Anche la fauna del Parco ha risentito notevolmente dell’ondata di caldo estiva, con una risalita degli animali a quote sempre più alte

Inferno climatico sul Gran Paradiso: il ghiacciao del Grand Etret perde 6 cm al giorno

Gli esiti del monitoraggio condotto dai guardaparco: «L’impatto del cambiamento climatico è oltremodo evidente»

[18 Agosto 2022]

Mentre in Europa serpeggia una siccità che sembra delinearsi come la peggiore da 500 anni, i ghiacciai si trovano in prima fila sul fronte della crisi climatica, come confermano da ultimo i rilievi effettuati dai guardaparco del Gran Paradiso sul ghiacciaio del Grand Etret, in Valsavarenche, che ha perso 3 metri di massa glaciale in poco più di due mesi e mezzo, equivalenti ad una perdita di circa 6 cm al giorno dal 26 maggio al 10 agosto 2022.

Già a fine maggio – informano dal Parco nazionale del Gran Paradiso – l’accumulo di neve medio rilevato sul ghiacciaio era stato di soli 127 cm, valore più basso in assoluto dal 2000, lo stesso si è liquefatto in poche settimane ed è iniziata precocemente la fusione che ha intaccato già notevolmente la massa dello stesso.

Il monitoraggio sui ghiacciai da parte dei guardaparco riprenderà alla fine dell’estate per il rilievo dell’ablazione – ovvero il calcolo del quantitativo di neve e di ghiaccio fusi al termine della stagione estiva – attività che si svolge nel mese di settembre, ma i dati finora raccolti sono già sufficienti ad affermare che «l’impatto del cambiamento climatico è oltremodo evidente. Con le alte temperature registrate nel corso dell’estate anche ad alta quota, il nevato residuo di questo inverno è stato infatti insufficiente, ed è iniziata la fusione di quello che è il cuore del ghiacciaio, la massa glaciale».

E se a cambiare repentinamente è il clima, ad entrare in crisi è l’intero ecosistema: «Oltre ai ghiacciai, anche la fauna del Parco ha risentito notevolmente dell’ondata di caldo estiva, con una risalita degli animali a quote sempre più alte, che ha comportato una diminuzione degli avvistamenti e maggiore difficoltà di osservazione degli stessi durante il giorno. Da studi realizzati nel Parco, anche grazie all’ausilio di radiocollari, è stato notato che gli stambecchi riescono a percepire l’evoluzione delle temperature nel giorno successivo, scegliendo di rimanere poco attivi e in quota se le stesse rimangono alte, per evitare di spendere energie per la termoregolazione, evitando anche di alimentarsi, oppure scendendo di quota se diminuiscono», concludono dal Parco.