La nuova estate italiana: caldo e in media 11 fra tornado, grandinate e tempeste al giorno

Ma le bombe d’acqua non dissetano il territorio, e calano le riserve idriche disponibili

[2 Agosto 2019]

Se in Italia il 2017 è stato l’anno più siccitoso (almeno) dal 1800, e il 2018 il più caldo da oltre due secoli, il 2019 prosegue nel segno dei cambiamenti climatici e l’estate in corso sta offrendo un ottimo esempio delle ricadute meteorologiche che questo comporta: dall’inizio della stagione si contano in Italia in media 11 fra tornado, grandinate e tempeste di vento e pioggia al giorno, il 75% in più rispetto all’anno scorso.

È quanto emerge dalla nuova analisi della Coldiretti su dati Eswd in merito all’ultima ondata di maltempo che ha colpito a macchia di leopardo il nord Italia causando milioni di euro, di danni mentre il centro sud soffoca dal caldo: «Si sta verificando una tendenza alla tropicalizzazione che – argomenta la più grande organizzazione agricola europea – si evidenzia con una più elevata frequenza di manifestazioni violente, grandine di maggiore dimensione, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal sole al maltempo che compromettono le coltivazioni nei campi con danni per oltre 14 miliardi di euro in un decennio. Una anomalia climatica evidente nel corso del 2019, che è stato segnato da primi mesi dell’anno particolarmente siccitosi ai quali ha fatto seguito un maggio freddo e bagnato, un mese di giugno al secondo posto tra i più caldi e un mese di luglio segnato da tempeste nella prima metà alle quali sono seguiti giorni di gran caldo, e ora il ritorno del maltempo al Nord».

Un’estate segnata dunque dalla pioggia a macchia di leopardo, ma che non porta buone notizie neanche sul fronte siccità: «Le “bombe d’acqua” non dissetano il territorio, e calano le riserve idriche», osservano dall’associazione nazionale dei Consorzi di bonifica (Anbi). È il Po, il principale fiume italiano, l’osservato speciale di questa estate 2019: nel suo tratto emiliano e veneto il Po è largamente al di sotto non solo della media stagionale, ma anche della portata dello scorso anno.

Per quanto riguarda invece gli altri fiumi del Nord restano rassicuranti le portate dell’Adige in Veneto e del Tanaro in Piemonte, regione dove invece Dora Baltea e Stura di Lanzo sono sotto le portate di un anno fa; sotto media sono anche i fiumi Savio e Secchia in Emilia Romagna. Fra i grandi bacini del Nord continua la discesa verticale del livello del lago di Como, ora al 32,9% del suo riempimento; si attesta, invece, al 35% il lago di Iseo, mentre scende sotto la media stagionale anche il lago Maggiore. Continua invece a godere di buona salute idrica il lago di Garda. Osservando invece le altre regioni d’Italia dall’Anbi segnalano il forte calo delle riserve idriche in Puglia, dove in una sola settimana sono stati utilizzati circa 15 milioni di metri cubi d’acqua; migliore, rispetto allo scorso anno, è invece la situazione del lago di Bracciano, oggi comunque a -137centimetri sullo zero idrometrico.

«La situazione va tenuta sotto controllo, in vista soprattutto dell’atteso caldo d’agosto, ma i bacini ed i principali contenitori idrici stanno facendo il loro lavoro – commenta Francesco Vincenzi, presidente dell’Anbi – Per questo è necessario aumentarne il numero, incrementando l’attuale capacità di trattenere solo l’11% della pioggia, che cade annualmente sull’Italia ed arricchendo così la resilienza dei territori di fronte ai cambiamenti climatici».

Nel frattempo però il trend delle temperature è tutt’altro che favorevole: il caldo del mese di giugno è continuato anche a luglio, generando lunghi periodi con alte temperature e picchi al di sopra della media (affievoliti soltanto da alcuni repentini abbassamenti, che tuttavia non hanno raffrescato il clima) e che hanno incrementato l’esigenza idrica del territorio. Le medie sul periodo hanno evidenziato  valori prossimi ai massimi storici, rendendo soprattutto nelle pianure, nelle aree vallive e nelle città l’effetto caldo molto amplificato. Le alte temperature registrate (tra +1 e +2 gradi sulle medie del periodo), oltre a provocare una forte evapotraspirazione, favoriscono fenomeni, che potrebbero ripercuotersi sulla qualità delle acque, quale, ad esempio, la proliferazione delle alghe  anche se, al momento, il livello di rischio per i pesci, gli anfibi e gli habitat risulta contenuto. In compenso le alte temperature dell’ultimo mese hanno quasi del tutto azzerato il surplus di neve che insisteva su tutto l’arco alpino, facendo tornare i valori nella media del periodo.