Le 3 richieste al governo Meloni: piano nazionale di adattamento al clima in bozza dal 2018, legge contro il consumo di suolo in stallo da due legislature, cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico

La tragedia di Ischia, il cambiamento climatico e i condoni. Geologi: prevenzione fondamentale per salvare vite

Legambiente: a Ischia 27mila richieste di condono presentate con i tre condoni nazionali. Ordinanza definitiva di abbattimento per 600 case abusive

[28 Novembre 2022]

Dopo la frana che ha colpito Casamicciola, Legambiente è intervenuta evidenziando che «davanti alle notizie e alle immagini che arrivano da Ischia, il primo pensiero va ai familiari dei dispersi e la vicinanza concreta va all’intera comunità ischitana. Ringraziamo i volontari, i Vigili del Fuoco, la Protezione civile e tutti coloro che sin dalle prime ore del mattino si stanno sporcando le mani per soccorrere le persone e salvarle dal fango. Una cosa, però,  ci insegna la pioggia e il fango caduti sull’Isola Verde: il clima sta cambiando, ormai è un dato di fatto, eppure l’Italia continua ad essere impreparata con amministratori e cittadini lasciati spesso soli a fronteggiare impatti di questa dimensione dovuti in primis ai cambiamenti climatici, che amplificano gli effetti di frane e alluvioni e che stanno causando danni al territorio e alle città mettendo in pericolo la popolazione».

Ma poi, di fronte alle dichiarazioni generiche di molti politici, amministratori (e di qualche ischitano intervistato da Tv e giornali), il Cigno Verde denuncia che «Da inizio 2022 in Campania si sono registrati 18 eventi climatici estremi, 6 solo nel mese di novembre. Salgono, inoltre, a 100 i fenomeni estremi monitorati nella regione campana dal 2010 fino ai primi giorni di novembre 2022, tra questi sono 38 i casi di allagamenti e alluvioni e 4 le frane da piogge intense. Preoccupanti anche i dati sull’abusivismo edilizio, in particolare ad Ischia sono circa 600 le case abusive colpite da ordinanza definitiva di abbattimento sull’isola maggiore dello splendido arcipelago partenopeo. Arriva a 27.000, invece, il numero delle pratiche di condono presentate in occasione delle tre leggi nazionali: di queste risultano negli uffici tecnici di Forio 8530 istanze, 3506 a Casamicciola e 1910 a Lacco Ameno. E dopo il Decreto Genova del 2018, contenente un condono per la ricostruzione post terremoto di Ischia, il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di sanatoria sono ad oggi circa 1000».

Intanto in Italia, come nel resto nel mondo, continuano ad intensificarsi gli eventi climatici estremi. Stando al recente report CittàClima di Legambiente,  in Italia nei primi dieci mesi del 2022, si tratta di dati parziali, si sono registrati 254 fenomeni meteorologici estremi, +27% rispetto all’interno anno precedente.  Inoltre, negli ultimi 9 anni – stando ai dati disponibili da maggio 2013 a maggio 2022 e rielaborati dall’associazione ambientalista – l’Italia ha speso 13,3 miliardi di euro in fondi assegnati per le emergenze meteoclimatiche (tra gli importi segnalati dalle regioni per lo stato di emergenza e la ricognizione dei fabbisogni determinata dal commissario delegato). Si tratta di una media di 1,48 miliardi/anno per la gestione delle emergenze, in un rapporto di quasi 1 a 4 tra spese per la prevenzione e quelle per riparare i danni. Con le politiche di prevenzione si risparmierebbe il 75% delle risorse destinate a riparare i danni.

E, partendo da queste cifre, l’Osservatorio CittàClima di Legambiente ha lanciato un appello al Governo Meloni per chiedere «Tre impegni e azioni concrete, non più rimandabili, per la lotta alla crisi climatica e la mitigazione del rischio idrogeologico, garantendo la sicurezza dei cittadini: un piano nazionale di adattamento al clima, una legge contro il consumo di suolo, e l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico.  Primo impegno, entro la fine dell’anno l’Italia deve dotarsi di un piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici, come hanno già fatto 24 paesi europei. Il piano nazionale in questione, rimasto in bozza dal 2018 quando era presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e ministro dell’ambiente Gian Luca Galletti, prevede tutti quegli interventi che lo Stato, le Regioni e i Comuni devono mettere in campo per convivere con l’emergenza climatica. Dal 2018, sottolinea l’associazione ambientalista, si sono succeduti tre governi (Conte1, Conte 2, Draghi) e due ministri dell’ambiente e della transizione ecologica (Sergio Costa e Roberto Cingolani), ma nulla è stato fatto per approvare il piano e renderlo operativo a tutti gli effetti.  Secondo impegno, occorre approvare al più presto la legge contro il consumo di suolo in stallo da due legislature e dire basta alla logica dei condoni. Sono trascorsi quasi 10 anni da quando il Consiglio dei ministri approvò il ddl proposto dall’allora Ministro all’agricoltura Mario Catania per fermare il consumo di suolo in Italia, senza arrivare all’approvazione della legge in Parlamento. Da allora le proposte di legge si sono moltiplicate, sono trascorse altre 2 legislature, ma una legge per proteggere il suolo non è mai uscita dalle secche della discussione parlamentare. Dal 1985 al 2003 in Italia, poi, sono stati approvati tre condoni edilizi nazionali che avrebbero dovuto sanare edifici realizzati spesso in aree a rischio idrogeologico, sismico, costruiti anche con lavoro nero e/o materiali di scarsa qualità, con molte domande ancora inevase dagli uffici tecnici comunali. Nel 2018 la storia si è ripetuta, e nel decreto Genova dell’allora Governo Conte 1, è stato inserito un condono per Ischia prevedendo la sanatoria delle costruzioni abusive, anche in aree a rischio idrogeologico, secondo i criteri più permissivi della sanatoria varata nel 1985 dal Governo Craxi.  Terzo impegno che Legambiente chiede al Governo Meloni è l’istituzione di una cabina di regia nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico, sulla falsariga di quanto fatto con la struttura di missione Italia Sicura, cancellata inspiegabilmente dal governo Conte 1 poco dopo il suo insediamento. Serve mettere al centro della governance del territorio, oltre al ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, anche le Autorità di distretto col compito di definire le priorità sul piano dei finanziamenti, indicando come spendere le risorse pubbliche per i vari interventi di mitigazione del rischio, facendole diventare un punto di riferimento per Comuni e Regioni non solo nella realizzazione degli interventi ma anche per il controllo e il governo territoriale».

Il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ricorda che «L’Italia, uno dei Paesi più delicati dal punto di vista idrogeologico del mondo, è sempre più travolto da eventi estremi su un territorio martoriato dalla cementificazione legale e illegale e ha bisogno di interventi concreti Non può più continuare a rincorrere le emergenze senza una strategia di prevenzione e politiche innovative territoriali, perché altrimenti ogni tragedia rischia di essere sempre la penultima, come è stata quella delle Marche del settembre scorso. Abbiamo ascoltato le parole di sgomento dai rappresentanti dei diversi governi che si sono succeduti negli ultimi decenni, ma alle parole di solidarietà spese sono seguite raramente azioni risolutive. Le nostre 3 proposte al governo Meloni, per adattarci alla crisi climatica e promuovere politiche di rigenerazione urbana e governo del territorio, vanno proprio in questa direzione. Invece di perdere tempo annunciando opere faraoniche e inutili come il Ponte sullo Stretto di Messina, si lavori ad una grande opera pubblica che serve al Paese che si chiama ‘messa in sicurezza del territorio’, che passa anche da impegnativi interventi strutturali come le delocalizzazioni di edifici residenziali e produttivi realizzati nel passato in aree a rischio».

La presidente di Legambiente Campania, Mariateresa Imparato, sottolinea che «In Campania si deve essere chiari: sanatorie e condoni sono parole di condanne per chi vive in una regione dai piedi di argilla. Nella nostra regione, ancora una volta, l’emergenza coincide con il malgoverno del territorio, quello che continua a condonare invece che abbattere gli edifici abusivi. In Campania il cemento legale e illegale ha reso il territorio ancora più fragile e con tristezza e rabbia oggi ritorniamo al decreto Genova del 2018 quando si è deciso di ricostruire con procedure più permissive i tre comuni colpiti dal terremoto ischitano del 2017, Casamicciola Terme, Forio e Lacco Ameno, dove il numero di fabbricati danneggiati che hanno fatto richiesta di condono sono ad oggi circa 1.000. La strada sbagliata in una regione dove su 6.966 ordinanze di demolizione ne sono state eseguite solo 1363, mentre solo il 19,6 % degli immobili colpiti da un provvedimento amministrativo è stato abbattuto».

Lorenzo Benedetto, presidente del centro studi del Consiglio nazuionale dei geologi (CNG), concorda con gli ambientalisti: «Purtroppo il rischio di questi fenomeni nella zona ischitana è elevatissimo, l’ultimo evento in ordine di tempo si è verificato nel 2009, e i dati del rapporto ISPRA del 2021 indicano per Casamicciola che circa il 60% del territorio ed il 30% della popolazione sono esposti ad un rischio elevato. I piani per l’Assetto idrogeologico elaborati dalle Autorità di Bacino, evidenziano condizioni di fragilità dell’intero territorio nazionale peggiorate da uno sviluppo caotico e da un non corretto uso del territorio stesso: infatti si è costruito molto spesso in posti dove condizioni geologiche e geomorfologiche non lo avrebbero consentito».

Secondo il afferma Presidente CNG Arcangelo Francesco Violo, «Dopo le operazioni di soccorso e dei primi interventi volti al superamento dell’emergenza e dunque alla ripresa delle normali condizioni di vita e di lavoro, che il sistema di Protezione Civile sta già attuando, sarà importante fare le valutazioni delle condizioni di rischio residuo, con sopralluoghi dedicati anche in relazione agli interventi urgenti di riduzione del rischio da realizzare. Più in generale occorre una strategia integrata di prevenzione e gestione del rischio idrogeologico, dobbiamo imparare a convivere con il rischio, il rischio zero non esiste».

La CNG chiede che venga attuato «Un piano pluriennale di prevenzionee gestione che preveda non soltanto la realizzazione di interventi di tipo strutturale, cioè opere di consolidamento, arginature, briglie, vasche ecc., ma anche una serie di azioni ed interventi non strutturali. Aggiornare i piani per l’assetto idrogeologico e di gestione delle alluvioni perché il territorio è in continua evoluzione, intensificata anche dai cambiamenti climatici in atto. Adeguare la pianificazione urbanistica comunale, in modo da non continuare a costruire in aree pericolose ed attuare dunque uno sviluppo compatibile e sostenibile con l’assetto geologico del territorio. Delocalizzare le strutture dalle aree a rischio, recentemente in Campania un importante riferimento è la Legge regionale del 10 agosto 2022 numero 13, che favorisce ed incentiva la delocalizzazione di edifici posti in aree a rischio di frana e alluvione. Attuare i presidi territoriali, a supporto dei sistemi locali di protezione civile, per monitorare l’evoluzione del territorio insieme ai sistemi strumentali di monitoraggio e di allerta, al fine di tutelare in primis l’incolumità delle persone. Attuare i piani di Protezione Civile, soprattutto nella fase che precede l’evento al fine di ridurre il danno, soprattutto in termini di salvaguardia della vita umana. Informare la cittadinanza così da determinare popolazioni più resilienti. I cittadini devono essere messi a conoscenza dei possibili scenari di rischio che si possono verificare durante le emergenze e delle azioni e comportamenti che devono porre in essere per evitare di mettere a rischio la propria incolumità e quella degli altri. Occorre infine la manutenzione del territorio che deve riguardare non solo fiumi e torrenti ma anche i terreni presenti sui versanti, prevedendo incentivi economici per i privati nella realizzazione di opere di manutenzione e di sistemazione che migliorerebbero le condizioni di stabilità e di assetto del territorio stesso».

Alessandro Miani, presidente la Società italiana di medicina ambientale (Sima), concorda con l’analisi climatica del Cigno Verde:  «Tra record di caldo, acquazzoni intensi, grandinate, trombe d’aria e alluvioni, l’impatto del cambiamento climatico è sotto gli occhi di tutti e i dati sull’accelerazione di questi fenomeni sono sempre più preoccupanti. I cambiamenti climatici hanno infatti la capacità di influenzare l’intensità e il numero dei fenomeni meteorologici, rendendoli dunque più pericolosi e distruttivi. L’anomala distribuzione delle precipitazioni (in riduzione entro una forbice compresa tra il 10 e il 60%) sta prendendo sempre più la forma di eventi estremi concentrati in autunno-inverno, talora associati ad uragani mediterranei: 60 negli ultimi 40 anni, ma con previsioni di 3 nuovi eventi annui. A causa nostra nubifragi, alluvioni, trombe d’aria e cicloni in futuro saranno più numerosi e distruttivi. Come Sima condividiamo la linea dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, secondo cui qualsiasi azione che vada nella direzione di ridurre le emissioni climalteranti è da considerarsi anche un positivo intervento di sanità pubblica e chiederemo al prossimo Governo di rimettere al centro del nuovo programma il rispetto degli Accordi di Parigi sottoscritti dall’Italia e nell’ambito della Zero Pollution e Forest Strategy europee, a cominciare dal lancio di una grande e capillare campagna di riforestazione da realizzarsi senza ritardi da parte di Regioni e Comuni. L’obiettivo di medio termine dovrebbe essere quello di piantare 350 miliardi di alberi nel mondo per ridurre del 10% la CO2 a livello globale. Occorre poi approvare quanto prima il Piano nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici (Pnacc) fermo al 2018 e rimasto nascosto in un cassetto del Ministero senza mai vedere la luce. Eppure, l’analisi del rischio e le proposte di intervento divise per 18 settori contenute nel documento sarebbero state di grande aiuto per orientare le politiche nazionali in materia».