Legambiente: «Esempio di resistenza alla crisi climatica, ma è un’eccezione, non si dimentichi che siamo in piena emergenza»

Il Ghiacciaio Occidentale del Montasio resiste: dal 2005 si è stabilizzato

Ma dagli anni ’20 ha perso il 75% del volume e 40 metri di spessore

[5 Settembre 2022]

Il quadro che emerge dai risultati del monitoraggio effettuato nella quinta ed ultima tappa della Carovana dei Ghiacciai 2022 sul Ghiacciaio Occidentale del Montasio è terribile e confortante allo stesso tempo: «Una perdita di volume del 75% circa e una riduzione di spessore pari a 40 metri, dagli anni ’20 ad oggi. Un calo massiccio non in superficie ma in volume (spessore) fino al 2005 circa, per poi stabilizzarsi, a differenza degli altri ghiacciai dell’arco alpino che registrano una forte perdita di massa di anno in anno, con bilanci sempre più negativi e previsioni sempre meno rosee».

La campagna di Legambiente con la partnership scientifica del Comitato Glaciologico Italiano, è tornata dopo due anni sull’unico Ghiacciaio del Friuli-Venezia Giulia e si è trovata di fronte «Un ghiacciaio meno fragile, al momento resiliente, ma che potrà sparire insieme agli altri a causa dell’aumento delle temperature e della trasformazione della neve in pioggia.  Con una superficie di circa 7 ettari, un volume stimabile in un milione di m³e una quota di 1900-2000 mt s.l.m. circa, infatti, il Ghiacciaio Occidentale del Montasio rappresenta l’esempio di un piccolo corpo glaciale forte e robusto, la cui resistenza deriva da una combinazione di fattori “fortunati”: la sua esposizione a nord, la marcata protezione delle pareti dello Jôf di Montasio che lo ombreggiano e, con la loro conformazione ad imbuto, lo alimentano con valanghe di neve, e la copertura di detrito che si accumula nella parte bassa che ha un effetto coibentante. Ciò ne garantisce la sopravvivenza, anche nell’ultimo anno non particolarmente favorevole, caratterizzato da temperature sempre più alte e da una scarsa alimentazione nevale, la più bassa degli ultimi 15 anni».

Secondo Legambiente, «Il ghiacciaio Occidentale del Montasio è un esempio di possibile evoluzione futura di molti piccoli ghiacciai alpini, soggetti ad alimentazione valanghiva e progressivamente ricoperti di detrito, in uno scenario futuro di aumento delle temperature. Allargando lo sguardo alle Alpi Giulie (tra Slovenia e Italia) si osserva che, sebbene la superficie si sia ridotta dell’85% e la massa glaciale totale abbia perso in volume il 96%, negli ultimi 150 anni circa, i piccoli corpi glaciali rimasti – di cui il Montasio è l’unico che può ancora essere definibile come ghiacciaio vero e proprio- hanno registrato bilanci di massa positivi. Infatti, tutti i 23 residui piccoli corpi glaciali delle Alpi Giulie rappresentano un eccellente esempio di resilienza al cambiamento climatico. Ciò in parte dovuto alle abbondanti precipitazioni che riguardano quest’area geografica, a cui si somma il susseguirsi degli eventi estremi che hanno portato negli ultimi anni a nevicate eccezionali in quota, in grado di controbilanciare estati sempre più lunghe e calde».

Valter Maggi, dell’università degli Studi di Milano-Bicocca  e presidente Comitato Glaciologico Italiano, ha fatto notare che «Il Ghiacciaio Occidentale del Montasio  nonostante quest’anno abbia perso molto del firn, ovvero della neve accumulata negli anni passati, registra rispetto agli altri ghiacciai, una situazione in pareggio negli ultimi 15 anni. Una fotografia, questa, ottenuta grazie all’attività degli operatori glaciologici che integrano le tradizionali osservazioni sul terreno con i monitoraggi tecnologici. Attività indispensabili per costruire interpretazioni estrapolabili ad altre masse glaciali simili, ed utilizzabili anche per chiarire gli scenari futuri degli ambienti circostanti ai ghiacciai».

Vanda Bonardo, responsabile nazionale Alpi di Legambiente, ha concluso: «La scelta di concludere la terza edizione con il monitoraggio del Ghiacciaio Occidentale del Montasio non è stata un caso. Questo nella sua eccezionalità rappresenta una speranza per il futuro, l’emblema della capacità di resilienza della natura ai cambiamenti climatici: la sua superficie appare pressoché la stessa negli ultimi quindici anni, con delle piccole perdite, ma comunque in una situazione di equilibrio stazionario. Un ghiacciaio senza dubbio speciale, che resiste, ma non si dimentichi che siamo in piena emergenza climatica e che nessuno dei nostri giganti bianchi è esente dai suoi effetti».