climatica. È arrivato il momento di agire e restare uniti».

Greenpeace evidenzia che «Rispetto all’ultima valutazione dell’IPCC, il nuovo rapporto avverte che i rischi della crisi climatica si manifestano più in fretta e sono destinati a diventare più gravi prima del previsto. Secondo l’IPCC, nell’ultimo decennio la mortalità per inondazioni, siccità e tempeste è stata 15 volte più alta nelle regioni altamente vulnerabili rispetto alle regioni con una vulnerabilità minore. Il rapporto riconosce inoltre l’importanza cruciale di affrontare insieme la crisi climatica e quella ecologica, tra loro interconnesse. Solo proteggendo e ripristinando gli ecosistemi si può rafforzare la loro resilienza al riscaldamento globale, da cui dipende il benessere dell’umanità».

Per Alessandro Giannì, direttore delle campagne di Greenpeace Italia, «Questo rapporto è un avvertimento serio che si scontra con la finzione ecologica in voga in Italia. Le rinnovabili sono bloccate e si continua a puntare sul gas fossile, che oggi è la principale fonte di emissioni, o addirittura a ipotizzare di riaccendere le centrali a carbone. Una trappola che oggi garantisce extraprofitti ai giganti energetici come ENI, e un futuro pieno di pericoli per tutti noi. Dobbiamo abbandonare subito ogni investimento nei combustibili fossili e proteggere il 30 per cento degli ecosistemi terrestri e marini entro il 2030. Agire subito è vitale perché gli eventi climatici estremi impattano già anche il nostro territorio, come mostra la terribile siccità di questi mesi, mettendo a rischio l’agricoltura italiana. Che ai leader del mondo piaccia o no, questo rapporto definirà le future politiche climatiche. L’anno scorso, al vertice delle Nazioni Unite sul clima di Glasgow (COP26), i governi hanno ammesso di non fare abbastanza per limitare il riscaldamento entro la soglia di sicurezza di 1,5°C indicata dall’accordo di Parigi, accettando di rivedere gli obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni entro la fine del 2022. Al prossimo vertice sul clima (COP27), che si svolgerà in Egitto a fine anno, i governi saranno chiamati a rimediare al crescente divario tra le misure di adattamento, le perdite e i danni, e le profonde ingiustizie causate dalla crisi climatica, che l’IPCC ha evidenziato nel rapporto presentato oggi».

Anche secondo il Wwf, «I leader mondiali devono ascoltare i campanelli d’allarme e mantenere le loro promesse sul clima. Il rapporto “Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability”, mostra che il ritmo e la portata degli impatti climatici stanno rapidamente accelerando, portandosi dietro conseguenze devastanti e di gran lunga superando le azioni messe in campo per affrontarle».

Stephen Cornelius, Wwf global lead per l’IPCC, evidenzia che «Siccità e caldo torrido, distruzione degli ecosistemi, tempeste sempre più forti e inondazioni massicce, estinzione di specie: questo non è l’elenco di scene di un film apocalittico ma il contenuto di un autorevole rapporto scientifico che dettaglia gli impatti climatici che stanno già devastando il nostro pianeta e la sua gente. Il nostro pianeta come lo conosciamo è in pericolo ed è stato spinto verso, e talvolta oltre, i suoi limiti. In questo scenario le persone e gli ecosistemi più vulnerabili soffrono di più»

Il Wwf fa notare che «Il rapporto dell’organismo delle Nazioni Unite per la scienza del clima rivela nuove informazioni scientifiche sui rischi in un mondo che si sta riscaldando. Il report evidenzia i limiti all’adattamento e le conseguenze di maggiori perdite e danni ai mezzi di sussistenza, al cibo, alle infrastrutture e alla natura. Molti limiti di adattamento sono già stati superati, minacciando la sopravvivenza delle comunità e degli ecosistemi vulnerabili. È la prima volta che il concetto di perdite e danni è stato incluso in un rapporto dell’IPCC».

Cornelius aggiunge: «L’aspetto che dobbiamo cercare di leggere come positivo è che non tutti gli impatti più estremi sono inevitabili. Con un’azione rapida per abbattere le emissioni, possiamo limitarne la frequenza e la gravità e aiutare le persone e gli ecosistemi ad adattarsi ad alcuni impatti. La natura può essere nostra alleata e un cuscinetto cruciale, se scegliamo di ripristinarla e proteggerla. I leader mondiali devono prestare attenzione agli avvertimenti lanciati da questo rapporto e mantenere le loro promesse sul clima con maggiori investimenti per costruire la resilienza, abbattendo nel contempo le emissioni per dare possibilità di successo all’adattamento».

Ricerca e sviluppi scientifici aggiornati hanno consentito agli autori del report di offrire una comprensione più dettagliata su come il cambiamento climatico influirà su specifiche regioni. Questa prospettiva regionale consente ai lettori di vedere chiaramente come la loro città, il loro lavoro e la loro vita saranno influenzati negli anni a venire. Mariagrazia Midulla, responsabile clima ed energia del Wwf Italia, sottolinea che «Nel rapporto c’è un intero capitolo dedicato all’impatto nel Mediterraneo e fa veramente impressione. Le conseguenze della crisi climatica potrebbero seriamente minare le basi del nostro modello di vita e della nostra economia, a partire dall’agricoltura e dal turismo, per coinvolgere tutti. A causa della particolare combinazione di forti rischi climatici multipli e alta vulnerabilità, la regione mediterranea è un hotspot per rischi climatici altamente connessi tra loro. Noi dovremmo essere alla testa dei Paesi più ambiziosi sull’azione climatica e lavorare intensamente per adattarci agli impatti inevitabili: non stiamo facendo né l’una né l’altra cosa, e questo deve cambiare subito. Il Rapporto IPCC sottolinea le conseguenze della nostra inerzia. Per il Wwf, i leader mondiali devono ascoltare gli avvertimenti della comunità scientifica e cambiare passo sia nell’azione per eliminare le cause della crisi climatica (emissioni derivanti dall’uso dei combustibili fossili, dalla deforestazione, ecc), sia nell’azione volta ad adattarci ai cambiamenti ormai inevitabili e cercare di minimizzare i costi per le persone, per le economie e per la natura. Nonostante i progressi, alla COP 26 di Glasgow i governi hanno lasciato i negoziati con un enorme divario tra le indicazioni della comunità scientifica e l’ambizione globale sull’ abbattimento delle emissioni, nonché quella sull’adattamento e su Loss&Damege, (perdite e danni), quest’ultima voce per la prima volta presa in considerazione dal rapporto. Questo nuovo rapporto dell’IPCC ci dice che quel gap va colmato, subito».