L’acidificazione degli oceani danneggerà la pelle degli squali

Potrebbe compromettere la loro capacità di nuotare e anche la formazione della dentatura

[23 Dicembre 2019]

La pelle degli squali è una specie di flessibile corazza costituita da denticoli dermici, scaglie placoidi, che hanno la stessa struttura dei denticoli che compongono i loro filari mandibolari. Un team di ricercatori sudafricani e tedeschi – Jacqueline Dziergwa, Sarika Singh, Christopher R Bridges, Sven E Kerwath, Joachim Enax, Lutz Auerswald – ha cercato di capire come l’acidificazione degli oceani causata dal cambiamento climatico di origine antropica influenzi questa sofisticata struttura evolutasi in milioni di anni e che influenza la capacità di nuotare degli squali, e hanno scoperto danni ai denticoli dermici. Ne è venuto fuori lo studio “Acid-base adjustments and first evidence of denticle corrosion caused by ocean acidification conditions in a demersal shark species”, pubblicato su Scientific Reports, che spiega quali siano i danni che subiscono i denticoli che sono costituiti da un composto contenente calcio.

Il crescente contenuto di CO2 nell’atmosfera porta anche a una maggiore concentrazione di anidride carbonica negli oceani che, disciolta nell’acqua di mare forma acido carbonico, il che rende gli oceani più acidi. La maggiore acidità danneggia la struttura di calcio dei coralli e di altri animali con conchiglie, il team sudafricano-tedesco ha cercato di capire se l’acqua marina più acida danneggia anche gli squali studiando gli squali timidi variegati (Haploblepharus edwardsii), una specie di squali gattucci tenuti in cattività nell’acquario dell’acquario DAFF Research di Cape Town e che in natura vivono nell’Oceano Atlantico sud-occidentale al l largo della costa di Cape Town.

Questi piccoli squali, originari di ambienti con fondali bassi al largo delle coste del Sudafrica, sono già adattati a occasionali periodi di intensa acidità, comuni in un’are in cui l’acqua fredda e acida risale spesso in superficie. Ma si tratta di picchi di acidificazione in genere di breve durata e i ricercatori volevano sapere come gli squali potrebbero far fronte a un’esposizione più duratura. Gli squali sono stati esposti all’acqua acida per diverse settimane e i ricercatori hanno scoperto che, durante questo periodo, in media era stato danneggiato circa il 25% percento dei denticoli, rispetto a meno del 10% dei denticoli degli squali di un gruppo controllo lasciato in acque normali.

Gli scienziati evidenziano che «Il danno per il gruppo esposto all’acidificazione può essere così grande da influire sulla loro velocità di nuoto. Poiché i denti dello squalo sono realizzati con un materiale simile, possono anche essere influenzati negativamente, il che può influire sulla loro dieta».

In un’altra serie di test, i ricercatori hanno analizzato il sangue degli squali timidi variegati tenuti in cattività nell’acquario con l’acqua di mare acidificata e hanno scoperto che nella vasca aumentavano sia la concentrazione di CO2  che quella di carbonato. Gli scienziati fanno notare che «Il carbonato impedisce al sangue stesso di diventare più acido. Questo dà agli squali un certo meccanismo per adattarsi alle condizioni ambientali».

La ricerca fa parte del più grande progetto “BIOACID – Biologische Auswirkungen von Ozeanversauerung”, che è finanziato dal ministero federale tedesco della ricerca e al quale partecipano diverse università e istituti di ricerca tedeschi.