L’aerosol di solfato potrebbe aver mascherato gli effetti dei cambiamenti climatici negli anni ’70

«C'era una concentrazione di piccole particelle di solfati molto più elevata di quanto precedentemente ipotizzato, inducendo così una significativa contrazione degli effetti del riscaldamento globale»

[19 Ottobre 2022]

Secondo lo studio  “High flux of small sulfate aerosols during the 1970s reconstructed from the SE-Dome ice core in Greenland”, pubblicato sul Journal of Geophysical Research: Atmospheres da un team di ricercatori delle università di Hokkaido e Nagoya, dalla Japan Meteorological Agency e dall’università di Nanchino, «Piccole particelle di solfato di diametro pari o inferiore a 0,4 µm provenienti da fonti antropogeniche potrebbero aver avuto un effetto di raffreddamento sul clima negli anni ’70, innescando la formazione di nubi e la radiazione riflessa».

Il team di riceca nippo-cinese ricorda che «Il riscaldamento globale e il cambiamento climatico sono una delle questioni più urgenti di questo secolo. È noto che l’anidride carbonica è il gas serra più comune, ma meno noto è che alcuni aerosol antropici ritardano gli effetti dei gas serra. Una di queste sostanze chimiche è il solfato, che è più famigerato per il suo ruolo nelle piogge acide».

Il team guidato da Yoshinori Iizuka dell’Institute of low temperature Science,< dell’università di Hokkaido, è riuscito a ricostruire le dimensioni delle particelle dei solfati depositati nelle carote di ghiaccio della Groenlandia, consentendo una determinazione accurata del loro effetto sul riscaldamento globale.

Gli scienziati spiegano in un comunicato congiunto che «Fino all’introduzione della regolamentazione negli anni ’70, la principale fonte antropica di aerosol di solfato era l’anidride solforosa proveniente dai combustibili fossili. Sebbene l’anidride solforosa sia ancora emessa a causa di varie attività antropiche, oggi la sua quantità è molto inferiore. I solfati sono i componenti principali delle piogge acide e dell’inquinamento che incide negativamente sulla salute umana. Tuttavia, è noto che le particelle di solfato hanno un effetto rinfrescante nell’atmosfera, contrastando gli effetti dell’anidride carbonica e di altri gas serra. Ma, a causa della mancanza di registrazioni accurate, è difficile determinare l’entità di questo effetto di raffreddamento».

Il team di ricerca giapponese e cinese ha studiato la deposizione di particelle di aerosol di solfato nelle carote di ghiaccio della Groenlandia e ha confrontato i campioni del 1973–1975 e del 2010–2012, rivelando così che «Nel 1973-1975 gli aerosol di solfato erano dominati da solfati di piccole particelle, inferiori a 0,4 µm, a concentrazioni tre volte superiori a quelle del 2010-2012. Al contrario, non vi è alcuna differenza significativa nelle concentrazioni di solfati di grandi particelle tra i due periodi. I solfati a particelle piccole avrebbero avuto un effetto di raffreddamento maggiore grazie alla loro capacità di disperdere più radiazioni rispetto ai solfati a particelle grandi. Inoltre, le particelle di solfato agiscono come nuclei di condensazione delle nubi, che portano alla formazione di nubi che riflettono la radiazione lontano dalla terra, raffreddandola».

Il team ha quindi dimostrato che «Negli anni ’70 c’era una concentrazione di di piccole particelle di solfati molto più elevata di quanto precedentemente ipotizzato, inducendo così una significativa contrazione degli effetti del riscaldamento globale».

Gli scienziati giapponesi e cinesi concludono: «Attualmente, il riscaldamento globale ha già causato un aumento delle emissioni di solfati biogenici marini. Queste emissioni devono essere prese in considerazione quando si modella il cambiamento climatico, per comprenderne gli effetti futuri».