L’acidificazione del mare mettere a rischio i “resistenti” barramundi di acqua dolce

Potrebbe sconvolgere il delicato passaggio dei baby barramundi dal mare agli estuari

[21 Dicembre 2016]

Le popolazioni selvatiche di barramundi (Lates calcarifer), sarebbero a rischio per l’acidificazione degli oceani, a dirlo è il nuovo studio “Ocean acidification alters temperature and salinity preferences in larval fish”, pubblicato  su Oecologia  da un team dell’università di  Adelaide.  I ricercatori australiani sottolineano che si tratta del primo studio a dimostrare che  anche i pesci d’acqua dolce che passano solo una piccola parte del loro ciclo vitale in mare rischiano di essere gravemente colpiti a causa delle concentrazioni più alte di CO2  attese  alla fine del secolo.

Ivan Nagelkerken, dell’Environment Institute dell’università australiana, spiega: «Sapevamo già che l’acidificazione degli oceani interesserà molte specie marine che passano  tutta la loro vita in mare. Ma  questa ricerca ha dimostrato che i pesci, come i barramundi,  che trascorrono solo una breve parte della loro vita in mare saranno influenzati dall’acidificazione degli oceani».

La maggior parte dei barramundi adulti vivono nei fiumi, ma hanno bisogno dell’acqua del mare per depositare le loro uova. Gli avannotti  e i giovani barramundi crescono per alcuni anni nelle zone costiere (estuari, paludi, coste poco profonde), poi migrano a monte per unirsi agli altri adulti che vivono nelle acque dolci dei fiumi.

I  ricercatori hanno scoperto che in con un aumento dei livelli di CO2,  la risposta dei piccoli barramundi alle acque  meno salate, più calde e agli odori degli estuari saranno invertiti rispetto ai baby pesci che vivono in acque con gli attuali livelli di CO2.

Jennifer Pistevos , che ha condotto la ricerca sotto la supervisione di Nagelkerken e di Sean Connell, spiega a sua volta che «Per svilupparsi, i baby barramundi nati negli oceani, devono trovare estuari come habitat intermedi, prima di trasferirsi a monte per completare il loro ciclo di vita. Quindi sono in grado di rispondere positivamente alle acque degli estuari più calde, meno saline e più puzzolenti, ma solo una volta che hanno raggiunto un certo stadio di sviluppo. Riteniamo che i baby pesci nelle acque acidificate risponderanno al richiamo degli estuari in una fase precedente di quel che dovrebbe essere e che non potranno essere maturi e pronti: un po’ come cercare di correre prima di aver imparato a camminare».

Nagelkerken aggiunge che, se i piccoli barramundi  non riuscissero ad adattarsi all’ambiente degli estuari,  «questo avrebbe  gravi conseguenze per le dimensioni della popolazione adulta di barramundi.   Il reclutamento negli estuari è un processo delicato e deve avvenire al momento giusto per abbinare l’abbondanza di cibo al poter evitare i predatori».

Nagelkerken conclude: «II barramundi potrebbe essere considerata una specie robusta in termini di mutevoli condizioni ambientali e si pensava che potesse eventualmente gestire in modo soddisfacente le acque acidificate Ma abbiamo dimostrato proprio il contrario Ciò avrà un impatto significativo sulla pesca – sia sportiva che commerciale –che dipende dalle catture di specie selvatiche».