Il Lesotho rischia una carestia da cambiamento climatico

La siccità in Africa australe ha colpito duramente il piccolo regno montano. Appello Onu: 34 milioni di dollari per affrontare l’emergenza

[23 Dicembre 2019]

All’inizio di quest’anno nel Lesotho, il piccolo e poverissimo regno montano completamente circondato dal Sudafrica, la stagione della semina è arrivata insieme a piogge deboli e tardive e a temperature estremamente calde, con la conseguenza di cattivi raccolti. In Lesotho la produzione ceralicola è diminuita di oltre il 60% rispetto al 2018. Per mais e sorgo il calo è stato ancora maggiore: rispettivamente del 78 e del 93%.
E le previsioni meteorologiche disegnano una situazione potrebbero aggravare ulteriormente un quadro già devastante: nel 2020 il Lesotho avrà ancora precipitazioni inferiori alla media e i 10 distretti più gravemente colpiti dalla siccità potrebbero trovarsi senza cibo dopo il fallimento delle ultime tre stagioni del raccolto. Le comunità più vulnerabili sono quelle dei distretti di Leribe e Maseru, la capitale. Il 30 ottobre il governo di Maseru ha dichiarato lo stato di catastrofe nazionale e pubblicato un piano di intervento e di resilienza alla siccità.
La situazione è drammatica e l’Onu e i suoi partner umanitari il 20 dicembre hanno lanciato un appello per raccogliere fondi per 34 milioni di dollari per aiutare urgentemente 260,000 persone, oltre il 12,5% della popolazione del Muso oa Lesotho.
L’Onu punta a fornire cibo, aiuto finanziario, acqua potabile per i centri sanitari e le scuole, ma anche per campagne di vaccinazione per prevenire il diffondersi di epidemie e la propagazione di malattie. In una nota le Nazioni Unite spiegano che «I fondi sollecitati devono anche permettere di aiutare il Lesotho a prepararsi meglio alla prossima stagione della semina così come a curare i bambini malnutriti, le donne incinte e le persone sieropositive».
Il portavoce dell’Office for the Coordination of Humanitarian Affairs dell’Onu (Ocha), Jens Laerke sottoline che in realtà «In totale, un mezzo milione di persone – più di un quarto della popolazione del Lesotho, un piccolo Pese enclave – sono di fronte a una grave insicurezza alimentare a casa d una forte siccità che ha colpito il Paese proprio mentre la popolazione si avvicinava al picco della stagione secca».
Il piano lanciato dal governo del regno a fine ottobre si rivolge a oltre 508.000 persone e richiede la mobilitazione di 83 milioni di dollari, anche per un programma di sovvenzioni per aiutare più di 68.000 bambini. Laerke sottolinea che «Il nostro appello flash sosterrà la risposta del governo».
La maggior parte della popolazione in stato di insicurezza alimentare vive nelle zone rurali e l’Onu stima che, al picco della stagione magra, tra gennaio e marzo 2020, «circa 71.000 persone si troveranno in situazione di emergenza nei distretti rurali, il che corrisponde alla fase 4 dell’Integrated Phase Classification (IPC), a un passo dalla carestia».
Infatti, la fase IPC 5 è sinonimo di fame, mentre la fase 4 significa che le famiglie si trovano ad affrontare difficoltà estreme per soddisfare i loro bisogni alimentari. La maggioranza delle popolazioni rurali del Lesotho di pendono dall’agricoltura di sussistenza, il che le rende molto vulnerabili alla siccità, in particolare per le contadine che possiedono meno terra e n v beni degli agricoltori maschi.
Co l’aggravarsi della siccità, gli esperti si aspettano un aumento dell’emigrazione e Laerke fa notare che «Delle donne e delle ragazze lasciano le zone rurali per le zone urbane del Sudafrica in cerca di lavoro, molto spesso come lavoratrici domestiche, scambiando favori sessuali per denaro o cibo».
I dati del ministero della sanità del Lesotho mostrano un aumento del 34% dei casi di forte malnutrizione acuta, passando dai 1.223 casi del 2018 ai 1.863 casi del 2019. I bambini di meno di 5 anni, le donne incinte e le mamme in allattamento, le persone con l’AIDS/HIV e quelle con tubercolosi sono particolarmente vulnerabili alla malnutrizione. In Lesotho, una persona su quattro è sieropositiva e ha bisogno di cure speciali, si tratta del secondo tasso di prevalenza dell’HIV più alto al mondo.
Una situazione che, conclude Laerke , «Rende in particolare donne e bambini, le ragazze in particolare, molto vulnerabili allo sfruttamento e agli abusi sessuali».