La neve è presente due settimane in meno nelle aree montane rispetto al 1982

Nuovo studio di Eurac Research conferma le tendenze globali negative

[21 Settembre 2022]

Dopo un’estate con siccità record seguita da bombe d’acqua di violenza e intensità rare, sperando in un inverno con precipitazioni abbondanti ma “sostenibili”, in nuovo studio  “Overall negative trends for snow cover extent and duration in global mountain regions over 1982–2020”, pubblicato su Scientific Reports  dalla fisica Claudia Notarnicola, vicedirettrice dell’Istituto per l’osservazione della Terra di Eurac Research, traccia un bilancio sconfortante degli ultimi decenni, dal quale emerge che «Tra il 1982 e il 2020 il periodo di copertura nevosa nelle aree montane di tutto il mondo è diminuito in media di circa 15 giorni in un anno. Le Alpi sono in linea con la media: la riduzione oscilla tra i 10 e i 20 giorni».

Nonostante tutto questo in qualche Regione italiana, anche sull’Appennino, si continua ad investire in nuovi impianti sciistici invece che su un turismo montano che tenga conto  del cambiamento climatico che ha già cambiato volto e stagioni delle montagne italiane.

Due anni fa un primo studio sulla copertura nevosa globale realizzato dalla Notarnicola annunciava nel 78% delle aree di montagna con variazioni significative la neve era diminuita nei 20 anni recedenti. Per irrobustire le sue osservazioni, nel nuovo studio la ricercatrice di Eurac Research  ha esteso al 1982 l’inizio della raccolta dei dati, che coprono così un periodo di 38 anni, fino al 2020. Lo studio si è avvalso di un approccio ibrido: ha unito le serie storiche di dati satellitari MODIS, con una risoluzione di 500 metri ma disponibili solo dal 2000, e modelli matematici. La Notarnicola evidenzia: «Ho scelto come base un modello globale della Nasa già molto valido e l’ho ulteriormente affinato. Per il periodo in cui coesistevano i dati del modello e le immagini satellitari più precise ho potuto infatti calibrare meglio il modello grazie alle cosiddette ‘reti neurali artificiali’, cioè un sistema di calcolo che rientra negli strumenti dell’intelligenza artificiale».

La Notarnicola conclude: «Purtroppo non ci sono smentite delle tendenze, ma solo conferme. Con poche eccezioni, i dati sia sulla estensione sia sulla durata della copertura nevosa sono in netta diminuzione”. In particolare, sono in media 15 in meno i giorni in cui la neve rimane al suolo, con picchi di 20 o addirittura 30 giorni in meno nelle province occidentali del Canada. La copertura è diminuita in totale del 4%, che moltiplicata per l’estensione delle aree interessate dalle tendenze negative dà numeri allarmanti. I pochi dati in controtendenza non sono certo incoraggianti. Per esempio agli inizi degli anni ‘80 l’eruzione del vulcano messicano El Chichon ha provocato un lieve raffreddamento che ha contrastato la diminuzione della neve, ma si è trattato di un fenomeno circoscritto nel tempo. In generale in questi 38 anni di analisi si registrano anche aumenti sia nella copertura sia nei giorni di neve (in azzurro/blu in figura 2). Riguardano per esempio alcune zone dell’Asia Centrale e alcune valli degli Stati Uniti. Non ci sono spiegazioni concordi per questi fenomeni, ma potrebbe trattarsi di altri effetti dei cambiamenti climatici, per esempio variazioni nelle correnti e nei venti o specifiche condizioni microclimatiche. In ogni caso, si tratta di eccezioni in un contesto globale molto negativo».