Nel 2021 oltre 59 milioni di sfollati interni. Record a livello globale

La maggior parte causati da disastri naturali, soprattutto in Asia-Pacifico e Africa. Ma gli sfollati per guerra sono in aumento

[20 Maggio 2022]

Il Global Report on Internal Displacement (GRID) pubblicato dall’Internal Displacement Monitoring Center (IDMC) e dal Flyktninghjelpen/Norwegian Refugee Council (NRC), il 2021 ha fatto segnare il record di 59,1 milioni di persone sfollate internamente, 4 milioni in più rispetto allo stesso periodo del 2020.

Secondo il GRID «Negli ultimi 15 anni, i disastri naturali hanno provocato la maggior parte degli sfollamenti interni, con cifre annuali significativamente superiori a quelli legati a conflitti e violenze. Il 2021 non ha fatto eccezione: 23,7 milioni di sfollamenti interni, principalmente nell’Asia-Pacifico, e risultanti da eventi meteorologici tra cui inondazioni, tempeste e cicloni. I rischi legati alle condizioni meteorologiche han no rappresentato il 94% del totale, molti dei quali per evacuazioni preventive di fronte a cicloni e inondazioni che hanno colpito aree densamente popolate di Asia e regione del Pacifico. Cina, Filippine e India hanno registrato le cifre più alte degli ultimi 5 anni rispettivamente a sei milioni, 5,7 milioni e 4,9 milion Con gli impatti attesi del cambiamento climatico e senza un’azione climatica ambiziosa, è probabile che i numeri aumenteranno nei prossimi anni».

Ma, dal rapporto emerge che nel 2021 conflitti e violenze hanno innescato 14,4 milioni di sfollati  interni,  con un aumento di quasi il 50% rispetto all’anno precedente. La maggior parte degli sfollamenti interni ha avuto luogo in Africa, in particolare in Etiopia, Siria e nella Repubblica democratica del Congo, e anche le violenze e i conflitti in Afghanistan e Myanmar hanno causato lo sfollamento di un numero senza precedenti di persone.

Il segretario generale dell’NRC, Jan Egeland ha evidenziato che «La situazione oggi è straordinariamente peggiore di quanto suggerisca anche la nostra cifra record, poiché non include quasi 8 milioni di persone costrette a fuggire dalla guerra in Ucraina. Abbiamo bisogno di un cambiamento titanico nel pensiero dei leader mondiali su come prevenire e risolvere i conflitti per porre fine a questa crescente sofferenza umana».

L’Africa subsahariana è stata la regione più colpita, con oltre 5 milioni di sfollati nella sola Etiopia, la cifra più alta mai registrata per un singolo Paese. nel 2021 anche la Repubblica Democratica del Congo, l’Afghanistan e il Myanmar hanno registrato cifre senza precedenti nel 2021. Il Medio Oriente e il Nord Africa hanno registrato i minimi degli ultimi dieci anni a causa del calo dei conflitti in Siria, Libia e Iraq, ma il numero complessivo di sfollati interni (IDP) della regione è rimasto relativamente alto.

Conflitti e violenze si sono scontrati con disastri in molti paesi, costringendo le persone a fuggire più volte. Il GRID sottolinea; «Che si tratti del Mozambico, del Myanmar, della Somalia o del Sud Sudan, le crisi sovrapposte hanno avuto gravi ripercussioni sulla sicurezza alimentare e hanno accresciuto la vulnerabilità di milioni di persone. Il Covid-19 ha anche aggravato le disuguaglianze e reso ancora più precaria la vita degli sfollati interni».

La direttrice dell’IDMC, Alexandra Bilak, fa notare che «Il trend verso lo sfollamento a lungo termine non sarà mai invertito a meno che non vengano stabilite condizioni sicure e sostenibili affinché gli sfollati interni possano tornare a casa, integrarsi a livello locale o reinsediarsi altrove. Sono necessarie iniziative di pacificazione e sviluppo per risolvere le sfide di fondo che tengono nel limbo la vita degli sfollati».

Il GRID di quest’anno è particolarmente attento alla situazione dei bambini e dei giovani sfollati interni, che nel 2021 rappresentavano oltre il 40% del numero totale di sfollati interni: «Circa 25,2 milioni di sfollati interni nel mondo hanno meno di 18 anni e gli effetti del loro sfollamento vanno ben oltre la loro immediata sicurezza, benessere e istruzione. E’ più probabile che un bambino sano e felice contribuisca a una società equa e a un’economia funzionante».

IDMC e NRC spiegano che «Il rapporto esplora l’impatto dello sfollamento interno sul loro benessere e sul loro futuro e colma le lacune di dati e conoscenze che sono fondamentali per trovare soluzioni durature che affrontino i rischi e gli impatti dello sfollamento sui bambini e i giovani oggi e in futuro e, in definitiva, contribuiscano a costruire società più resilienti e sostenibili».  La Bilak aggiunge: «I bambini e i giovani sono agenti di cambiamento. Riconoscerli come tali è fondamentale per proteggere i guadagni in termini di sviluppo e ridurre il rischio di crisi future. La preparazione del mondo di domani deve iniziare con la loro partecipazione attiva e la loro leadership».

IDMC e NRC avvertono che «Restano lacune nel modo in cui comprendiamo e affrontiamo lo sfollamento interno nei contesti di conflitto e disastri».  Ma L’ International Organization for Migration (IOM) sta collaborando con IDMC per fornire dati affidabili e accurati attraverso la sua Displacement Tracking Matrix (DTM), la più grande fonte mondiale di dati primari sullo sfollamento interno, basandosi su una partnership globale nel 2018 per unire le forze nel miglioramento dei dati e per accelerare l’elaborazione delle politiche e l’azione in materia di sfollamenti interni. Dal 2020, l’IOM co-presiede anche l’International Data Alliance for Children on the Move (IDAC), una coalizione di governi, organizzazioni internazionali e regionali, ONG, gruppi di riflessione, accademici e società civile con l’obiettivo di migliorare le statistiche e i dati su migranti e bambini sfollati ed evidenzia che «Comprendere, gestire e adattarsi alle tendenze della mobilità umana è fondamentale per garantire che l’assistenza umanitaria e i servizi essenziali raggiungano le persone dove sono più necessarie. L’IOM accoglie con favore il rapporto GRID dell’IDMC appena pubblicato come strumento prezioso per l’organizzazione e altri partner umanitari e governi nelle loro risposte ai bisogni in evoluzione delle comunità colpite da crisi in tutto il mondo».