Le ondate di caldo nel Mediterraneo aumentano la mortalità delle specie

L’accelerazione degli impatti ecologici associati ai cambiamenti climatici è una minaccia senza precedenti per la salute e il funzionamento degli ecosistemi mediterranei

[9 Agosto 2022]

Tra il 2015 e il 2019 una serie di ondate di caldo hanno colpito tutte le regioni del bacino mediterraneo, provocando eventi di mortalità di massa in 50 diverse specie marine come coralli, spugne, macroalghe e anche pesci. Secondo lo studio “Marine heatwaves drive recurrent mass mortalities in the Mediterranean Sea” pubblicato su  Global Change Biology da un team di ricercatori internazionali coordinato dalll’Institut de Ciències del Mar (ICM-CSIC) di Barcellona e che ha visto kla partecipazione dell’Istituto per le risorse biologiche e le biotecnologie marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Irbim) e di altri 30 gruppi di ricerca di 30 Paesi, è stato è in grado di ricostruire per la prima volta gli effetti delle mortalità di massa su scala mediterranea di 50 diverse specie marine, arrivando alla conclusione che «Questi fenomeni hanno interessato migliaia di chilometri di coste mediterranee, dal Mare di Alboran sino alle coste orientali, tra la superficie e i 45 metri di profondità».

Uno degli autori dello studio, Ernesto Azzurro del Cnr-Irbim, spiega che «Purtroppo, i risultati del lavoro mostrano per la prima volta un’accelerazione degli impatti ecologici associati ai cambiamenti climatici, una minaccia senza precedenti per la salute e il funzionamento dei suoi ecosistemi. Preoccupa, inoltre, l’interazione tra il riscaldamento e la presenza di nuovi patogeni negli ambienti marini con effetti ancora poco conosciuti. Dall’eccezione alla norma, la crisi climatica sta colpendo gravemente gli ecosistemi marini di tutto il mondo e il Mediterraneo è un hotspot di particolare rilievo”, I dati forniti dallo studio hanno permesso di dimostrare che esiste una relazione significativa tra la durata delle ondate di calore e l’incidenza degli eventi di mortalità».

Un altro autore dello studio, Carlo Cerrano, dell’università politecnica delle Marche, evidenzia che «Gli eventi di mortalità di massa nel Mediterraneo sono equivalenti agli eventi di sbiancamento osservati consecutivamente anche nella Grande Barriera Corallina, suggerendo che questi episodi sono già la norma piuttosto che l’eccezione».

La ricerca ha permesso di rilevare l’incidenza e la gravità del fenomeno in ogni angolo del bacino mediterraneo e gli autori stanno lavorando al rafforzamento della cooperazione scientifica a tutti i livelli, «Al fine di sollevare la drammaticità dell’emergenza climatica in corso, un’emergenza che deve essere oggi considerata in tutte le scelte gestionali e politiche».

Il coordinatore dello studio, Joaquim Garrabou dell’ICM-CSIC, conclude: «Le ondate di calore marine registrate tra il 2015 e il 2019 sono state eccezionali, rispetto ai dati disponibili che coprono gli ultimi 30 anni, interessando oltre il 90% della superficie del Mediterraneo e raggiungendo temperature superiori ai 26ºC. Tra le specie più colpite ci sono specie fondamentali per mantenere il funzionamento e la biodiversità degli ecosistemi costieri come, ad esempio, le praterie di Posidonia oceanica o il coralligeno, che rappresentano due degli habitat più emblematici del Mediterraneo».