In Italia si accentua il disequilibrio idrico tra le aree. I cambiamenti climatici incalzano

ANBI: bisogna accelerare su investimenti e infrastrutture a servizio del territorio

[16 Ottobre 2020]

Secondo l’Associazione nazionale dei consorzi per la gestione e la tutela del territorio e delle acque Irrigue (ANBI), «Se al Nord è tornato lo spettro delle alluvioni, accentuato dalla violenza degli eventi meteo indotti dai cambiamenti climatici, al Sud sembra inarrestabile la decrescita delle riserve idriche, nonostante la fine della stagione irrigua. Sono praticamente “a secco” gli invasi della Puglia, che trattengono circa 53 milioni di metri cubi di risorsa su una capacità complessiva di 336 milioni e con un deficit di quasi 71 milioni rispetto all’anno scorso; identico è il trend della Basilicata con un’odierna disponibilità di quasi 162 milioni su una capacità di circa 743 milioni ed un disavanzo vicino ai 46 milioni sul 2019. Grave è anche la situazione della Sicilia, nei cui invasi a Settembre, rispetto al 2019, mancavano circa 82 milioni di metri cubi d’acqua. Se in Sardegna, la disponibilità idrica è in media con lo scorso anno,  sorprendentemente positiva è la condizione dei bacini calabresi al top del recente quadriennio».

Francesco Vincenzi, presidente ANBI, sottolinea che «L’analisi dei dati ed il crescente rischio desertificazione per alcune zone meridionali del Paese impongono un’accelerazione sulle infrastrutture necessarie al trasferimento di risorse idriche da un territorio all’altro».

Una necessità confermata anche dall’Osservatorio ANBI sulle risorse idriche che segnala che «A fronte di un Settembre particolarmente piovoso in Umbria (mm.151,53 sono secondi solo al 2017 nel recente quinquennio), permangono deficitari i bacini delle confinanti Marche, riempiti solo per la metà della capacità (circa 33 milioni di metri cubi su una disponibilità d’accumulo pari a poco più di 65 milioni). Sempre al Centro-Sud restano in media con gli anni scorsi le portate dei fiumi laziali e campani. Al Nord prosegue la “morbida” del fiume Po, la cui portata, superiore alla media ed all’anno scorso, cresce man mano che si avvicina alla foce. Analogo è l’andamento degli altri fiumi piemontesi (Dora Baltea, Sesia, Stura di Lanzo), i cui livelli sono in calo, ma superiori al 2019. Sono tornati, con livelli tendenti allo zero idrometrico, i fiumi liguri (Vara, Impero, Centa), co-protagonisti della disastrosa alluvione di inizio Ottobre. In Veneto, i principali fiumi (Adige, Bacchiglione, Brenta, Piave, Livenza), pur con portate superiori agli anni recenti, sono sotto la media storica, complice un Settembre, che ha registrato un deficit del 31% sulla media delle precipitazioni. I fiumi dell’Emilia Romagna, con portate complessive superiori al 2019, confermano un andamento “a macchia di leopardo”: Savio, Trebbia,Taro sono sopra la media storica, Reno e Secchia sotto».

Sono tutti in discesa i livelli dei grandi laghi del Nord, pur permanendo sopra le medie stagionali.

Massimo Gargano, direttore generale di ANBI, conclude: «Al Nord c’è bisogno soprattutto di nuovi invasi, che riducano la dipendenza dall’andamento pluviometrico, calmierando le piene e creando riserve idriche per i momenti di bisogno. Il Piano ANBI per l’efficientamento della rete idraulica prevede, nell’Italia settentrionale, la realizzazione 13 bacini, il completamento di altri 4 e la manutenzione straordinaria di ulteriori 9 per riportarne la capacità alle condizioni originarie; il tutto con un investimento di quasi 496 milioni di euro, capaci di attivare oltre 2.400 posti di lavoro».