Il riscaldamento globale potrebbe portare a 65 miliardi di euro i costi annuali della siccità in Europa

Senza azione climatica, l’Italia e i Paesi dell'Europa meridionale e occidentale saranno i più colpiti

[11 Maggio 2021]

Secondo lo studioIncreased economic drought impacts in Europe with anthropogenic warming”, pubblicato su Nature Climate Change da Gustavo Naumann, Carmelo Cammalleri, Lorenzo Mentaschi e Luc Feyen del Joint Research Centre (JRC) della Commission e europea, «In assenza di azioni per limitare e adattarsi ai cambiamenti climatici, l’impatto della siccità sull’economia europea potrebbe raggiungere oltre 65 miliardi di euro all’anno entro il 2100». Il JRC fa notare che «In percentuale del PIL totale dei paesi dell’Ue e del Regno Unito, questo è più del doppio dei costi annuali della siccità di 9 miliardi di euro oggi: 0,15% del PIL totale, rispetto allo 0,07% di oggi. La maggior parte di questi impatti può essere evitata riducendo le emissioni di carbonio per mantenere il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C entro la fine del secolo e aumentando la resilienza dei settori sensibili alla siccità».

E lo studio interessa direttamente l’Italia perché «Il cambiamento climatico causerà siccità più frequenti e intense nelle parti meridionali e occidentali dell’Europa. Ciò porterà a danni maggiori ai settori economici che dipendono dalla disponibilità di acqua, come l’agricoltura, la produzione di energia e l’approvvigionamento idrico pubblico».

Per quantificare questi potenziali impatti nelle regioni europee, i ricercatori del JRC hanno sviluppato un nuovo metodo di modellazione della siccità ed è così che hanno riscontrato «I maggiori aumenti delle perdite per siccità nelle parti dell’Europa meridionale e occidentale, dove le condizioni di siccità a 4° C potrebbero ridurre la produzione economica dell’agricoltura regionale del 10%».

Senza nessuna azione climatica, i costi economici in percentuale del PIL entro il 2100 potrebbero raggiungere lo 0,3% in Romania e lo 0,24% in Bulgaria, i due paesi con le maggiori perdite previste nell’Ue, ma lo studio fa notare che «Con adeguate misure di mitigazione e adattamento, gli impatti sui Paesi europei potrebbero essere ridotti del 40 – 60%».

Lo studio fa parte del progetto PESETA IV del JRCm, realizzato per comprendere meglio gli effetti del cambiamento climatico in Europa su una serie di settori e come questi effetti potrebbero essere evitati con politiche di mitigazione e adattamento.

Al JRC sono convinti che «I risultati dello studio possono aiutare a indirizzare gli investimenti regionali dell’UE per affrontare il carico diseguale degli impatti della siccità e le differenze nelle capacità di adattamento». Lo studio raccomanda puntare a misure di adattamento nelle regioni e nei settori sensibili alla siccità, come: aumentare la naturale capacità di ritenzione dei bacini idrografici, creando le condizioni per lo stoccaggio; conservazione dell’acqua e pratiche di risparmio idrico; migliorare l’efficienza dell’uso dell’acqua nella produzione di energia e nell’industria; sviluppo di colture resistenti allo stress per migliorare la stabilità della resa in condizioni di scarsità d’acqua.

Ulteriori misure per ridurre gli impatti della siccità comprendono: diversificazione economica, assicurazioni e altri strumenti di mercato, reti di sicurezza sociale, monitoraggio e raccolta di dati e sistemi di allerta precoce. Il COPERNICUS Emergency Management Service (CEMS) produce informazioni in tempo reale sulla siccità attraverso l’European Drought Observatory (EDO) che sarà ampliato con una valutazione del rischio di siccità nell’ambito del progetto “EDO for Resilience and Adaptation” (EDORA), che mira a migliorare la resilienza e l’adattamento alla siccità negli Stati membri dell’Ue.