Nel 2020 miliardi di dollari di danni da eventi climatici estremi legati ai cambiamenti climatici

Più danni economici nei Paesi ricchi ma più vittime e mega-disastri in quelli poveri

[28 Dicembre 2020]

Il nuovo rapporto Counting the cost 2020: a year of climate breakdown” di Christian Aid identifica 15 dei disastri climatici più distruttivi del 2020, affermando che 10 di questi sono costati 1,5 miliardi di dollari o più, mentre 9 hanno causato danni per almeno 5 miliardi di dollari. Christian Aid avverte che «la maggior parte di queste stime si basa solo su perdite assicurate, il che significa che è probabile che i costi finanziari reali siano più elevati». Tra questi c’è anche una tempesta europea (Ciara) che ha colpito il Regno Unito, l’Irlanda e altri Paesi Ue a febbraio, facendo danni per 2,7 miliardi di dollari e uccidendo 14 persone.

Se il  rapporto si concentra sui costi finanziari, che di solito sono più alti nei Paesi più ricchi dove ci sono beni e infrastrutture più preziosi, nel 2020 alcuni eventi meteorologici estremi sono stati devastanti per i Paesi più poveri, anche se hanno fatto meno danni materiali, come ad esempio in Sud Sudan che ha subito una delle peggiori inondazioni mai registrate, che ha provocato la morte di 138 persone e distrutto i raccolti dell’anno.

Altri disastri hanno colpito violentemente e rapidamente, come il ciclone Amphan, che a maggio ha provocato danni per circa 13 miliardi di dollari nel  Golfo del Bengala, mentre le inondazioni avvenute in Cina e India nel corso dei mesi hanno avuto un costo stimato  rispettivamente in 32 miliardi di dollari e in 10 miliardi di dollari. 6 dei 10 eventi meteorologici più costosi si sono verificati in Asia, 5 dei quali associati a un monsone insolitamente piovoso.

Shahjahan Mondal, dell’Institute of Flood and Water Management, della Bangladesh University of Engineering and Technology, fa notare che «L’evidenza scientifica mostra che l’intensità dei cicloni tropicali nel Golfo del Bengala è aumentata negli ultimi anni a causa dell’aumento della temperatura e di conseguenza il ciclone Amphan è stato uno dei più forti mai registrati quest’anno. Inoltre, l’alluvione del 2020 è stata una delle peggiori nella storia [del Bangladesh], poiché più di un quarto del Paese è andato sott’acqua. Questo non solo è collegato al cambiamento delle condizioni climatiche e al riscaldamento globale, ma è anche collegato al cambiamento dei modelli di utilizzo del suolo e alla deforestazione. Sfortunatamente, la situazione potrebbe peggiorare nei prossimi anni se non riusciremo a raggiungere l’obiettivo climatico di Parigi di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 1,5° C».

Roxy Mathew Koll, scienziato climatico dell’Indian Institute of Tropical Meteorology conferma che «Il 2020 è stato eccezionalmente caldo, per quanto riguarda l’Oceano Indiano. Abbiamo registrato temperature record nel Mar Arabico e nel Golfo del Bengala, comprese tra 30° C e 33° C. Queste alte temperature avevano le caratteristiche delle ondate di caldo marine che avrebbero potuto portare alla rapida intensificazione dei cicloni pre-monsonici Amphan e Nisarga. Amphan è stato uno dei cicloni più forti mai registrati nel Golfo del Bengala durante la stagione prima dei monsoni».

In Africa, enormi sciami di locuste hanno devastato i raccolti e la vegetazione in diversi Paesi, causando danni stimati in 8,5 miliardi di dollari, un’infestazione legata all’umidità causata da piogge insolitamente abbondanti alimentate dai cambiamenti climatici e che hanno favorito la riproduzione delle locuste.

Ma l’impatto delle condizioni meteorologiche estreme è stato avvertito in tutto il mondo. In Europa, insieme i due cicloni extra-tropicali, Ciara e Alex hanno avuto un costo di quasi 6 miliardi di dollari. Gli Usa hanno avuto una stagione record per gli uragani e gli incendi boschivi che in totale hanno causato oltre 60 miliardi di dollari di danni.
In Siberia, durante la prima metà dell’anno, un’ondata di caldo ha stabilito un record delle temperature con p oltre 38° C a Verkhoyansk.

In Bolivia, Argentina, Paraguay e Brasile  il caldo e la siccità hanno alimentato gli incendi colossali e duraturi che hanno avuto un grande impatto sulla biodiversità e sulla capacità del pianeta di rispondere a un mondo più caldo.

Andrew King, climatologo dell’università di Melbourne, ricorda che «Il 2020 è stato un anno estremamente impegnativo con gli effetti di gravi eventi meteorologici in molti casi aggravati dalla pandemia di Covid-19 in corso. Gravi inondazioni e cicloni tropicali hanno colpito diverse regioni del mondo e per molti di questi eventi, in particolare ondate di caldo e incendi, ci sono prove che i cambiamenti climatici causati dall’uomo hanno contribuito alla loro gravità. All’interno di questo panorama impegnativo c’è l’opportunità di cambiare direzione e lavorare verso un futuro più verde, in modo da poter limitare il riscaldamento globale in linea con l’Accordo di Parigi ed evitare alcune delle conseguenze più dannose del cambiamento climatico che prevediamo sotto il costante aumento delle emissioni di  gas serra».

Sarah Perkins-Kirkpatrick, del Climate Change Research Centre dell’università del New South Wales, aggiunge che «Proprio come prima il 2019, il 2020 è stato pieno di estremi disastrosi. All’indomani degli incendi australiani, la California è nuovamente bruciata. Incendi e caldo estremo hanno devastato la Siberia, temperature estreme di fine stagione hanno avvolto l’Europa, inondazioni hanno distrutto parti dell’Asia e un numero record di uragani è stato rilevato nell’Oceano Atlantico. Abbiamo visto tutto questo con un  più 1° C di temperatura media globale, che ha evidenziato la sensibile relazione tra condizioni medie ed estremi. In definitiva, gli impatti del cambiamento climatico saranno avvertiti attraverso gli estremi e non i cambiamenti medi. Sfortunatamente, possiamo aspettarci che altri anni assomiglino al 2020 – e anche peggio – mentre le temperature globali aumentano di molto».

Christian Aid fa notare che «Sebbene il cambiamento climatico possa aver influenzato tutti questi eventi, sono stati colpiti molti dei Paesi che hanno poca responsabilità per il riscaldamento globale». Compreso il  Nicaragua, che è stato colpito dal più forte uragano atlantico: Iota, e le Filippine colpite duramente prima dal tifone Goni e subito dopo dal tifone  Vamco. Mitzi Jonelle Tan di Fridays For Future Phlippine ha detto che «Quest’anno la mia casa, le Filippine, è stata colpita da tifone dopo tifone, angoscia dopo angoscia. Di solito soffriamo per i tifoni, ma questo sembra un nuovo livello: ne sono arrivati 4 ​​in un solo mese. I tifoni Goni e Vamca hanno distrutto migliaia di case e fatto molti morti. Combattere per limitare il riscaldamento globale a 1,5° C è fondamentale per la mia sopravvivenza e per la sopravvivenza di tanti nel Sud del mondo».

Per Christian Aid, «Questi eventi estremi evidenziano la necessità di un’azione urgente per il clima. Ha appena compiuto 5 anni l’accordo di Parigi, che ha fissato l’obiettivo di mantenere l’aumento della temperatura “ben al di sotto” di 2° C, idealmente a 1,5° C, rispetto ai livelli preindustriali. E’ fondamentale che i Paesi si impegnino a raggiungere nuovi obiettivi audaci prima della prossima conferenza sul clima, che si terrà a Glasgow, nel novembre 2021».

L’autrice del rapporto, Kat Kramer, responsabile della politica climatica di Christian Aid, sottolinea che «Quest’anno la pandemia di Covid-19 è stata comprensibilmente una delle maggiori preoccupazioni. Per milioni di persone nelle parti vulnerabili del mondo, il collasso climatico ha aggravato questo aspetto. La buona notizia è che, come il vaccino per il Covid-19, sappiamo come risolvere la crisi climatica. Dobbiamo mantenere i combustibili fossili nel sottosuolo, stimolare gli investimenti nell’energia pulita e aiutare coloro che soffrono in prima linea. Che si tratti di inondazioni in Asia, locuste in Africa o tempeste in Europa e nelle Americhe, nel 2020 il cambiamento climatico ha continuato a imperversare. E’ fondamentale che il 2021 inauguri una nuova era di attività per invertire questa tendenza. Con il presidente eletto Biden alla Casa Bianca, i movimenti sociali di tutto il mondo che chiedono un’azione urgente, investimenti per la ripresa ecologica post-Covid e un vertice cruciale delle Nazioni Unite sul clima ospitato dal Regno Unito, c’è una grande opportunità per i Paesi per metterci sulla buona strada verso un futuro sicuro».

Shouro Dasgupta, ricercatore del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici e docente all’università Ca’ Foscari di Venezia, conclude: «La vulnerabilità agli estremi del caldo continua ad aumentare in ogni regione del mondo, a partire dalle popolazioni in Europa. Pacifico occidentale, Sud-est asiatico e Africa che dal 1990 hanno tutte registrato un aumento della vulnerabilità di oltre il 10%. Inoltre, nel 2019 sono state osservate 475 milioni di esposizioni in più alle ondate di calore che hanno colpito le popolazioni vulnerabili (over 65), che rappresentano circa 2,9 miliardi di giorni aggiuntivi in cui si sono verificate ondate di calore. Mentre tra il 2000 e il 2018 la mortalità correlata al caldo per gli over 65 anni è aumentata del 53,7%, provocando 296.000 morti nel 2018. Gli eventi estremi legati al clima provocano morti e feriti diretti, la diffusione di malattie trasmesse dall’acqua e la distruzione di habitat e infrastrutture. Questi eventi spesso si traducono in grandi costi economici, esacerbando gli impatti diretti sulla salute che producono. Secondo il Lancet Countdown, nel 2019 le perdite economiche dovute a eventi estremi legati al clima sono state quasi 5 volte maggiori nelle economie a basso reddito rispetto a quelle ad alto reddito. Cosa più preoccupante, solo il 4% di queste perdite è stato assicurato nelle economie a basso reddito rispetto con il 60% nelle economie ad alto reddito. Oltre agli effetti degli sforzi di mitigazione globale sugli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute e sulla capacità delle comunità di adattarcisi, ci sono anche co-benefici più immediati della mitigazione derivanti dai cambiamenti nelle esposizioni dannose e dai comportamenti correlati alla salute che le azioni di mitigazione comportano. Se attentamente pianificati e attuati, gli interventi di mitigazione produrranno importanti benefici per la salute, sottolineando l’importanza di un approccio “health in all policies”».