Le tempeste di sabbia in Iran e Iraq causate dalla diga Ataturk della Turchia?

L’Iran ha presentato all’Iraq un piano per contrastare il problema delle polveri

[30 Maggio 2022]

Ali Salajeghe, a capo dell’Organizzazione della tutela dell’ambiente dell’Iran, ha annunciato che il governo di Teheran ha presentato a quello di Baghdad un piano d’azione regionale per contrastare il problema dell’inquinamento atmosferico dell’aria e le tempeste di sabbia e polveri.

Nei giorni scorsi tempeste di sabbia hanno oscurato i cieli di Iran, Siria, Iraq e Giordania  e in una nota l’agenzia ufficiale iraniana Pars Today accusa direttamente la Turchia: «La tempesta di sabbia, che è la prima conseguenza della costruzione della Diga di Ataturk da parte della Turchia». La diga di turca di Ataturk si trova nella provincia di Şanlıurfa ed è la principale delle 22 dighe previste nel progetto dell’Anatolia del Sud-Est.

Salajeghe ha reso noto che «Il 12 luglio i ministri dell’ambiente di 15 Paesi vicini all’Iran si ritriveranno a Teheran per discutere la questione delle polveri e trovare una soluzione per ridurle». Quindi i vicini della Turchia, e non solo quelli che dipendono dalle acqua del Tigri e dell’Eufrate come Siria e Iraq, intendono aprire un novo fronte unitario per contestare e contrastare i progetti di Ankara che rischiano di disseccare i due grandi fiumi di quella che era una delle terre più fertili del mondo e che si sta trasformando in un deserto.

Nelle scorse settimane, il prosciugamento del lago Sawa nella provincia di Al Muthanna, nel sud dell’Iraq, ha portato ancora una volta alla ribalta la crisi idrica irakena de anche in Iran la carenza d’acqua ha provocato rivolte e proteste. Inoltre, sia l’Iraq che l’Iran sono stati colpiti da soffocanti tempeste di sabbia e i due Paesi vedono sempre più nei progetti di costruzione di dighe della Tuirchia una minaccia per il futuro della vita in molte regioni di confine tra Iraq e Iran. Inoltre, la decisione – non coordinata con il governo centrale di Bagdad . da parte della regione autonoma del Kurdistan iracheno di costruire 3 nuove dighe e di firmare un accordo per costruire 4 nuove dighe con la compagnia PowerChina ha ulteriormente accresciuto le preoccupazioni tra i parlamentari irakeni e chi vive nelle regioni meridionali e centrali del Paese.

La scarsità d’acqua si sta trasformando in un problema sempre più grave per l’Iraq e l’Iran dove vaste aree sono già colpite dalla siccità e dove tempeste di sabbia e temperature superiori ai 50 gradi sono diventate sempre più comuni. Il ministero delle risorse idriche irakeno ha evidenziato che «Se non verranno prese misure correttive, la quota di acqua che l’Iraq riceve dai fiumi Tigri ed Eufrate andrà a zero entro i prossimi 20 anni».

Quel che è certo è che i maggiori consumi idrici, una siccità prolungata e la costruzione di dighe sui fiumi Tigri ed Eufrate hanno portato a una diminuzione senza precedenti delle riserve idriche dell’Iraq, Recentemente, Aoun Diab, un consigliere del ministero delle risorse idriche di Bagdad, ha sottolineato che «Le risorse idriche dell’Iraq si sono ridotte del 50% rispetto allo scorso anno a causa della frequente siccità e delle scarse precipitazioni. La continua siccità degli ultimi anni, così come le politiche di costruzione di dighe dei Paesi a monte, ovvero Turchia, Siria e Iran, sono la causa principale di una diminuzione del 50% del livello dell’acqua in questo paese. Si prevede che entro il 2035 l’Iraq dovrà affrontare un deficit idrico di oltre 10 miliardi di metri cubi».

Come ricorda l’AhlulBayt News Agency (ABNA) «L’Iraq, infatti, è uno dei 5 Paesi più vulnerabili al mondo ai cambiamenti climatici e alla desertificazione, nonostante le sue ricche risorse petrolifere e il flusso dei grandi fiumi Tigri ed Eufrate. Ha ricevuto pochissime precipitazioni negli ultimi anni ei suoi agricoltori utilizzano metodi di irrigazione molto tradizionali, con conseguente spreco di acqua. Molti osservatori politici e sociali avvertono sulle conseguenze della crisi idrica in questo Paese. Questi avvertimenti diventano ancora più allarmanti se sappiamo che al ritmo attuale, la popolazione del Paese aumenterà a 51 milioni dagli attuali 41 milioni nei prossimi 10 anni».

E le conseguenze non saranno solo ambientali: la scarsità d’acqua e la siccità possono avere un impatto sulla vita sociale degli iracheni e innescare proteste popolari nelle province meridionali e centrali. Il governo di Bagdad sa bene che in futuro la costruzione di dighe sul Tigri e sull’Eufrate potrebbe provocare lo spopolamento delle province meridionali e centrali, con un esodo verso province e città già affollate e con gravi problemi, il che, in un futuro non troppo lontano, potrebbe diventare qualcosa di ingoevernabile per la debole, rissosa e settaria politica irakena.

Inoltre lo spostamento di popolazioni in gran parte sciite verso le regioni settentrionali a maggioranza sunnita e di arabi nei territori amministrati dal governo autonomo kurdo irakeno provocherebbe uno sconvolgimento demografico che potrebbe intendsificare le già esistenzi tensioni settarie ed etniche. Mentre già ora i kurdi vengono accusati di voler usare l’arma dell’acqua e delle dighe sia per tenere sotto scacco Bagdad sia per proteggersi dalle conseguenze della siccità in Iraq.

Ma i progetti di dighe turche restano il principale fattore da incolpare per il deterioramento della crisi idrica irachena. Circa l’80% dell’acqua del Tigri e dell’Eufrate proviene dalla Turchia  e in Iraq nel 2021 l’emungimento di acqua dai due fiumi è diminuita del 50% e sembra destinato a calare. Questo ritmo di diminuzione dovrebbe diventare più veloce. Il Tigri ha origine nelle montagne Toros Dağları in Turchia, scorre attraverso la Siria fino all’Iraq meridionale e raggiunge l’Eufrate nello Shatt al-Arab, ai confini con l’Iran. È lungo 1,850 chilometri e ha diversi affluenti, i più importanti dei quali sono il Diyala e lo Zab superiore e inferiore.

Anche l’Eufrate ha origine in Turchia, ma prima di raggiungere l’Iraq scorre in Siria dove si unisce ai fiumi Raqqa Deir ez-Zor, poi continua fino a Bukamal, dove entra nel territorio iracheno per sfociare nelle paludi mesopotamiche nel sud.

Nell’ambito del progetto dell’Anatolia sudorientale, lanciato negli anni ’70, la Turchia ha costruito 5 enormi dighe sull’Eufrate e altre 2 sono in costruzione. Una di queste è l’enorme diga di Ataturk che è stata completata nel 1990 e può ospitare 48 miliardi di metri cubi d’acqua. La Turchia continua a costruire dighe sui fiumi Tigri ed Eufrate, entrambe arterie vitali per la Siria e l’Iraq. Questi progetti hanno ridotto l’assunzione di acqua dell’Iraq dell’80% e quella della Siria del 40%.