Nell’Artico il riscaldamento è stato 4 volte più veloce della media globale, non 2 come si credeva

Nel Mare di Barents è stato 7 volte superiore alla media globale. Calcoli fatti dal 1979 in poi

[16 Agosto 2022]

Negli ultimi decenni il riscaldamento è stato più forte nell’Artico. Questo fenomeno è una delle manifestazioni più cospicue del cambiamento climatico ed è indicato come amplificazione artica. Ma, secondo lo studio “The Arctic has warmed nearly four times faster than the globe since 1979”, pubblicato su Communications Earth and Environment da un team di ricercatori dell’Ilmatieteen laitos (Istituto meteorologico finlandese)  la convinzione che «La regione artica si sta riscaldando a una velocità doppia rispetto al resto del globo» è in realtà una sottostima del riscaldamento osservato nelle regioni polari: «Negli ultimi 43 anni, l’area artica si è riscaldata a una velocità che è quasi 4 volte più veloce della media mondiale». Dallo studio finlandese emerge che «L’entità dell’amplificazione dell’Artico è maggiore di quanto generalmente riportato in letteratura e nei media. Il riscaldamento è stato ancora più forte a livello locale: ad esempio, nell’area del Mare di Barents è stato 7 volte superiore alla media globale».

All’Ilmatieteen laitos spiegano che «Da un lato, la stima più alta deriva dal forte e continuo riscaldamento della regione artica. Da un’altra parte, la valutazione è influenzata da come l’Artico è definito come area e dalla durata del periodo durante il quale viene calcolato il tasso di riscaldamento». Nel nuovo studio, la regione artica è stata definita come l’area all’interno del Circolo Polare Artico. Il tasso di riscaldamento è stato calcolato dal 1979, quando sono diventate disponibili osservazioni satellitari più dettagliate.

Il principale autore dello studio, Mika Rantanen, evidenzia che «L’Artico è stato definito utilizzando il Circolo Polare Artico perché volevamo utilizzare un’area che la maggior parte delle persone percepisce come l’Artico. Ci siamo concentrati su un periodo iniziato nel 1979 perché le osservazioni successive a quell’anno sono più affidabili e perché il forte riscaldamento è iniziato negli anni ’70».

Lo studio ha anche dimostrato che i modelli climatici fanno fatica a simulare il quadruplo tasso di riscaldamento della regione artica e che «Questo significa che i modelli climatici sottostimano sistematicamente l’amplificazione artica, oppure la situazione attuale è semplicemente un evento molto improbabile. Sono stati effettuati confronti tra i rapporti di riscaldamento osservati e simulati, ovvero l’amplificazione artica e non il tasso assoluto di riscaldamento nella regione artica».

L’amplificazione artica è più forte nel tardo autunno e all’inizio dell’inverno, quando l’oceano privo di ghiaccio rilascia calore nell’atmosfera. La diminuzione della copertura glaciale è stata maggiore in estate e all’inizio dell’autunno, ma in quel periodo dell’anno la superficie del mare rilascia solo piccole quantità di calore perché l’atmosfera e il mare sono quasi ugualmente caldi. L’entità dell’amplificazione artica è influenzata sia dall’attuale cambiamento climatico causato dall’attività antropica, sia dalle variazioni naturali a lungo termine nel sistema climatico.

Rantanen conclude: «Sebbene l’entità dell’amplificazione artica dipenda in una certa misura da come viene definita la regione artica e dal periodo di tempo utilizzato nel calcolo, si è scoperto che i modelli climatici sottostimano l’amplificazione artcaquasi indipendentemente dalla definizione».