Le sostanze che riducono lo strato di ozono hanno causato la metà del riscaldamento artico della fine del XX secolo

E’ una buona notizia per la riduzione del riscaldamento globale: le ODS sono proibite dal Protocollo di Montreal

[22 Gennaio 2020]

E’ stato un articolo scientifico pubblicato nel 1985 a individuare per primo il gigantesco buco nell’ozono stratosferico terrestre sopra l’Antartide e successivamente gli scienziati determinarono che era causato dalle sostanze che riducono lo strato di ozono (Ozone-depleting substances – ODS): i clorofluorocarburi (CFC) e altri composti alogeni artificiali di lunga durata. Anche se gli effetti distruttori dell’ozono di quelle sostanze siano ormai ampiamente noti, poche ricerche si sono occupate dei loro più ampi impatti climatici.

Una lacuna che viene colmata dallo studio “Substantial twentieth-century Arctic warming caused by ozone-depleting substances”, pubblicato su Nature Climate Change da un team di ricercatori della Columbia University, che esamina gli effetti sul riscaldamento globale delle sostanze che riducono lo strato di ozono e che ha scoperto che hanno causato «circa un terzo di tutto il riscaldamento globale dal 1955 al 2005 e metà del riscaldamento dell’Artico e della perdita di ghiaccio marino durante quel periodo».

Ma paradossalmente questa che sembra una preoccupante scoperta è anche una buona notizia, come spiegano alla Columbia University, le ODS «Hanno quindi agito come un forte integratore di anidride carbonica, il gas serra più pervasivo; da allora i loro effetti hanno iniziato a svanire, poiché non vengono più prodotti e si dissolvono lentamente».

Le ODS vennero sviluppate negli anni ’20 e ’30 del secolo scorso e vennero comunemente utilizzate come refrigeranti, solventi e propellenti. Sono prodotti interamente artificiali e quindi prima di allora non esistevano nell’atmosfera. Negli anni ’80, dopo la scoperta in Antartide del buco nello strato di ozono stratosferico terrestre, che filtra gran parte della radiazione ultravioletta dannosa proveniente dal sole, fu presto evidente che era dovuto alle ODS e, di fronte a un pericolo “visibile” e imminente, la comunità mondiale si mobilitò e approvò un accordo globale per eliminare gradualmente la ODS: Il Protocollo di Montreal, firmato nel 1987 ed entrato in vigore nel 1989.

Grazie a questa rapida reazione internazionale, le concentrazioni atmosferiche della maggior parte degli ODS hanno raggiunto il picco alla fine del XX secolo e da allora sono in calo. Ora lo studio rivela che «Tuttavia, per almeno 50 anni, gli impatti climatici delle ODS sono stati estesi». Uno degli autori dello studio Mark England, uno climatologo polare del Department of applied physics and applied mathematics della Columbia University che lavora anche per la Scripps Institution of Oceanography e l’università della North Carolina, ricorda che le ODS «Sono anche dei potenti gas serra che riscaldano il pianeta, da 19.000 a 23.000 volte più potenti, molecola per molecola, rispetto all’anidride carbonica. Quella potenza, li rende secondi solo al biossido di carbonio come i principali motori del riscaldamento globale».

Per comprendere gli effetti delle ODS sul clima artico e cosa sarebbe successo se le emissioni di ODS non fossero aumentate negli anni ’50, ’60, ’70 e ’80, il team di scienziati della Columbia University ha utilizzato modelli climatici e uno degli autori dello studio, Michael Previdi del Lamont-Doherty Earth Observatory evidenzia che «Abbiamo dimostrato che le ODS hanno influenzato in modo sostanziale il clima artico». I ricercatori sono giunti a questa conclusione utilizzando due modelli climatici, sviluppati dalla National Center for Atmospheric Research Usa. molto diversi tra loro e che vengono ampiamente impiegati dalla comunità scientifica, e dicono che «I risultati evidenziano l’importanza del protocollo di Montreal, che è stato firmato da quasi 200 Paesi».

England riassume: «Quello che abbiamo scoperto, è che senza queste sostanze chimiche, in quel periodo di 50 anni, ci sarebbe stata solo la metà del riscaldamento dell’Artico rispetto a oggi. Allo stesso modo, senza di loro, ci sarebbe stata solo la metà circa dello scioglimento del ghiaccio marino. I CFC e gli altri prodotti chimici che riducono lo strato di ozono non durano per sempre. Il buco dell’ozono si sta già riducendo e a metà di questo secolo, forse un po’ più tardi, ci saranno anche riduzioni dell’impatto di queste sostanze chimiche sul riscaldamento dell’Artico. Non che basterà bloccare i cambiamenti climatici. L’anidride carbonica è sicuramente il principale contributo. Questo è ancora vero. Ma … riscalderebbe meno».

Il principale autore dello studio, Lorenzo Polvani, professore al Department of applied physics and applied mathematics della Columbia University, conclude: «Mentre parliamo è in atto la mitigazione climatica perché queste sostanze stanno diminuendo nell’atmosfera, grazie al protocollo di Montreal. Nei prossimi decenni, contribuiranno sempre meno al riscaldamento globale. E’ una bella notizia».