Inondazioni, guerra e Covid-19 spingono il Sud Sudan verso la fame estrema

Mozambico: i combattimenti provocano oltre 500.000 sfollati nel nord

[21 Dicembre 2020]

Fao, Unicef e World food Programme (Wfp) hanno chiesto che sia consentito l’accesso umanitario immediato alla contea di Pibor, nel Sud Sudan orientale, dove le persone stanno affrontando livelli catastrofici di fame, Le tre agenzia Onu, insieme alle ONG umanitarie, stanno aumentando le iniziativ e per salvare vite umane ed evitare un collasso totale dei mezzi di sussistenza in aree difficili da raggiungere.

Meshack Malo, rappresentante della Fao nel Sud Sudan. Ha lanciato un drammatico allarme: «Chiediamo a tutte le parti di fermare la violenza e di garantire un accesso umanitario sicuro al fine di evitare che una situazione già disastrosa si trasformi in una vera e propria catastrofe».

Secondo il nuovo rapporto Integrated Food Security Phase Classification (IPC) dell?unu, «Da aprile a luglio 2021, circa 7,24 milioni di persone, ovvero il 60% della popolazione del Paese, dovranno affrontare uno stato di crisi alimentare ufficiale o un peggioramento dell’insicurezza alimentare acuta».

Secondo la vicedirettrice del Wfp, Makena Walker, «Il prossimo anno sarà estremamente difficile, ma siamo determinati a fare tutto il possibile per raggiungere più persone per periodi di tempo più lunghi«.

Il frapporto IPC stima che «Tra ottobre e novembre, 6,5 milioni di persone in Sud Sudan hanno affrontato una grave insicurezza alimentare acuta» e due recenti rapporti indipendenti pubblicati dall’IPC Global Support Unit avevano indicato che «Decine di migliaia di persone rischiano di affrontare condizioni di carestia a Jonglei, nella contea di Pibor, dove molte famiglie stanno vivendo alti livelli di malnutrizione acuta e persino di morte».   L’analisi indipendente ha anche scoperto che anche alcune comunità nelle contee di Akobo, Aweil South, Tonj East, Tonj North e Tonj South stanno affrontando condizioni catastrofiche.

La Walker ha sottolineato che «Il Wfp è estremamente preoccupato per il numero crescente di persone che soffrono di  mancanza di cibo e nutrizione sufficienti a causa dell’intensificazione dei conflitti, delle inondazioni senza precedenti e degli alti prezzi dei prodotti alimentari».

Nel frattempo, secondo il rapporto IPC, si prevede che nel 2021 a Pibor circa 1,4 milioni di bambini tra i 6 mesi e i 5 anni di età saranno gravemente malnutriti, Questo comprende 313.000 bambini che soffrono di malnutrizione acuta grave e più di un milione di malnutrizione da moderata ad acuta.  Il rappresentante dell’Unicef per il Sud Sudan, Mohamed Ayoya, evidenzia che «Questi bambini hanno bisogno di cure urgenti per evitare che muoiano. I dati non ci lasciano dubbi sul senso di urgenza per tutti noi – governo, comunità di donatori e attori umanitari – per unire le forze e garantire a tutti questi bambini il trattamento di cui hanno bisogno». Inoltre, 483.000 donne incinte o che allattano sono gravemente malnutrite e necessitano di cure. Ayoya ricorda che «Quest’anno, l’Unicef ha curato 170.000 bambini affetti da malnutrizione acuta grave, con un tasso di recupero del 94% e intensificherà ulteriormente i suoi interventi a sostegno del trattamento terapeutico e dei centri di stabilizzazione nelle contee più colpite per proteggere e salvare la vita dei bambini. Allo stesso tempo, dobbiamo investire di più in azioni per evitare che i bambini diventino malnutriti».

Negli ultimi due mesi, il Wfp ha esteso l’assistenza alimentare a quasi 80.000 persone a Pibor e ha iniziato a estendere gli aiuti alle aree di grave insicurezza alimentare e ad altre aree a rischio.  La Fao ha dato la priorità alle comunità agricole e agro-pastorali per aiutare ad aumentare la loro produzione e preservare il loro sostentamento.  Tra le altre cose, quest’anno ha aiutato oltre 100.000 famiglie di contadini a coltivare il proprio cibo fornendo loro semi e ha vaccinato e curato più di 5 milioni di animali, a vantaggio di 164.000 famiglie.

In un altro Paese africano colpito recentemente da devastanti cicloni e alluvioni, il Mozambico,  l’United Nations High Commissioner for Refugees (Unhcr) ha denunciato che «Gli attacchi di gruppi armati nelle province di Cabo Delgado, Nampula, Zambezia e Niassa hanno provocato lo sfollamento di oltre 530.000 persone, molte delle quali sono state costrette a spostarsi più volte. La maggior parte delle famiglie colpite ha cercato rifugio nei quartieri meridionali più sicuri della provincia di Cabo Delgado, dove circa il 90 % degli sfollati è accolto dalle comunità ospitanti.

Il portavoce dell’Unhcr, Babar Baloch, ha detto che «La situazione a Cabo Delgado è quella di una crisi di protezione per oltre mezzo milione di civili in fuga, con diffuse segnalazioni di violazioni dei diritti umani e disprezzo del diritto internazionale umanitario,  L’accesso ad alcune aree della provincia rimane limitato a causa della violenza, dell’insicurezza e della stagione delle piogge, con le comunità tagliate fuori dai servizi di base per mes».

Dall’inizio del conflitto nel 2017 – scatenato dalle milizie islamiste Al Shabaab  s- ono state uccise più di 2.000 persone. Nelle violenze sono state saccheggiate e bruciate case, d sono state separate famiglie e sono stati gravemente danneggiati centri sanitari e scuole.

L’Unhcr ricorda che «Le province colpite soffrivano già di alti livelli di fame e malnutrizione. Tuttavia, la situazione si è rapidamente deteriorata, con oltre 900.000 persone che ora devono affrontare livelli di crisi o emergenza di insicurezza alimentare» e Baloch.ha avverito che «Ci sono serie indicazioni che questa crisi potrebbe estendersi oltre i confini del Paese. Le persone sono state costrette a fuggire dalle loro case con pochi beni, nella maggior parte dei casi senza la loro i ,loro documenti di identificazione e civili, aumentando ulteriormente la loro vulnerabilità. La situazione delle donne e delle ragazze è particolarmente preoccupante. Alcune donne e ragazze sono state rapite, costrette a sposarsi, in alcuni casi violentate o sottoposte ad altre forme di violenza sessuale. La popolazione sfollata rimane significativamente vulnerabile alla violenza di genere».

Le agenzie Onu presenti sul campo hanno sostenuto le comunità colpite e lavorano per garantire il rispetto dei principi umanitari internazionali di base.   I team di protezione dell’Unhcr stanno monitorando la situazione a Cabo Delgado e in altre province per identificare i bisogni e rispondere alla violenza di genere e ai problemi di protezione. L’agenzia ha anche fornito materiali per ripari, teloni, materassini, coperte, set da cucina, secchi, taniche e lampade solari.

Ma l’area è molto difficile: era già una roccaforte dell’opposizione della Renamo e ostile al regime del Frelimo che governa il Mozambico dall’indipendenza e, dopo la scoperta di importanti giacimenti di gas (con grossi interessi Eni), è diventata un obiettivo delle milizie islamiste che si infiltrano dalla confinante Tanzania e puntano a creare un califfato staccando il nord dal Mozambico cristiano e animista e governato da un partito teoricamente ancora marxista-leninista.

Intanto, l’Onu e i suoi artner umanitari in Mozambico hanno lanciato un appello per 254 milioni di dollari per fornire assistenza e protezione vitale a 1,1 milioni nelle regioni colpite nel 2021.

Myrta Kaulard, coordinatrice umanitaria per il Mozambico, ha concluso: «Con le esigenze in rapido aumento, gli attori umanitari richiedono urgentemente più fondi per aumentare la loro risposta nelle province settentrionali del Paese. Contiamo sul sostegno della comunità internazionale per fornire finanziamenti tempestivi per garantire che le persone in fuga dalla violenza possano accedere ai soccorsi tanto necessari».