Le interazioni sociali influenzano le opinioni sui cambiamenti climatici

Come gli esempi di persone che conosciamo possono modificare i risultati dei progetti climatici

[10 Giugno 2019]

Una cosa semplice come chiacchierare con i vostri vicini sulla possibilità di realizzare ristrutturazioni energeticamente efficienti può influenzare le più ampie opinioni sui cambiamenti climatici. A rivelarlo è lo studio “Charting pathways to climate change mitigation in a coupled socio-climate model” pubblicato su PLoS Computational Biology  da Thomas Bury e Madhur Anand dell’università di Guelph e da Chris Bauch dell’università di Waterloo-Ontario, che utilizzando un nuovo modello che mette insieme comportamento umano e  sistemi climatici ha scoperto che «L’inclusione dei processi sociali può alterare le previsioni sui cambiamenti climatici»- I ricercatori sono convinti che questo «Potrebbe essere un modo per arginare o addirittura ridurre il riscaldamento globale».

La Anand, della  School of Environmental Sciences di Guelph, ha lavorato con i sui colleghi dell’università di Waterloo per sviluppare un nuovo modello matematico che, per la prima volta, spiega i processi sociali come l’apprendimento sociale nelle previsioni sul clima, spiega che «Il comportamento umano influisce sui sistemi naturali, incluso il clima, e i sistemi climatici a loro volta influenzano il comportamento umano. Ma nei modelli climatici i processi sociali vengono spesso trascurati. Il cambiamento climatico è un problema creato dall’uomo, molto ben compreso dagli scienziati, ma siamo bloccati in termini di accettazione di conoscenza e risposta a tutto questo, abbiamo stabilito la scienza del cambiamento climatico e comprendiamo molti degli impatti, ma cosa dobbiamo fare per rallentarlo?»

I ricercatori canadesi  pensano che la risposta si trovi in gran parte  nel mettere insieme i modelli di cambiamento climatico con l’apprendimento sociale o, detto in un’altra maniera, in che modo l’apprendimento dagli altri influisce sulle nostre opinioni o azioni.

Riferendosi al lavoro svolto negli ultimi dieci anni sui coupled human-environment systems con Bauch del Department of Applied Mathematics dell’università di Waterloo, la Anand ha sottolineato: «Abbiamo studiato di tutto, dalla gestione dei parassiti alla sostenibilità delle foreste alla diffusione delle malattie umane, e abbiamo scoperto che il comportamento umano è fondamentale. E’ così che abbiamo deciso di applicare questo quadro alle scienze  climatiche«».

Per esaminare queste interazioni, il nuovo studio combina un comune modello di previsione climatica con un nuovo modello di comportamento umano, portando alla scoperta che «L’apprendimento sociale delle strategie di mitigazione, come sentire che un amico ha acquistato una nuova auto ibrida o ha adottato una dieta vegetariana può influenzare le norme sociali in modi che influenzano in ultima analisi i risultati climatici».

La Anand aggiunge: «La chiave è il livello di apprendimento sociale. Se tale tasso è basso, con solo poche persone che tentano di mitigare le emissioni di carbonio, ci vorrà più tempo per modificare le norme sociali e, a sua volta, modificare le previsioni sui cambiamenti climatici. Più persone diventano mitigatori attraverso l’apprendimento sociale, come partecipare a riunioni nei Comuni, seguire corsi o parlare con i vicini, più velocemente cambierà la popolazione, e ciò avrà un effetto diretto sulla riduzione delle emissioni di CO2».

Utilizzando il modello per simulare i passi necessari per mantenere il riscaldamento globale entro gli 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, come richiesto dal rapporto speciale dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc) il team di ricerca canadese ha scoperto che con un basso livello di apprendimento sociale avrebbe sarebbe impossibile raggiungere  l’obiettivo: «Eì necessario un tasso più alto per raggiungere questo obiettivo a portata di mano – conferma la Anand – Il modello socio-climatico suggerisce che l’approccio migliore combina alti tassi di apprendimento sociale con nuove misure di mitigazione come una regolamentazione governativa o lo sviluppo tecnologico. Ad esempio, la diffusa copertura mediatica del rapporto dell’Ipcc dello scorso anno e delle successive marce climatiche è stata seguita dall’annuncio da parte di Ottawa della nuova carbon tax  sui carburanti  – e dagli incentivi – in province e territori privi di emissions pricing plans, compreso l’Ontario».

Bury conclude sottolineando comunque l’importanza della politica e di una visione più generale: «Il nostro modello socio-climatico indica che un aumento dei social media e altre campagne di sensibilizzazione, come le marce climatiche e i rapporti internazionali, dovrebbero idealmente essere seguite da governi e da altri incentivi per ridurre le emissioni di carbonio».