Nel Maghreb ci sono ancora le tracce del Sahara verde

Quando nel nord del Sahara, nell’attuale Marocco, c’erano numerose zone umide

[4 Marzo 2021]

Un team di ricerca franco-marocchino ha pubblicato su Quaternary Science Reviews lo studio “Alluvial records of the African Humid Period from the NW African highlands (Moulouya basin, NE Morocco)” che evidenzia le tracce dell’African Humid Period (AHP) – il cosiddetto Sahara verde –  nel Maghreb.  I ricercatori delle università francesi di Montpellier, Lyon, Saint-Étienne. Sorbonne  e Paris-Est Créteil e marocchini delle università Mohammed V di Rabat e Mohammed I di Oujda, hanno rintracciato la formazione di numerose zone umide nelle regioni pre-desertiche a nord del Sahara risalenti a 11.000  – 5.000 nei depositi sedimentari  degli Hauts Plateaux e del bacino di Moulouya in Marocco e dicono che lo studio «Fornisce i primi elementi di informazione sull’AHP in queste regioni del Marocco orientale, sulla loro sensibilità alle complesse influenze climatiche (tra il Mediterraneo, l’Atlantico e il Sahara)»,

Al laboratoires Archéologie des sociétés méditerranéennes dell’Université Paul-Valéry Montpellier 3, che ha guidato la ricerca, spiegano che «L’African Humid Period, comunemente chiamato Sahara Verde, corrisponde all’instaurarsi di condizioni di umidità in Africa, attraverso un’intensificazione e uno spostamento del monsone verso nord, punteggiato da parametri orbitali come l’aumento del soleggiamento. Lungi dall’essere il deserto che conosciamo oggi, il Sahara era allora punteggiato da numerosi laghi e ricoperto da una savana boscosa. Negli ultimi decenni sono state condotte molte ricerche nelle regioni equatoriali e saheliane, ma poche si sono concentrate sui margini settentrionali del Sahara».

Lo studio appena pubblicato riguarda gli archivi sedimentari alluvionali del bacino di Moulouya e gli Hauts Plateaux nel Marocco orientale e «Colma la mancanza di lavori su questa regione arida separata dal Sahara dalle montagne dell’Atlante».

I ricercatori francesi e marocchini evidenziano la formazione da 11.000 a 5.000 anni fa di numerosi depositi fluvio-palustri e di travertino, che rivela la sostenibilità delle falde acquifere alluvionali di pianura e vallata che testimoniano «L’esistenza un clima più umido di quello attuale e di condizioni ambientali più favorevoli al costituzione di società umane. Queste zone umide si sono sviluppate simultaneamente sull’intera regione e mostrano una cronologia simile a quella dei laghi sahariani che si sono sviluppati durante l’AHP dell’Olocene antico e medio. Se l’entità dell’estensione del monsone africano è ancora oggetto di dibattito nella comunità scientifica, questo studio, anche se non testimonia a favore di un aumento del monsone africano a queste alte latitudini, ne sostiene almeno l’influenza indiretta, ancora poco conosciuta, sulla circolazione atmosferica (in particolare lo spostamento degli anticicloni subtropicali)».

I ricercatori concludono: «Lo studio rivela la sensibilità di questi ambienti alle complesse influenze climatiche, all’incrocio tra il Mar Mediterraneo, l’Oceano Atlantico e il Sahara. Suggerisce anche che gli Hauts-Plateaux e il bacino di Moulouya, ora arido, potrebbero essere stati rotte di traffico privilegiate durante la recente preistoria tra il Sahara e il bacino del Mediterraneo».