Incendi boschivi in Europa: adattamento pervasivo per affrontare il rischio crescente

CMCC: dalla scienza alla governance. «Siamo totalmente immersi nei cambiamenti climatici».

[7 Marzo 2022]

Nel capitolo 13 del  “Climate Change 2022: Impacts, Adaptation and Vulnerability“, il contributo del Working Group II al Sesto Rapporto di Valutazione dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), pubblicato la scorsa settimana, si legge che «In Unione Europea va a fuoco ogni anno una superficie di 400.000 ettari (4.000 km2), l’85% della quale in Europa meridionale, a causa delle condizioni climatiche favorevoli al divampare di incendi. Condizioni determinate da una combinazione di temperatura, precipitazioni, velocità del vento e umidità relativa. E le aree a rischio d’incendio sono previste espandersi in tutta Europa, minacciando la biodiversità e l’assorbimento del carbonio da parte degli ecosistemi forestali e naturali».

L’IPCCC riconosce fin dal fin dal terzo rapporto di valutazione dell’IPCC (2001), gli eventi meteorologici estremi – di cui fanno parte siccità e incendi  – come uno dei 5 motivi di preoccupazione relativi ai cambiamenti climatici e Donatella Spano, dell’università di Sassari e dello Strategic Council del Centro Euro-Mediterraneo sui cambiamenti climatici (CMCC), esperta in materia di analisi e gestione del rischio connesso a incendi boschivi, siccità e cambiamenti climatici, sottolinea che «I dati delle proiezioni future riassunte nei messaggi del Rapporto IPCC appena pubblicato evidenziano un aggravamento dell’impatto della siccità sul Mediterraneo. Questo mette a rischio funzionalità e salute di foreste e boschi, esponendoli ad ulteriori disturbi biotici e abiotici, come gli incendi. Inoltre, si assiste, anno dopo anno, ad un graduale ma inesorabile cambiamento del regime degli incendi. Aumentano sia la lunghezza delle stagioni degli incendi sia quelli che vengono definiti Grandi Incendi Forestali, eventi cioè di proporzioni catastrofiche, con un altissimo impatto sociale, economico e ambientale, sempre più difficili da spegnere a causa delle condizioni meteorologiche estreme che verranno esacerbate dai cambiamenti climatici in atto e futuri.

Il  nuovo report dell’IPCC, che evidenzia il ruolo degli incendi in particolar modo in relazione alla loro capacità di influenzare gli ecosistemi terrestri e le specie viventi, le persone e le loro costruzioni, l’attività economica e la salute, pone un’estrema attenzione sull’adattamento, definito dal Summary for Policymakers come «Il processo di adattamento al clima attuale o atteso e ai suoi effetti al fine di moderare i danni o approfittare delle opportunità vantaggiose».

Vista la grande importanza che sumono gli incendi, Il CMCC, che è il focal point dell’IPCC in Italia, si chiede: «In che termini si può agire al meglio per l’adattamento ai cambiamenti climatici?»

Tra le azioni di adattamento l’IPCC  menziona la gestione degli incendi e delle foreste tra le azioni di adattamento in grado di aumentare la resilienza degli ecosistemi e dei servizi da loro offerti.  Valentina Bacciu, ricercatrice al CNR- IBE e della Fondazione CMCC, spiega che «L’attuale sistema anti-incendi, che è essenzialmente basato sulla lotta attiva, è un sistema che ha dato e dà i suoi frutti in condizioni meteorologiche più o meno miti, con incendi di bassa o media intensità. Ma in condizioni estreme come quelle descritte dal rapporto dell’IPCC, in cui vediamo l’intensificarsi di eventi estremi come, ad esempio, ondate di calore prolungate e siccità, condizioni che favoriscono il propagarsi degli incendi, questo sistema non regge. Purtroppo lo abbiamo già sperimentato nel Mediterraneo, basti pensare all’estate 2021, o al 2017, o ancora nel 2009… I sistemi di lotta attiva, anche i più efficienti, non bastano in queste condizioni».

Gli interventi di lotta attiva contro gli incendi riguardano le strategie d’azione che permettono di intervenire in emergenza al verificarsi di incendi, e comprendono attività di ricognizione, sorveglianza, avvistamento, allarme e spegnimento con mezzi da terra e aerei.

La Spano aggiunge che «In caso di Grandi incendi forestali in condizioni meteorologiche estreme non esistono mezzi che possano essere dimensionati a questi tipi di eventi. Se gli incendi cambiano nel comportamento, dobbiamo cambiare la strategia per governarli. L’attuale gestione del rischio incendi è effettivamente a un bivio e il contesto impone un ripensamento delle strategie di gestione degli incendi rispetto alle attuali, basate essenzialmente sulla lotta attiva. E’ necessario quindi spostare l’attenzione dalla gestione dell’emergenza alla gestione e prevenzione del rischio attraverso approcci che integrino gli obiettivi a breve termine con quelli a medio-lungo termine per rispondere alle sfide climatiche”.

Nel nuovo studio “Towards a systemic approach to fire risk management” pubblicato su Environmental Science & Policy, Bacciu, Spano e Costantino Sirca della Fondazione CMCC e dell’università di Sassari,  propongono «Un nuovo approccio sistemico basato su politiche e azioni indirizzate alla gestione adattativa forestale e territoriale, mirate alla riduzione del rischio e del danno da incendi boschivi e nel contempo all’adattamento degli ecosistemi forestali e naturali ai cambiamenti climatici».

La Bacciu spiega ancora che «Il punto centrale e distintivo della nostra proposta è l’adattamento. E’ necessario considerare che siamo totalmente ‘immersi’ nei cambiamenti climatici. L’adattamento deve perciò essere pervasivo e coinvolgere l’intera governance del territorio, non solo le strategie per mitigare i rischi e preservare la salute degli ecosistemi. L’adattamento deve diventare l’elemento trasversale di ogni politica e strategia, ed è necessario che le varie politiche, da quella urbanistica a quella climatica, passando per quelle rivolte alla prevenzione e gestione degli incendi, si integrino fra loro. Nella nostra proposta riconosciamo, tra i vari strumenti e metodologie decisionali, la gestione adattiva e la governance adattiva come approcci verso la gestione olistica, integrata e sostenibile di complessi problemi ambientali, che possano mediare gli interessi di più stakeholder. Inoltre, riteniamo che sia di fondamentale importanza promuovere la pianificazione della resilienza attraverso il coinvolgimento della comunità e il processo sociale, riformulando così il rapporto tra fuoco e società attraverso un processo decisionale più collaborativo».

Sirca ricorda che «Nella prevenzione, “integrazione” è la parola chiave, perché permette di andare oltre all’attuale approccio settoriale e verso un approccio multisettoriale, multidisciplinare e multilivello, lavorando a vari livelli politici e amministrativi. In questa prospettiva, la gestione degli incendi è un obiettivo che si può raggiungere attraverso una maggior cura del territorio e un maggiore coinvolgimento delle comunità, che non rappresenta più solo un elemento da evacuare in condizioni di criticità, ma un attore in grado di contribuire a fare prevenzione nel territorio in cui vive, in un processo di governance capace di bilanciare benefici, costi e compromessi».

La Spano conclude: «L’approccio proposto intende contribuire a superare l’attuale gestione e a breve termine a favore di una prospettiva sostenibile a lungo termine, che promuova un territorio a mosaico multifunzionale, resistente e resiliente agli incendi basato sui processi di sviluppo sostenibile».