L’estate che si sciolsero le Svalbard

Il record di fusione dei ghiacciai delle Svalbard tra il 15 e il 17 luglio

[12 Agosto 2022]

Secondo la NASA, «Le temperature dell’aria eccezionalmente calde nell’estate 2022 hanno causato uno scioglimento record in tutte le Svalbard. L’abbondante acqua di disgelo, gran parte della quale sfocia nell’oceano, è l’ultima espressione di un clima in rapido riscaldamento nell’arcipelago norvegese coperto di ghiaccio».

Xavier Fettweis, climatologo dell’Université de Liège, spiega che «Lo scioglimento cumulativo delle Svalbard tra il 1 giugno e il 31 luglio 2022 è stato 1,5 volte maggiore del record precedente del 2018. Dall’inizio dell’estate, circa 40 gigatonnellate di acqua di disgelo si sono riversate nell’oceano. L’anomalia dello scioglimento è 3,5 volte maggiore della media del 1981-2010 e 5 volte la variabilità interannuale. Solo un clima che cambia può spiegare tutto questo».

A metà strada tra la Norvegia e il Polo Nord, le Svalbard sono uno dei luoghi in più rapido riscaldamento del pianeta. Più della metà della superficie terrestre dell’Arcipelago è ricoperta di ghiaccio, che rappresenta circa il 6% dell’area ghiacciata del pianeta al di fuori della Groenlandia e dell’Antartide.

Anche prima dello scioglimento del record di quest’estate, il riscaldamento stava già cambiando il paesaggio delle Svalbard: «I ghiacciai si sono ritirati e uno strato superficiale di neve porosa compressa, noto come “firn”, ha perso la sua capacità di immagazzinare molta acqua di disgelo», spiega ancora la NASA.

Il grande caldo dell’estate 2022 ha avuto un impatto visibile che mostrano anche le immagini a colori naturali, acquisite il 29 luglio 2022 dall’Operational Land Imager-2 (OLI-2) montato sul satellite Landsat 9: un’area dell’isola di  Nordaustlandet, nel nord-est delle Svalbard nella quale si notano vaste aree azzurre dove neve e firn si sono sciolti ed hanno esposto il ghiaccio nudo. Un’altra immagine mostra diversi laghetti di fusione blu scuro, nei quali l’acqua di fusione del disgelo si accumula sulla superficie della calotta glaciale.

Nelle foto satellitari che danno una visione più ampia dell’area, parte della colorazione dell’acqua è probabilmente dovuta a sedimenti che sono stati erosi dal flusso di ghiaccio sul substrato roccioso e quindi trasportati dall’acqua di disgelo nel  Wahlenbergfjorden e nell’Oceano Artico. Potrebbe anche essere presente fitoplancton, che può colorare l’acqua di turchese-blu e verde.

Alla NASA sottolineano che «Lo scioglimento di quest’estate è stato causato da venti caldi persistenti che soffiavano da sud. Dal 1 maggio al 25 luglio 2022, parti dell’arcipelago hanno visto temperature dell’aria in media fino a 1,8° C superiori al normale. Un significativo impulso di aria calda a partire dal 15 fino al 17 luglio ha prodotto il volume di fusione più alto registrato alle Svalbard».

Gli scienziati stimano che durante quei tre giorni, lo scioglimento della calotta glaciale della Groenlandia abbia riversato nell’oceano 6 miliardi di tonnellate di acqua al giorno, abbastanza da riempire 7,2 milioni di piscine olimpioniche o ricoprire Sicilia, Sardegna e Calabria sotto 30 centimetri d’acqua. Le temperature in alcune parti della Groenlandia sono state di oltre 15° C, molto più alte della media storica.

Fettweis fa notare che «Anche altri fattori hanno contribuito allo scioglimento record. Primo, il ghiaccio marino si è ritirato dall’arcipelago prima del solito, esponendo le acque oceaniche aperte entro la fine della primavera del 2022. (Il ghiaccio marino a volte può persistere fino alla fine dell’estate). Questo ha consentito ai venti caldi da sud di raggiungere la terraferma senza essere prima raffreddati soffiando sul ghiaccio marino. Inoltre, durante l’inverno 2021-2022 è caduta poca neve. Il sottile strato di neve fresca si è sciolto rapidamente quando le temperature si sono riscaldate, esponendo ampie fasce di neve più scura, più vecchia, firn e ghiaccio nudo. Rispetto alla neve fresca e brillante, queste superfici più scure assorbono più energia dal sole, il che amplifica lo scioglimento durante le lunghe giornate di sole dell’Artico. In passato, gran parte dell’acqua di disgelo sarebbe stata immagazzinata all’interno dello strato di firn, dove l’acqua alla fine si ricongela. Il processo aiuta a prevenire il deflusso dell’acqua di disgelo nell’oceano e può aiutare a preservare il ghiaccio glaciale. Tra il 1981 e il 2010, il manto nevoso delle Svalbard ha mantenuto circa il 34% dell’acqua di disgelo estiva. Quest’estate è stato trattenuto solo l’8%. Nell’ultimo decennio, le perdite di massa dovute allo scioglimento e al deflusso hanno superato gli accumuli di pioggia e neve. Ora le Svalbard stanno perdendo più ghiaccio di quanto ne stiano guadagnando ed è chiaro che questo trend  continuerà in futuro».