Non è stato l’uomo a estinguere i rinoceronti lanosi ma i cambiamenti climatici

Convivevano con gli esseri umani fino a 14000 anni fa. L’estinzione dovuta a un breve periodo caldo verso la fine dell’era glaciale

[19 Agosto 2020]

Spesso l’estinzione della megafauna preistorica, come il mammut lanoso, il leone delle caverne e il rinoceronte lanoso  (Coelodonta antiquitatis)  è stata attribuita alla diffusione dei primi esseri umani in tutto il mondoMa lo studio The article “Pre-extinction demographic stability and genomic signatures of adaptation in the woolly rhinoceros”, pubblicato recentemente su Current Biology, rivela che sebbene la caccia eccessiva abbia portato sicuramente alla scomparsa di alcune specie, l’estinzione del rinoceronte lanoso potrebbe aver avuto una causa diversa: il cambiamento climatico.

Infatti, sequenziando il DNA antico di 14 di questi megaerbivori, i ricercatori hanno scoperto che la popolazione di rinoceronti lanosi è rimasta stabile e diversificata fino a solo poche migliaia di anni prima di scomparire dalla Siberia, quando le temperature probabilmente sono aumentate troppo per le specie adattate al freddo.

L’autore senior dello studio, Love Dalén, professore di genetica evolutiva al Centrum för paleogenetik, una joint venture tra Stockholms universitet e Naturhistoriska riksmuseet svedese, spiega che «Inizialmente si pensava che gli esseri umani fossero comparsi nella Siberia nord-orientale 14 o 15000 anni fa, all’incirca quando si estinse il rinoceronte lanoso. Ma recentemente, ci sono state diverse scoperte di siti di occupati dagli esseri umani molto più antichi, il più famoso dei quali ha circa 30000 anni. Quindi, il declino verso l’estinzione del rinoceronte lanoso non coincide tanto con la prima apparizione di esseri umani nella regione. Semmai, in questo periodo vediamo qualcosa che assomiglia un po’ a un aumento delle dimensioni della loro popolazione».

Per conoscere le dimensioni e la stabilità della popolazione di rinoceronti lanosi in Siberia, un numeroso  team  internazionale di ricercatori ha studiato il DNA di campioni di tessuto, ossa e peli di 14 esemplari e la principale co-autrice dello studio, Edana Lord del Centrum för paleogenetik sottolinea che «Per guardare indietro nel tempo e stimare le dimensioni della popolazione, abbiamo sequenziato un genoma nucleare completo e abbiamo anche sequenziato 14genomi mitocondriali per stimare le dimensioni effettive della popolazione femminile».  Osservando l’eterozigosi, o diversità genetica, di questi genomi, i ricercatori sono stati in grado di stimare le popolazioni di rinoceronti lanosi per decine di migliaia di anni prima della loro estinzione.

L’atro co-autore principale, Nicolas Dussex del Centrum för paleogenetik , aggiunge: «Abbiamo esaminato i cambiamenti nella dimensione della popolazione e la consanguineità stimata. Abbiamo scoperto che dopo un aumento delle dimensioni della popolazione all’inizio di un periodo freddo circa 29.000 anni fa, la dimensione della popolazione dei rinoceronti lanosi è rimasta costante e che in quel momento la consanguineità era bassa». Una stabilità che durò fino a ben dopo che gli esseri umani iniziarono a vivere in Siberia, il che contrasta con il declino che ci si sarebbe aspettato se i rinoceronti lanosi si fossero estinti a causa della caccia. E la Lord sottolinea che  «Questa è la cosa interessante. In realtà non si vede una diminuzione delle dimensioni della popolazione dopo 29.000 anni fa. I dati che abbiamo esaminato risalgono solo a 18.500 anni fa, ovvero circa 4.500 anni prima della loro estinzione, quindi questo implica che siano declinati durante quel gap».

I dati del DNA hanno anche rivelato mutazioni genetiche che hanno aiutato il rinoceronte lanoso ad adattarsi al clima più freddo. I ricercatori svedesi spiegano che «Una di queste mutazioni, un tipo di recettore nella pelle per rilevare le temperature calde e fredde, è stata trovata anche nei mammut lanosi. Adattamenti come questo suggeriscono che il rinoceronte lanoso, particolarmente adatto al clima gelido della Siberia nordorientale, potrebbe essere diminuito a causa del caldo durante un breve periodo di riscaldamento, noto come Bølling-Allerød interstadial, che coincise con la loro estinzione verso la fine del l’ultima era glaciale».

La Lord conferma che «Ci stiamo allontanando dall’idea che gli esseri umani prendano il controllo di tutto non appena entrano in un ambiente, e invece stiamo chiarendo il ruolo del clima nelle estinzioni megafaunali. Anche se non possiamo escludere il coinvolgimento umano, suggeriamo che l’estinzione del rinoceronte lanoso sia stata più probabilmente correlata al clima».

Ora i ricercatori sperano di studiare il DNA di altri rinoceronti lanosi che hanno vissuto in quel cruciale periodo di 4.500 anni tra l’ultimo genoma che hanno sequenziato e la loro estinzione. Dalén evidenzia che  «Quello che vogliamo fare ora è cercare di ottenere più sequenze genomiche da rinoceronti di un’epoca compresa tra i 18 e i 14000 anni fa, perché a un certo punto, sicuramente hanno dovuto declinare».

Per vedere quali ulteriori effetti ha avuto il clima caldo e instabile, I ricercatori stanno anche esaminando altre megafaune adattate al freddo e concludono: «Sappiamo che il clima è cambiato molto, ma la domanda è: quanto sono stati colpiti i diversi animali e cosa hanno in comune?»