Save the Children: l'Africa meridionale e l'Oceano Indiano possono essere entrati in una stagione di cicloni distruttivi

Madagascar, sempre più pesante il bilancio provvisorio del ciclone Batsirai: almeno 92 morti

Il fallimento della COP26 segna il destino dei bambini dei Paesi poveri con non hanno responsabilità delle emissioni di gas serra

[11 Febbraio 2022]

Secondo l’United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (OCHA), 92 persone hanno perso la vita a causa del ciclone Batsirai che ha colpito il Madagascar e quasi 61.500 persone sono ancora sfollate».  E si tratta solo dei dati ufficiali e provvisori forniti dal Bureau national de gestion des risques et des catastrophes (BNGRC) del Madagascar che raccoglie gli elementi riportati dalle regioni più colpite. L’OCHA avverte che «Questo bilancio potrebbe aumentare ulteriormente poiché i corpi continuano a essere trovati tra le macerie delle case crollate».

Il ciclone tropicale, la seconda grande tempesta in sole due settimane, si è abbattuto il 5 febbraio sulla Grande île lungo un’area costiera agricola lunga 150 km, scarsamente popolata, prima di spostarsi verso il centro, devastando la “ciotola di riso” del Paese provocando lo straripamento dei fiumi nelle risaie. Il vento fortissimo a 165 km all’ora e le piogge torrenziali del ciclone hanno causato una massiccia distruzione di infrastrutture, case e scuole, innescando quella che potrebbe essere l’ennesima crisi umanitaria del Madagascar.

Il disastro ha colpito più di 112.000 persone, compresi più di 61.000 malgasci/e ancora sfollati in 99 siti di alloggi temporanei. Secondo Save T the Children sono morti almeno 5 bambini sotto i 12 anni e tra gli sfollati ci sono decine di migliaia di bambini,  ma «Si teme che il numero reale sia più alto poiché le autorità stanno ancora valutando l’impatto completo della tempesta. 69 scuole sono state completamente distrutte, 439 scuole sono state parzialmente distrutte e 55 hanno avuto i tetti divelti, costringendo a non andare a scuola un massimo di 10.000 bambini».

Secondo l’OCHA più di 17.000 case sono state distrutte danneggiate, più di 2.000 aule scolastiche sono state danneggiate o distrutte e quasi 60 centri sanitari sono stati danneggiati o distrutti, «Ma è probabile che queste cifre continuino ad evolversi nei giorni a venire, man mano che nuove informazioni saranno disponibili, soprattutto in aree che non hanno ancora riportato le distruzioni e danni causati dal ciclone».

Le strade sono ancora chiuse in diversi punti, rendendo difficile l’accesso ad alcune delle aree colpite dal ciclone, compresa la strada che collega Mananjary alla route nationale 7 (RN7).

Save the Children teme che «L’Africa meridionale e l’Oceano Indiano possano essere entrati in una stagione di cicloni distruttivi che continuerà nei prossimi mesi, con la tempesta tropicale Batsirai in arrivo appena 15 giorni dopo che la tempesta Ana era atterrata in Madagascar, causando inondazioni, frane e perdite di vita, oltre a costringere 72.000 persone a lasciare le loro case. La tempesta Ana si è poi abbattuta sulla costa del continente africano, provocando il caos».  Secondo l’ONG umanitaria «Questi eventi meteorologici estremi sono più frequenti e gravi a causa dell’emergenza climatica. Meno di tre mesi dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26), nella quale i leader mondiali non si sono impegnati a fornire finanziamenti sufficienti per i Paesi più poveri del mondo, la situazione dei bambini in Madagascar è un chiaro esempio dell’impatto dell’emergenza climatica».

Nel frattempo, mentre il nord-est del Paese annega in uragani a ripetizione, il sud del Madagascar continua a  subire la più grave siccità degli ultimi 40 anni e i bambini affamati giocano a cucinare con sabbia, terra e foglie che poi mangiano per sentirsi sazi.

La direttrice  del programma di Save the Children per il Madagascar, Tatiana Dasy, accusa «Le persone che avevano il potere e l’occasione di cambiare le cose alla COP26 tre mesi fa, in particolare quelle nei Paesi che hanno beneficiato economicamente della produzione della maggior parte delle emissioni globali, sono tornate al business as usual. Nel frattempo, i bambini in Madagascar sono andati a letto affamati a causa della siccità, le loro aule sono state distrutte dalle tempeste. Che colpa hanno loro? E perché dovrebbero essere condannati a una vita senza la possibilità di soddsfare i bisogni primari come cibo, alloggio e istruzione? Questo è troppo da sopportare per un bambino».

Yolande Wright, direttrice globale per la povertà infantile e il clima di Save the Children, ha aggiunto: «I leader parlano dell’emergenza climatica come di una bomba a orologeria, ma nei Paesi più vulnerabili ai suoi impatti, come il Madagascar, quella bomba è già esplosa. Purtroppo, è probabile che gli eventi meteorologici estremi e il loro impatto mortale sui bambini, sulle loro famiglie e comunità continuino a peggiorare con l’aumento delle emissioni globali e con la probabilità di limitare il riscaldamento a 1,5 gradi che diventa più remota, Alla COP26 c’è stata un’opportunità per i Paesi ad alto reddito e gli emettitori storici di impegnare più fondi per aiutare Paesi come il Madagascar a far fronte a questo tipo di eventi meteorologici estremi. Questa opportunità è stata tragicamente persa e continuiamo a vedere alcuni dei Paesi più poveri del mondo costretti ad affrontarne le conseguenze».

La Dasy, ha aggiunto: «Il Madagascar orientale è stato colpito molto duramente e le autorità e i gruppi umanitari stanno ancora valutando l’intero impatto dei danni. Ma sappiamo che decine di migliaia di bambini hanno perso la casa e ben 10.000 che hanno potuto andare a scuola la scorsa settimana sono senza istruzione questa settimana. Dopo due anni in cui sono stati espulsi dalla scuola a causa del Covd-19, questa è l’ultima cosa di cui i bambini avevano bisogno. Save the Children si sta preparando a rispondere dove necessario per sostenere le comunità che sono state devastate da questa terribile tempesta».

Mentre molte ONG e agenzie Onu hanno iniziato a dispiegare risorse e squadre per assistere le vittime, sono in corso valutazioni dei bisogni multisettoriali nei distretti più colpiti nel sud-est del Paese, tra i quali Mananjary, Manakara, Farafangana e Vohipeno. Inoltre, stanno arrivando squadre di pronto intervento per sostenere i soccorsi. Il 9 e 10 febbraio, i voli aerei umanitari organizzati dal Dipartimento europeo della protezione civile e degli aiuti umanitari (ECHO) hanno consentito il dispiegamento di operatori umanitari, compreso il personale specializzato delle agenzie Onu e delle ONG. Save the Children sta collaborando con a Humanité et Inclusion e, man mano che migliora l’accesso nelle zone più remote, vengono spostati rifornimeti pronti per la distribuzione alle comunità colpite nella zona della costa orientale del Madagascar.

L’OCHA ha detto che «Sono in corso anche sforzi per migliorare la comunicazione con le comunità colpite dalla crisi, compresa la mobilitazione di volontari e strutture comunitarie, nonché l’uso di SMS, per trasmettere messaggi chiave».