Il dramma del Marmolada, tra «preghiere» della politica e informazione a fasi alterne sul clima

Anche i leader politici e i media mainstream più negazionisti piangono oggi al capezzale del ghiacciaio. E domani?

[4 Luglio 2022]

Dopo il crollo del ghiacciaio causato dalla crisi climatica, mentre la conta dei morti e le ricerche dei dispersi sono ancora in corso, le prime pagine dei media e la voglia di protagonismi nella classe politica guardano tutte al Marmolada.

Due tra i leader più in vista, Matteo Salvini e Giorgia Meloni, intervengono con post quasi identici: «Una preghiera e un abbraccio a chi sta scavando nel ghiaccio per salvare vite», afferma Salvini, «una preghiera per le vittime e per coloro che in queste ore stanno scavando per salvare vite umane», aggiunge Meloni. Ma dai leader politici più che rosari si attendono soluzioni.

E per quanto legittimo, pregare non è la soluzione che indica la comunità scientifica: contro la crisi climatica occorre abbattere drasticamente le emissioni di gas serra, investendo in efficienza e fonti rinnovabili, e lasciando nel sottosuolo quegli idrocarburi che Lega e Fratelli d’Italia spingono invece ad usare.

Salvini invece è lo stesso che nel 2016, da eurodeputato, votò contro la ratifica dell’Accordo di Parigi sul clima – la roadmap globale contro la crisi climatica – per poi continuare a deridere il tema negli anni successivi (ad esempio qui, qui e qui).

Il partito guidato da Meloni non è da meno: tra le altre cose ha chiesto all’Europa uno stop al Green deal, e appena due mesi fa ha delineato un manifesto dal sapore reazionario contro la transizione verde.

Incoerenze che è importante mettere in evidenza, ma che è invece difficile ritrovare nei media cosiddetti “mainstream”, per un semplice motivo: in genere, sono altrettanto incoerenti.

Le stesse testate che scambiano un colpo di freddo per la ritirata del surriscaldamento globale, oggi piangono i morti sul Marmolada, magari in prima pagina. Un atteggiamento che forse nell’immediato aiuta a vedere qualche copia (o click) in più, ma non ci avvicina di un millimetro alla soluzione del problema. Semmai il contrario.

Come testimonia da ultimo uno studio internazionale pubblicato su Pnas, il mondo dei media è investito di un ruolo cruciale contro il negazionismo della crisi climatica, ma solo se è in grado di produrre informazione di qualità e in modo continuativo, non a seconda di come gira la bandiera dell’emotività. Proviamo a tenerlo presente, appena la tragedia del Marmolada tornerà a sparire dalla prime pagine, portandosi puntualmente dietro le notizie sulla crisi climatica, che nel mentre continua a correre.