La bozza di relazione Usa che non piace a Trump: drastici effetti del cambiamento climatico

Il documento che imbarazza l’amministrazione Trump rivelato dal New York Times

[8 Agosto 2017]

Il New York Times ha pubblicato la bozza dell’“U.S. global change research program climate science special report – Third-Order Draft (TOD)” che potrebbe mettere in grande imbarazzo l’amministrazione negazionista climatica di Donald Trump, che ha appena annunciato la decisione di uscire dall’Accordo di Parigi. Infatti il rapporto conferma non solo che il riscaldamento globale è in atto, ma che negli Usa le temperature medie sono aumentate fortemente dagli anni ’80  e che gli ultimi decenni sono stati i più caldi degli ultimi 1.500 anni.

Non a caso il rapporto, redatto da 13 agenzie federali,  aspetta ancora di essere approvato da Trump e non è stato ancora reso pubblico. L’imbarazzante (per Trump e il suo staff di ecoscettici) il documento  evidenzia che la popolazione statunitense sta già subendo gli effetti del cambiamento climatico, smentendo quanto continuano a dire Trump e i suoi segretari e collaboratori, secondo i quali il contributo antropico al riscaldamento globale sarebbe incerto e che la capacità scientifica di prevederne gli  effetti è limitata.

Il New York Times rivela che la bozza di cui è entrato in possesso dice l’esatto contrario: «Le prove del cambiamento climatico abbondano, dall’alta atmosfera alle profondità degli oceani».

Prove documentate da migliaia di studi realizzati da decine di migliaia di scienziati che dimostrano che le attività antropiche, in particolare le emissioni di gas serra, sono «Le principali responsabili dei recenti cambiamenti climatici osservati».

Il New York Times rivela che il rapporto è stato completato quest’anno ed è una special science section di un National Climate Assessment, che ogni 4 anni viene inviato al Congresso. La bozza di rapporto è firmata dalla  National Academy of Sciences Usa, che sta aspettando l’autorizzazione dell’amministrazione Trump per poter renderla pubblicaa.

Katharine Hayhoe, della Texas Tech University, che ha lavorato al rapporto per conto dello stesso governo Trump, ha definito la bozza come uno dei «rapporti  più completi», ma un altro scienziato che ha partecipato alla redazione del rapporto, che ha voluto rimanere anonimo, ha detto al New York Times di essere  molto preoccupato perché teme che un rapporto così imbarazzante per Trump possa essere fatto sparire.

Il rapporto conferma quanto emerso da altri recenti studi: anche se smettessimo subito di scaricare gas serra nell’atmosfera, entro questo secolo il mondo si riscalderebbe di 0,30 gradi Celsius, ma l’aumento reale, se tutto continuerà come vorrebbe Trump, sarà di ben 2° C. Al New York Times fanno notare che «Una piccola differenza nelle temperature globali può fare una grande differenza nel clima: la differenza tra un aumento delle temperature globali di 1,5 gradi e uno di 2 gradi Celsius potrebbe per esempio causare ondate di caldo più lunghe, nubifragi e la disintegrazione più rapida delle barriere coralline.

Tra i risultati più significativi di questa bozza c’è quello che è possibile attribuire gli eventi climatici estremi i cambiamenti climatici. La bozza sposa dunque i nuovi metodi che vengono chiamati “attribution science”, sviluppatisi rapidamente in risposta ai crescenti rischi derivanti dai cambiamenti climatici.

Fino a ieri sera né l’amministrazione Trump né l’Environmental protection agency (Epa) avevano risposto alle domande di chiarimenti avanzate dal New York Times. Eppure l’Epa è una delle 13 Agenzie Usa che devono approvare la bozza di rapporto entro il 18 agosto. Il problema è che l’amministratore dell’Epa, Scott Pruitt, è un notissimo scettico climatico che ha detto pubblicamente che la CO2 non sia la principale causa del riscaldamento climatico.

Di fronte a tutto questo, la comunità scientifica teme davvero che l’amministrazione di Trump possa cambiare o far sparire il rapporto. Ma  Myron Ebell, del Competitive Enterprise Institute, è convinto che anche la pubblicazione del rapporto cambierebbe poco nelle politiche climatiche statunitensi: «Il National Climate Assessment  sembra avere il pilota automatico dato che nessun politico ne ha preso il controllo», riferendosi evidentemente alla sempre più evidente incapacità dell’amministrazione Trump di dare una direzione politica.

La bozza di rapporto conferma che sempre più studi collegano l’influenza antropica  eventi meteorologici estremi e che l’ondata di caldo in Europa nel 2013 e il caldo record in Australia nel 2013  sono episodi che forniscono «prove relativamente forti» che i gas serra sono un fattore artificiale determinante.

La bozza di National Climate Assessment e ritiene «estremamente probabile» che oltre la metà dell’incremento della temperatura media globale dal 1951 ad oggi possa essere collegato all’influenza antropica e fa notare che dagli anni ’60 negli Usa le notti fresche sono diminuite, mentre sono aumentate  la frequenza e la gravità dei giorni caldi. Le ondate di freddo estremo sono diminuite dagli anni ’80, mentre le ondate di caldo estreme sono sempre più comuni.

Ogni territori degli Stati Uniti è stato colpito dal cambiamento climatico e che, a seconda del livello delle emissioni future, potrebbero aumentare da 2,8 a 4,8 gradi Celsius entro la fine del secolo. Mentre negli usa le precpitazioni annuali medie sono aumentate di circa il 4 per cento dall’inizio del XX secolo, aree del il sud-ovest e il sud-est Usa stanno sperimentando siccità devastanti, mentre le pianure meridionali e il Midwest sono sempre più umide.

La bozza di rapporto evidenzia che l’aumento delle temperature superficiali aeree e terrestri è spaventosamente veloce in Alaska e nell’Artico: 2 volte più della media globale e evidenzia: «E’ molto probabile che il tasso accelerato del riscaldamento dell’Artico avrà una conseguenza significativa per gli Stati Uniti a causa di un processo di accelerazione della fusione del ghiaccio terrestre e marino che sta portando a cambiamenti nell’oceano, compreso l’aumento del livello del mare, che minacciano le nostre comunità costiere».