Nuovo rapporto globale dell'InterAcademy Partnership

Il cambiamento climatico minaccia pericolosamente la nostra salute

Ma ci sono le soluzioni già disponibili. L'equità è al centro delle risposte efficaci

[24 Maggio 2022]

Secondo il nuovo rapporto “Health in the climate emergency: a global perspective” pubblicato dall’InterAcademy Partnership (IAP), «Il cambiamento climatico sta avendo oggi una serie di impatti sulla salute che diventeranno più gravi a meno che non vengano presi provvedimenti urgenti. Le popolazioni vulnerabili vedranno la loro salute sempre più minata sia dagli impatti diretti, come il caldo estremo, sia da quelli indiretti, per esempio dalla ridotta sicurezza alimentare e nutrizionale».

Il rapporto include  analisi e raccomandazioni su base scientifica a livello globale ed è stati redatto da più di 80 eminenti scienziati di tutto il mondo provenienti dalle accademie scientifiche, sotto l’egida dell’InterAcademy Partnership (IAP), ed è il frutto di un progetto triennale – realizzato dall’IAP i suoi  network regionali in Africa (NASAC), Asia (AASSA), Americhe (IANAS) ed Europa (EASAC) – che ha anche esaminato una serie di azioni di mitigazione climatica e di adattamento «Che potrebbero apportare miglioramenti significativi alla salute e all’equità sanitaria».

Robin Fears , coordinatore del progetto IAP e coautore del rapporto, sottolinea che  «Miliardi di persone sono a rischio, quindi spetta a noi chiedere un’azione contro il cambiamento climatico a beneficio della salute e anche promuovere l’equità sanitaria», Analizzando una vasta ricerca scientifica, il rapporto fornisce una revisione globale delle attuali conoscenze ed esamina come il cambiamento climatico e i suoi fattori determinanti agiscono attraverso una serie di percorsi diretti e indiretti per l’impatto, ad esempio: Mortalità e morbilità legate al caldo; eventi estremi come inondazioni e siccità; diminuzione della resa delle colture in alcune regioni; cambiamenti nella distribuzione delle malattie trasmesse da vettori; incendi che causano un’ampia esposizione all’inquinamento atmosferico.

Da questi eventi legati al cambiamento climatico derivano problemi sanitari, comprese le malattie cardiovascolari e respiratorie, le malattie di origine idrica e alimentare, la malnutrizione e la salute mentale e il rapporto avverte che «C’è anche un rischio crescente di migrazione forzata con le conseguenti conseguenze negative per la salute».

Ad esempio, uno studio pubblicato su Nature Climate Change  nel 2021 e riassunto nel rapporto IAP, dimostra che «Un terzo dei decessi dovuti al caldo negli ultimi decenni può essere attribuito al cambiamento climatico secondo l’analisi dei dati provenienti da oltre 700 siti in 43 Paesi».  Inoltre, altri studi hanno scoperto che «L’esposizione al caldo estremo riduce la capacità di intraprendere un lavoro fisico». In un articolo pubblicato su Lancet Planetary Health nel 2018 si afferma che «Circa un miliardo di persone a livello globale prevede di non essere in grado di lavorare in sicurezza per una parte dell’anno (anche all’ombra) dopo un aumento della temperatura globale di circa 2,5° C rispetto al periodo preindustriale».

Uno degli autori del nuovo rapporto, Andrew Haines della London School of Hygiene & Tropical Medicine, co-presidente del progetto IAP e vincitore del Premio Tyler 2022, considerato il “Premio Nobel per l’ambiente”. evidenzia che «Molte politiche e azioni che riducono le emissioni di gas serra vanno anche a beneficio della salute nel breve termine, oltre a ridurre i rischi di pericolosi cambiamenti climatici. Ad esempio, l’inquinamento atmosferico da particolato fine deriva da molte delle stesse fonti delle emissioni di gas serra. Le emissioni legate ai combustibili fossili e alla biomassa rappresentano una parte sostanziale del carico sanitario totale dovuto all’inquinamento ambientale». Secondo uno studio pubblicato su PNAS nel 2019, l’eliminazione graduale di queste fonti di inquinamento atmosferico di origine antropica eviterebbe milioni di morti premature all’anno in tutto il mondo.

L’IAP ricorda che «Il cambiamento climatico sta già riducendo la sicurezza alimentare e nutrizionale e, se non affrontato, avrà un impatto sempre maggiore sulla denutrizione e sui decessi. Promuovere un cambiamento nella dieta – aumentando il consumo di frutta, verdura e legumi e riducendo l’assunzione di carne rossa, ove eccessiva – potrebbe avere importanti benefici per la salute e l’ambiente. Tali diete consentirebbero riduzioni significative delle emissioni di gas serra dai sistemi alimentari, oltre a ridurre la domanda di acqua e uso del suolo. Inoltre, grazie al ridotto rischio di malattie cardiache, ictus e altre condizioni, ci sarebbero importanti riduzioni del carico di malattie non trasmissibili».

L’azione climatica potrebbe anche evitare un aumento significativo della diffusione di malattie infettive. Ad esempio, uno studio pubblicato su Lancet Planetary Health nel 2021 stima che entro il 2070 la popolazione a rischio sia di dengue che di malaria potrebbe aumentare fino a 4,7 miliardi di persone in più rispetto al 1970-99, in particolare nelle pianure e nelle aree urbane. Per questo l’IAP chiede di «Rafforzare la sorveglianza delle malattie trasmissibili e i sistemi di risposta che dovrebbero essere una priorità per migliorare l’adattamento ai cambiamenti climatici in tutto il mondo».

Health in the climate emergency sottolinea che  «I cambiamenti climatici influiscono sulla salute di tutte le persone, ma l’ onere non è distribuito in modo uniforme o equo». E un’altra autrice del rapporti, Sherilee Harper, dell’università di Alberta, fa notare che «Invece, ricade maggiormente su coloro che si trovano in condizioni socioeconomiche basse e sulle persone emarginate ed è influenzato da fattori intersecantisi come lo stato di salute, le condizioni sociali, economiche e ambientali e le strutture di governance. Gli impatti dei cambiamenti climatici aggravano già le iniquità e le ingiustizie vissute da popolazioni vulnerabili, molte delle quali sono fondate su colonialismo, razzismo, discriminazione, oppressione e sfide dello sviluppo. Sottolineiamo che gli sforzi di adattamento relativi alla salute devono dare la priorità alle popolazioni indigene, alle popolazioni che invecchiano, ai bambini, alle donne e alle ragazze, a coloro che vivono in contesti socioeconomici difficili e alle popolazioni geograficamente vulnerabili».

A livello globale, i gruppi socialmente, politicamente e geograficamente esclusi sono a più alto rischio di impatto sulla salute dei cambiamenti climatici, ma non sono adeguatamente rappresentati nella ricerca scientifica. Per Volker ter Meulen co-presidente del progetto IAP, «Pertanto, l’equità su scala locale, regionale e internazionale deve essere in prima linea nella ricerca e nelle risposte politiche. L’equità è al centro di risposte efficaci».

L’IAP invita tutti gli stakeholders ad «Agire per costruire una resilienza climatica e sanitaria che limiti i rischi futuri . L’ampia copertura geografica dell’IAP è inestimabile per aiutare a comunicare la voce di coloro – provenienti da Paesi a basso e medio reddito e popolazioni vulnerabili – che non sono sempre ascoltati durante i processi in cui le prove informano la politica internazionale».

Ter Meulen conclude: «Investire in infrastrutture, sistemi sanitari e politiche resilienti al clima sosterrà l’adattamento e ridurrà i futuri rischi per la salute derivanti dai cambiamenti climatici. Una risposta ” health in all policies” sosterrà l’adattamento ai cambiamenti climatici e le azioni di mitigazione per aiutare a raggiungere gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, avrà benefici collaterali per la salute e sosterrà il raggiungimento di iniziative internazionali chiave come gli Obiettivi di sviluppo sostenibile».