Lotta al cambiamento climatico, ecco il Piano nazionale “low carbon” della Cina

Greenpeace: «Primo passo avanti, ma ne occorrono di più». Wri: «Contributo serio e credibile»

[1 Luglio 2015]

L’agenzia ufficiale cinese Xinhua oggi scrive che «La Cina dispiega degli sforzi concreti per lottare contro il cambiamento climatico, istituendo un sistema energetico low carbon», secondo la climate strategy (INDC) cinese,  il Piano nazionale di impegno del Paese sottoposto martedì alle Nazioni Unite» ed intitolato “I contributi previsti determinati a livello nazionale”.

L’annuncio è stato dato dal premier cinese Li Keqiang durante una visita ufficiale in Francia e il Piano prevede che la Cina aumenterà entro il 2020 la sua capacità installata di energia eolica fino a 200 gigawatts e quella dell’energia solare a 100 gigawatts. Nel 2014e l’eolico cinese collegato alla rete era 95,81 gigawatts, 90 volte di più che nel  2005, mentre il fotovoltaico installato in Cina raggiungeva 28,05 gigawatts, 40 volte più che nel 2005.

Secondo il Piano, «Il Paese si è impegnato ad aumentare l’utilizzo di gas naturale, che dovrà rappresentare più del 10% del suo consumo primario di energia entro il 2020, e a ridurre il suo consumo di carbone migliorando l’efficienza delle centrali a carbone di nuova costruzione». Ma lo smodato consumo di carbone resta il tallone di Achille delle politiche climatiche ed energetiche cinesi:  rappresenta circa il 66% del consumo di energia primaria della Cina, 35 punti in più della media mondiale. Il Piano impegna la Cina anche ad aumentare entro il 2030 a circa il 20% la quota dei carburanti non fossili nel consumo di energia primaria, nel 2014 era all’11,2%.

Quindi, entro il 2030, la Cina si sarebbe impegnata a ridurre dal 60 – 65% la sua intensità di carbonio rispetto ai livelli del 2005.

Luca Iacoboni, responsabile della campagna clima e energia di Greenpeace Italia, sottolinea che «Finora la Cina ha sempre giocato in difesa la partita sul cambiamento climatico, perciò oggi è stato fatto un primo passo importante verso un ruolo più attivo. Affinché la Conferenza di Parigi sia un successo, occorre però che tutti gli attori principali – la stessa Cina, ma anche l’Unione Europea – si pongano obiettivi più ambiziosi.  L’impegno di oggi è solo un punto di partenza. L’obiettivo annunciato non riflette pienamente l’importante transizione energetica già avviata in Cina. Se prendiamo in considerazione fattori come il calo dei consumi di carbone, la robusta crescita delle rinnovabili e il drammatico bisogno di sconfiggere l’inquinamento atmosferico, siamo convinti che la Cina possa andare ben oltre quanto proposto oggi».

La Cina ha presentato la propria strategia climatica (o INDC) alle Nazioni Unite ieri. Esso prevede un impegno a picco delle emissioni intorno al 2030, ridurre l’intensità di carbonio del 60-65% rispetto ai livelli del 2005 e aumentare la quota di combustibili non fossili nel suo mix energetico di circa il 20 per cento entro il 2030. Di seguito è dichiarazione reazione di WRI a questo importante sviluppo.

Secondo Jennifer Morgan, direttrice Global Climate del Climate Program del World Resources Institute, «Il piano di Cina riflette il suo fermo impegno per affrontare la crisi  climatica. Già 40 paesi hanno presentato i loro impegni nazionali, mostrando lo slancio crescente dell’azione internazionale per il clima di quest’anno. La Cina è in gran parte motivata dai suoi forti interessi nazionali ad affrontare i persistenti problemi dell’inquinamento atmosferico, a  limitare gli impatti climatici e ad espandere la sua forza lavoro nelle fonti  rinnovabili di energia. Più di 3,4 milioni di persone in Cina stanno già lavorando nel settore dell’energia pulita. Il nuovo obiettivo cinese di un’intensità del 60 – 65%, dimostra la sua intenzione di decarbonizzare la sua economia. L’impegno del Paese è stato reso possibile dagli investimenti e dalle sue ambiziose politiche per l’energia pulita emanate negli ultimi dieci anni. La Cina sta rapidamente espandendo la sua energia eolica e solare e continua ad essere il leader mondiale negli investimenti nelle energie rinnovabili».

La Morgan conclude avvertendo che «Raggiungere questo obiettivo non sarà facile, ma la ricerca dimostra che con un impegno sostenuto la Cina può raggiungere il suo obiettivo anche prima del 2030. Tale impegno andrà a beneficio della Cina e rappresenta un contributo serio e credibile per affrontare il cambiamento climatico».