Ispra, le emissioni di gas serra italiane sono cresciute anche nell’ultimo trimestre

«L’aumento segnalato è principalmente dovuto ai settori dei trasporti (1,3%) e del riscaldamento (3,1%)»

[30 Agosto 2018]

L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) ha recentemente aggiornato l’analisi trimestrale dei climalteranti immessi in atmosfera dall’Italia, secondo la quale «nel secondo trimestre del 2018 la stima tendenziale delle emissioni dei gas serra prevede un leggero aumento rispetto all’anno precedente, pari allo 0,2% a fronte di una maggiore crescita del Pil (1,1%)». Le emissioni nazionali sembra dunque continuino a crescere, nonostante gli impegni internazionali siglati a tutela del clima.

«L’aumento segnalato – argomentano dall’Ispra – è principalmente dovuto ai settori dei trasporti (1,3%), per un maggior consumo di gasolio per il trasporto su strada (2,8%) e del riscaldamento (3,1%). La produzione di energia registra, invece, una riduzione (-2,1%) dovuta prevalentemente alla sostituzione del carbone con il gas naturale». Per questo rimane fondamentale – come anche per la lotta all’inquinamento atmosferico – sviluppare in primis politiche per una mobilità più sostenibile da una parte, e impiegare fonti rinnovabili e più pulite per la climatizzazione degli edifici (ad esempio, attraverso gli usi diretti delle risorse geotermiche di cui il nostro Paese è ricco).

Sembra sia andato meglio invece il primo trimestre dell’anno. Secondo le stime Ispra in questo periodo «si può notare un disaccoppiamento tra la tendenza del driver economico, il Pil +1,4%, e le emissioni tendenziali, la cui stima registra una riduzione pari allo -0,1%».

È comunque bene sottolineare che in entrambi i casi si tratta di dati preliminari. La stima trimestrale delle emissioni di gas serra prodotta dall’Ispra fornisce la variazione annuale tendenziale, cioè la variazione rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente – considerando che ad oggi anche le emissioni di gas serra relative al 2017 sono soltanto stimate, e non promettono bene –, e si basa principalmente sulla stima delle emissioni di biossido di carbonio (CO2) collegate ai consumi energetici, che di per sé è in grado di fornire una stima su circa i quattro quinti del totale di gas serra emessi. Come specifica lo stesso Istituto, il processo di stima trimestrale di CO2 si discosta dalla metodologia adottata a livello Ipcc descritta nel National inventory report 2018 per l’Italia, e si propone piuttosto di serra si propone di verificare la dissociazione tra attività economica e pressione sull’ambiente naturale.

Da questo punto di vista il primo trimestre italiano del 2018 sembra essersi mosso su binari più virtuosi: le stime mostrano come alla crescita del Pil si sia affiancata una riduzione (pur minima, -0,1%) nelle emissioni tendenziali, realizzando così un disaccoppiamento assoluto (che si verifica quando la variabile ambientale è stabile o decrescente e contestualmente la variabile economica aumenta). Nel secondo trimestre italiano s’intravede un disaccoppiamento solo relativo: i nostri gas serra sono comunque aumentati, anche se a un tasso di crescita inferiore rispetto a quello del Pil. Ma non è questo che interessa al pianeta.