Il cambiamento climatico innescherà un forte aumento delle emissioni di metano dalle zone umide

Senza azioni per ridurre le emissioni antropogeniche di gas serra, nel 2100 le emissioni di CH4 naturali delle zone umide aumenteranno del 50-80%»

[31 Luglio 2020]

Secondo lo studio “An observation-constrained assessment of the climate sensitivity and future trajectories of wetland methane emissions”, pubblicato su Science Advances da Ernest Koffi, Peter Bergamaschi, Romain Alkama e Alessandro Cescatti del Joint research centre (Jrc) della Commissione europea, se non verranno intraprese azioni concrete per ridurre le emissioni di gas serra antropogeniche, «Entro la fine di questo secolo, si prevede che le emissioni di metano naturale (CH4) dalle zone umide aumenteranno fino all’80%, rispetto all’inizio del secolo».

I ricercatori dicono che l’aumento delle temperature, le falde acquifere più elevate e l’emergere di nuove zone umide a causa dello scongelamento del permafrost contribuiranno all’aumento di paludi e zone umide, rilasciando nell’atmosfera più metano, un potente gas serra con un potenziale di riscaldamento globale è stimato tra 28 e 34 volte superiore a quello della CO2.

Gli scienziati del Jrc hanno realizzato una nuova stima globale delle emissioni di metano nelle zone umide basata su osservazioni delle concentrazioni atmosferiche di metano e sui dati climatici e, sulla base di questa analisi, prevedono le future emissioni di CH4 dalle zone umide in base a diversi scenari climatici.

I loro risultati suggeriscono che «Entro il 2100 – in uno scenario climatico come al solito, nel quale non vengono intraprese azioni per ridurre le emissioni di gas serra antropogeniche – le attuali emissioni di CH4 naturali dalle zone umide possono aumentare dal 50% all’80%».

Secondo Koffi, «Questi risultati evidenziano l’importanza di limitare il riscaldamento globale al di sotto di 2° C per evitare significativi feedback climatici guidati dalle emissioni di metano dalle zone umide naturali»

Le zone umide sono la più grande fonte naturale di metano. Circa un terzo di tutto il CH4 presente nell’aria proviene da lì. Con i loro suoli bagnati dall’acqua e bassi livelli di ossigeno, le zone umide sono un terreno fertile per i microrganismi che producono metano. La produzione di metano, tuttavia, è molto sensibile al clima, in particolare alla temperatura e alle precipitazioni.

Nelle regioni boreali, la produzione di metano aumenterà con l’aumentare della temperatura a causa del riscaldamento globale. Inoltre, ogni grado di aumento della temperatura dovrebbe comportare un aumento del 7% delle precipitazioni.

Lo studio dimostra che «Qualsiasi aumento della temperatura favorirà sostanzialmente le emissioni di CH4 nelle zone umide nelle regioni più fredde, ma ridurrà le emissioni nelle aree più calde, con effetti compensativi tra le latitudini. Al contrario, qualsiasi incremento delle precipitazioni migliorerà le emissioni delle zone umide in tutte le regioni climatiche».

Inoltre, con lo scioglimento del ghiaccio polare e del permafrost, è probabile che crescano le aree umide.

I ricercatori del Jrc concludono che «Se non vengono intraprese azioni per ridurre le emissioni antropogeniche di gas serra, nel 2100, tutti questi effetti insieme dovrebbero far aumentare le emissioni di CH4 naturali delle zone umide del 50-80%».