Irlanda: la Corte suprema ordina al governo di rivedere la sua politica climatica insufficiente

Gli ambientalisti: una sentenza storica che avrà conseguenze significative sia a livello nazionale che internazionale

[3 Agosto 2020]

Il 31 luglio, la Corte suprema dell’EIre ha ordinato con una sentenza al governo irlandese di rivedere drasticamente i suoi piani di riduzione delle emissioni di gas serra perché sono  «ben al di sotto» di quel che è necessario per far fronte agli impegni presi dall’Irlanda sul clima, che devono essere sostituiti con una strategia molto più ambiziosa.

Il caso è stato portato di fronte alla Corte suprema da Friends of the Irish Environment, per conto di 20.863 cittadini irlandesi che accusavano il governo dell’Eire e l’Attorney General irlandese e si tratta del  primo caso del suo genere in Irlanda. Tessa Khan, un avvocato di Urgenda Foundation, ha detto che la sentenza è «Assolutamente storica. E’ solo la seconda volta che la corte suprema di un Paese ritiene che una politica nazionale sul clima non sia abbastanza ambiziosa. A dicembre, Urgenda ha ottenuto una vittoria storica contro il governo olandese».

Secondo Friends of the Irish Environment si tratta di una sentenza rivoluzionaria: «La Corte suprema ha stabilito che il piano del governo irlandese di ridurre le crescenti emissioni di gas non è sufficiente. Il National Mitigation Plan del 2017 è stato ritenuto illegale dalla Corte suprema perché il piano non ha specificato il modo in cui si propone di raggiungere l’obiettivo di transizione nazionale, come richiesto dal Climate Act 2015. Questo caso emblematico ha dimostrato che i governi di tutto il mondo possono essere e saranno ritenuti responsabili in tribunale per i loro obblighi legali di agire sulla crisi climatica».

La sentenza della Corte suprema dimostra che la politica e i meccanismi di responsabilità dell’Irlanda per garantire un’adeguata azione climatica non sono adeguati alla sfida che il modo ha di fronte e Oisin Coghlan, direttore di Friends of the Earth Ireland ha ricordato che «Il governo aveva già l’obbligo scientifico, politico e morale di intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni climalteranti. Ora la Corte suprema ha stabilito che ha anche un obbligo legale. Abbiamo bisogno di maggiori riduzioni delle emissioni e abbiamo bisogno di politiche e misure specifiche per realizzarle. Anche le riduzioni delle emissioni devono essere fatte in modo equo: il problema un’azione climatica più rapida ed equa è appena diventato molto più forte. I cittadini irlandesi non avrebbero dovuto andare in tribunale per proteggersi dagli impatti climatici. Non avremmo dovuto ricorrere ad azioni legali per far sì che il governo mantenga le proprie promesse. Non dovrebbe essere arrivato a questo. L’era delle promesse non mantenute sull’azione climatica deve finire oggi. Occorre ora introdurre meccanismi per garantire una rapida riduzione delle emissioni a breve termine. Una legge sul clima più forte nei primi 100 giorni del governo – con ambiziosi budget di carbonio di 5 anni – è essenziale. Abbiamo tutti un grande debito di gratitudine nei confronti di Friends of the Irish Environment, che ha sostenuto il caso per testare la forza del Climate Action Act 2015 e per convincere il governo irlandese a spiegare il fallimento della politica climatica e della sua leadership politica. Di conseguenza, l’ultima scusa del governo per la dilazione e il ritardo è sparita. E’ tempo di agire».
Gli Avvocati del governo irlandese non hanno negato l’importanza di affrontare il cambiamento climatico, ma hanno sostenuto che lo Stato non è obbligato a rispondere ai cambiamenti climatici e che «anche una riduzione del 25% delle emissioni entro il 2020 provocherebbe una estrema alterazione” della società irlandese».

La Corte suprema ha ribattuto che gli obiettivi sulle emissioni di gas serra sono stabiliti nella legislazione e che «Quella che una volta avrebbe potuto essere una politica è diventata legge in virtù della promulgazione del 2015 Act».

Il portavoce di Climate Case Ireland Clodagh Daly, ha definito la sentenza «Davvero o significativa. La sentenza unanime di 7 giudici della Corte suprema ha definito chiaramente che il governo non può stabilire impegni a lungo termine senza mostrare come saranno raggiunti a breve termine. Il governo deve fare passi avanti. Ha l’obbligo legale di farlo. Il dibattito pubblico sui cambiamenti climatici è cambiata in modo significativo da quando Climate Case Ireland ha preso il via tre anni fa. Il governo di coalizione entrante ha promesso di fissare obiettivi annuali di riduzione delle emissioni e di rafforzare l’obiettivo del 2050 fino a net zero. Ci sono alcuni nuovi obiettivi interessanti che sono stati concordati dalla coalizione; è bello vedere che questo dibattito è in corso. Ma alla fine dobbiamo vedere riduzioni delle emissioni a breve termine. Con il nuovo governo il diavolo sarà nei dettagli. Quel che è significativo è che l’Irlanda contribuisce sproporzionatamente alla crisi climatica, ma abbiamo i mezzi per condurre la transizione, finora pericolosamente attesa, verso una società low-carbon».

Il ministro irlandese per l’azione climatica, Eamon Ryan del Green Party  – che governa in coalizione con il centro-destra del Fianna Fáil e del Fine Gael  –  ha accolto con favore la sentenza e si è congratulato con Friends of the Earth Ireland: «Dobbiamo utilizzare questa sentenza per innalzare la nostra ambizione, potenziare l’azione e garantire che il nostro futuro condiviso offra una migliore qualità della vita per tutti».

La decisione della Corte è stata accolta favorevolmente dall’opposizione di sinistra del Sinn Féin – diventato primo Partito alle ultime elezioni irlandesi – e il suo portavoce per l’azione climatica Darren O’Rourke ha sottolineato che  «Ora è stata data un’opportunità al governo di presentare un piano ambizioso e dettagliato, radicato nella giustizia climatica, che aiuterà la transizione verso un’economia a low-carbon. Quando il Piano nazionale di mitigazione è stato pubblicato nel 2017, Sinn Féin ha affermato che si trattava di una ripetizione di impegni precedenti, provo di dettagli e non di nuove idee e non avrebbe garantito che lo Stato rispettasse i suoi obblighi internazionali in materia di riduzione di emissioni. Ora il giudizio della Corte Suprema ribadisce quella posizione, annullandolo a causa della mancanza di dettagli. Avevamo invitato l’ultimo governo a rivedere radicalmente il piano nazionale di mitigazione e a prendere sul serio il raggiungimento dei suoi obiettivi di emissioni. Sfortunatamente, non hanno ascoltato noi, le ONG o gli esperti del settore e hanno proseguito con un piano del tutto inadeguato. Voglio elogiare Friends of the Irish Environment per aver portato in tribunale questo importante caso che ha evidenziato l’approccio molle dei governi successivi alla più grande minaccia che tutti noi affrontiamo, i cambiamenti climatici. Sono stati sprecati anni. Quindi, il ministro deve agire con urgenza su questa sentenza  e presentare un nuovo piano dettagliato e ambizioso, radicato nella giustizia climatica, che illustri come lo Stato passerà a un’economia low-carbon».