L’unica speranza è passare il più rapidamente possibile ad un'economia sostenibile

I Millennials e le future generazioni stanno già pagando il conto del cambiamento climatico

In media, un giovane perderà più di 126.000 dollari di reddito durante la propria vita e 187.000 dollari di ricchezza

[31 Agosto 2016]

NextGen Climate e Demos, un public policy group statunitense, hanno pubblicato il nuovo rapporto “The Price Tag of Being Young: Climate Change and Millennials’ Economic Future“, che quantifica i costi economici del cambiamento climatico per i Millennials e i loro figli.

NextGen e Demos spiegano che «il rapporto mette a confronto il costo climatico e altri significativi oneri economici  che i Millennials si troveranno ad affrontare nel corso della loro vita: il debito degli studenti, dei costi dell’assistenza all’infanzia e la lenta crescita di posti di lavoro e i salari stagnanti».

Secondo il rapporto, se non verrà affrontato, «il cambiamento climatico comporterà costi devastanti per i Millennials e le generazioni future. Senza un’azione sul cambiamento climatico, un 21enne diplomato al college nel 2015 e un reddito medio perderà più di 126.000 dollari di reddito durante la sua vita e 187.000 dollari di ricchezza. In totale, senza una forte azione per il clima, la generazione millennial nel suo complesso perderà quasi 8.8 trilioni di dollari di reddito durante la sua vita e i loro bambini perderanno decine di trilioni di dollari».

Tom Steyer, business leader, filantropo e fondatore di NextGen Climate, spiega che il cambiamento climatico può benissimo essere la più grande minaccia mai affrontata nel corso della vita di una sola generazione, con un  impatto sul reddito, la ricchezza e il sostentamento di milioni di Millennials. «Abbiamo la responsabilità morale di agire in modo che i nostri figli non vengano schiacciati dai costi del cambiamento climatico», dichiara.

La presidente Demos, Heather McGhee, ha aggiunto: «La nostra generazione ha raggiunto la maggiore età tra una diseguaglianza sconcertante, ed è la prima a stare finanziariamente peggio dei propri genitori. Questo rapporto mostra che l’aumento del livello del mare rivaleggia con il crescente debito degli studenti come minaccia economica per Millennials, e suggerisce perché la stragrande maggioranza della nostra generazione sostenga la creazione di posti di lavoro attraverso il 100% di energia pulita».

Se la situazione per i giovani è drammatica, senza interventi correttivi presto peggiorerà ancora: per i figli dei Millennials, le perdite derivanti dal cambiamento climatico saranno drammaticamente maggiori. «Un bambino nato nel 2015 che si laureerà perderà 467.000 di dollari di reddito nel corso della sua vita, e 764.000 dollari di ricchezza», afferma il rapporto. Il drastico calo di ricchezza e reddito renderà più difficile per i Millennials e i loro figli per comprare case, mandare i figli al college e mettere da parte i soldi per  la pensione.

Le perdite economiche durante la vita causate dai cambiamenti climatici aggraveranno gli impatti negativi degli altri problemi economici: il debito contratto da uno studente statunitense per laurearsi è in media di circa 113.000 dollari di ricchezza perduta nel corso della vita, dovuti ai risparmi ridotti per la pensione e come proprietari della propria abitazione. Le perdite della Grande Recessione costarono una famiglia media di un laureato 112.000 dollari.

NextGen Climate e Demos sottolineano però che c’è una speranza per vincere questa sfida: la transizione ad un’economia 100% ad energia pulita entro il 2050: «Gli Stati Uniti possono far crescere la loro economia, creare milioni di posti di lavoro e aumentare la prosperità condivisa. Tuttavia, per cogliere questa opportunità dobbiamo passare il più rapidamente possibile ad un’economia dell’energia pulita». È bene qui sottolineare che la transizione necessaria per realizzare un’economia ad “energia pulita” non si caratterizza soltanto, come molti potrebbero pensare, per un passaggio dall’utilizzo prevalente di combustibili fossili a quello di fonti pulite. Lo sviluppo sostenibile cammina infatti su due gambe: una migliore gestione dei flussi di energia come quelli di materia. Guardando al solo contesto europeo, implementare un modello economico davvero circolare farebbe drasticamente calare anche l’emissione di gas climalteranti immessi in atmosfera, un calo stimato dalla Ellen MacArthur Foundation in -48% rispetto ai livelli attuali da qui al 2030.

Analizzando invece il contesto di campagna elettorale che stanno vivendo oggi gli Stati Uniti, Steyer evidenzia quanto sia cruciale la scelta del prossimo presidente Usa: «Quando guardiamo alle conseguenze di questa elezione, la scelta tra i candidati non potrebbe essere più estrema e la voce dei giovani elettori non è mai stata più importante. Sappiamo che il cambiamento climatico è una questione top del voto Millennials, e sappiamo che questa generazione ha la capacità di tradurre quella passione nel portare avanti ciò che serve per la transizione della nostra economia verso l’energia pulita. I giovani elettori hanno il potere di plasmare questa elezione e di chiedere soluzioni reali ai nostri problemi più urgenti, ma solo se votano».

Molto concretamente, NextGen Climate ha stanziato 25 milioni di dollari per coinvolgere, registrare e far votare alle elezioni presidenziali di novembre i giovani in Pennsylvania, Iowa, Ohio, New Hampshire, Nevada, Illinois e Colorado. Si organizzerà in più di 200 campus universitari, e utilizzerà le sue migliori tattiche per una campagna creativa per convincere i giovani a votare. Inoltre, NextGen Climate sta collaborando con SeiuUnited We Can, con 10 milioni di dollari per la costruzione di nuove strutture organizzative, utilizzando metodi di contatto degli elettori e le strategie porta a porta per raggiungere gli elettori in Colorado, Ohio e Pennsylvania.

Insomma, il più grande nemico dei Millennials statunitensi (e non solo) ha un nome – Donald Trump – e una politica, il neoliberismo sfrenato. Un’analisi sulla quale è necessario riflettere seriamente, e al più presto, anche in seno all’Italia e all’Europa intera, dove i Millennials stanno soffrendo un contesto ancora più cupo dei giovani d’Oltreoceano.

di Umberto Mazzantini e Luca Aterini