La crisi dei mega-incendi in un mondo sempre più caldo

Rapporto Unep GRID-Arendal: imparare a convivere con gli incendi e ridurre i danni a natura e persone

[10 Marzo 2022]

Negli ultimi anni i mega-incendi, diventati sempre più comuni, hanno distrutto alcuni dei paesaggi più iconici del mondo, come la costa australiana o le foreste pluviali del Brasile, colpendo direttamente e indirettamente milioni di persone e una miriade di habitat in tutto il mondo.

Il novo rapportoSpreading like Wildfire”, pubblicato da United Nations environment programme (Unep) e GRID-Arendal, evidenzia che «Nel 2021, le temperature record hanno aumentato la frequenza e l’intensità degli incendi e dei rischi associati per la salute umana e ambientale».

Uno degli autori del rapporto, l’australiano Andrew Sullivan della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO), sottolinea che «Dobbiamo comprendere meglio la natura della minaccia in ciascuna località e sviluppare strategie e politiche di riduzione del rischio di incendi più efficaci. Dobbiamo anche accettare che, indipendentemente da ciò che facciamo, ci sarà sempre un rischio residuo con cui dovremo imparare a convivere». Anche agendo urgentemente, si prevede che a livello globale il numero di incendi boschivi aumenterà del 50% entro la fine del secolo.

Durante la crisi degli incendi del 2019-2020 in Australia, quasi 3 miliardi di animali sono stati uccisi o sono fuggiti f dai loro habitat, mentre l’intera popolazione di 100 specie vegetali è stata bruciata. In Brasile, nel 2020 gli incendi hanno raggiunto il massimo in un decennio, mentre il Nepal nel 2021 ha subito una delle peggiori stagioni di incendi mai registrate.

L’Unep spiega che «Le minacce indirette includono problemi di salute associati a fumo, smog e emissioni di gas serra dai territori bruciati. Questi fattori possono anche causare blocchi delle attività di imprese, scuole e sistemi di trasporto. Secondo il rapporto, «Complessivamente, i costi finanziari superano di gran lunga tutte le spese per la gestione degli incendi. La riduzione al minimo di queste minacce e costi richiede che i governi spostino l’attenzione sulla pianificazione, la prevenzione e la preparazion. Comunemente, più della metà delle spese relative agli incendi sono per la risposta, mentre la pianificazione riceve in genere solo lo 0,2% del budget totale». Per questo, come punto di partenza per gestire le minacce dirette e indirette degli incendi, Unep e GRID-Arendal propongono di «Riconfigurare la spesa in 1% per la pianificazione, 32% per la prevenzione, 13% per la preparazione, 34% per la risposta e fino al 20% per il ripristino».  .

Dal rapporto arriva anche la conferma che «I cambiamenti causati dall’uomo al clima, alla gestione del territorio e alla demografia stanno alimentando le fiamme, provocando una combinazione di fulmini secchi, siccità, umidità inferiore, venti più forti e temperature più calde che possono prolungare le stagioni degli incendi naturali».

Un’altra autrice del rapporto, Imma Oliveras dell’università di Oxford, fa notare che «Gli incendi a cui stiamo assistendo negli ultimi anni sono eventi di enorme intensità ed energia, con un’estrema capacità di distruzione. Abbiamo profondamente alterato sia il clima che i territori in cui si verificano gli incendi, quindi attualmente sono più intensi degli incendi naturali».

Gli incendi si verificano sempre più spesso anche in aree precedentemente non colpite, come le foreste pluviali, il permafrost e le paludi delle torbiere. Russia, Tibet, India settentrionale, Artico e Amazzonia sono tra le recenti vittime di incendi  record. Secondo Johannes Kieft, un autore del rapporto, responsabile REDD+ Unep in Indonesia, «Questo è causato da un maggiore utilizzo di questi ecosistemi per l’agricoltura o lo sfruttamento minerario, in combinazione con il riscaldamento globale».

Ma gli impatti degli incendi non si esauriscono una volta spento l’ultimo focolaio: «Il dannoso matrimonio tra habitat carbonizzati e fumo persistente è un notevole pericolo per la salute umana e ambientale – avverte l’Unep – Le stime degli studi in 749 città in 43 Paesi suggeriscono che il fumo degli incendi e l’inquinamento atmosferico provocano oltre 33.000 morti all’anno e hanno un impatto sulla salute di centinaia di migliaia di persone».

Sullivan ricorda che «L’area effettivamente bruciata è spesso relativamente piccola rispetto all’area totale su cui un incendio può avere un impatto. Ad esempio, il fumo di un incendio di 10.000 ettari potrebbe colpire le persone che vivono in un’area  che è da 10 a 15 volte superiore, persone che potrebbero non vedere nemmeno le fiamme».

Nel 2015, in Indonesia lo smog degli incendi ha provocato 19 morti e oltre 500.000 casi di infezioni respiratorie acute. I sistemi sanitari in molte aree sono scarsamente attrezzati per gestire crisi sanitarie di questa portata e in Indonesia lo smog degli incendi ha anche costretto 5 milioni di bambini a saltare la scuola.

Uno dei co-autori del rapporto, Mike Flannigan, capo ricercatore alla Thompson Rivers University, ha detto che «I danni all’ecosistema causati dagli incendi possono amplificare l’impatto degli eventi naturali. Le grandi tempeste nel nord-ovest del Canada e negli Stati Uniti alla fine del 2021 hanno causato vittime, evacuazioni e blocchi dei trasporti e i danni causati dagli incendi dell’estate precedente sono stati un probabile fattore scatenante. Vediamo le immagini di quelle aree che sono state attraversate da un incendio: ci sono  smottamenti di fango, colate di detriti perché non c’è vegetazione che assorbe l’acqua eche le impedisce di  scorrere in discesa. A volte, gli effetti secondari sono cattivi come gli incendi».

Kieft si occupa dei fattori che causano la deforestazione e punta a migliorare la gestione degli incendi nelle torbiere. L’Indonesia ha circa 22,5 milioni di ettari di torbiere e lo scienziato spiega: «Poiché le torbiere comprendono spessi strati di materiale organico parzialmente decomposto, formatosi nel corso di migliaia di anni, quando vengono bruciate rilasciano anidride carbonica, ossido di azoto e metano su vasta scala. Questi gas serra a loro volta rafforzano la crisi climatica, aumentando la probabilità che si verifichino incendi e altri disastri naturali. E’ un circolo vizioso fatto di disboscamento, incendi, emissioni di gas serra e cambiamento climatico».

Gli autori del frapporto sono convinti che non riusciremo a comare il gap tra ricerca, politica e azione dall’oggi al domani, ma dicono anche che «Porre una maggiore enfasi  – e coinvolgimento – sulla ricerca e i modelli predittivi può rafforzare l’efficacia della soppressione degli incendi».

Unep e GRID Arsenal concludono: «Una gestione efficace degli incendi non significherà la totale eliminazione degli incendi. Gli incendi naturali sono una parte essenziale di molti ecosistemi e comunità. Il lavoro di Unep e GRID Arsenal sta aiutando le comunità a essere meglio preparate e a ridurre al minimo i rischi e i danni alla natura, alle persone e al clima, mentre impariamo a convivere con gli incendi».