I risultati di una ricerca italiana, condotta da Università Ca’ Foscari e Cmcc

Il riscaldamento globale ha innescato la corsa ai condizionatori nel mondo. E in Europa?

«Migliorare l'isolamento termico degli edifici attraverso l'adozione di codici di costruzione è tra gli strumenti politici più efficaci per ridurre il consumo energetico residenziale e in particolare le esigenze di raffreddamento»

[17 Luglio 2019]

L’avanzata del riscaldamento globale porterà a un uso sempre più intensivo dei condizionatori, e dunque a una richiesta di energia in crescita che – se continuerà ad essere soddisfatta prevalentemente tramite combustibili fossili – alimenterà un circolo vizioso: sappiamo già che i cambiamenti climatici potranno spingere la domanda globale di energia nel 2050 ad un aumento compreso tra l’11% e il 27% se il riscaldamento sarà modesto, e tra il 25% e il 58% se il riscaldamento sarà elevato. Come si comporterà l’Europa?

Un nuovo studio tutto italiano, condotto dal gruppo di ricerca congiunto Università Ca’ Foscari e Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici  (Cmcc), analizza per la prima volta le dinamiche di adozione degli impianti per l’aria condizionata e degli isolamenti termici per raffreddare gli ambienti in 8 paesi, di cui 5 europei – Francia, Paesi Bassi, Spagna, Svezia, Svizzera – da oggi al 2040, combinando i dati di un sondaggio condotto dall’Ocse su un campione di famiglie con dati climatici.

«Gli europei – spiega Enrica De Cian, che ha guidato la ricerca – hanno tutto sommato una bassa propensione ad installare ed usare l’aria condizionata nelle loro abitazioni (20% in Europa), rispetto a paesi come Giappone (90%) e Australia (72%) che arriveranno al 100% nel 2040. Ovviamente le differenze climatiche e culturali dei diversi paesi europei e delle loro regioni, portano a percentuali di adozione attuali e future molto diverse».

Oltre alle importanti differenze regionali nei singoli paesi, e all’impennata nelle città, lo studio evidenzia che, più del reddito, una delle componenti essenziali per scegliere di dotarsi di un condizionatore è la ricchezza del nucleo familiare. Determinanti anche la presenza di soggetti a rischio nelle abitazioni, come bambini ed anziani. Altri fattori che giocano un ruolo importante sono la tipologia, la proprietà e lo stato dell’abitazione nonché la consapevolezza ambientale del capo famiglia; complessivamente, a fronte di un aumento medio del 4.3% del numero di persone che avranno un condizionatore tra il 2011 e il 2040, nei 5 paesi europei analizzati, lo studio evidenzia comunque come questo aumento sia in maggior parte dovuto all’urbanizzazione (3/4) rispetto al clima (1/4).

Uno scenario in cui diventa essenziale implementare politiche mirate per ridurre i consumi energetici degli edifici: l’Europa – spiegano dalla Ca’ Foscari – è ad oggi molto in ritardo con i suoi impegni di riduzione dei gas serra al 2020 e al 2030, e se è vero che i nuovi edifici consumano in media il 40% in meno rispetto a quelli vecchi, in Europa solo l’1% degli edifici è di questo tipo.

«Come evidenziato da numerosi altri studi precedenti, migliorare l’isolamento termico degli edifici attraverso l’adozione di codici di costruzione è tra gli strumenti politici più efficaci per ridurre il consumo energetico residenziale e in particolare le esigenze di raffreddamento – spiega Filippo Pavanello, co-autore dello studio – Le politiche dovrebbero anche puntare a sensibilizzare l’opinione pubblica, perché dimostriamo che la coscienza ambientale è un elemento determinante nello scegliere di installare o meno un condizionatore e scegliere la sua frequenza di utilizzo».