Il bacino del Mediterraneo sta subendo danni ambientali irreversibili (VIDEO)

Nuovo rapporto Unep/MAP: dobbiamo intraprendere cambiamenti drastici nel nostro rapporto con la natura»

[22 Ottobre 2020]

Secondo il nuovo rapporto “The SoED 2020. State of the Environment and Development in the Mediterranean” appena pubblicato dall’United Nations environment programme (Unep), «L’aumento della disuguaglianza, la perdita di biodiversità, l’impatto crescente del cambiamento climatico e la pressione crescente sulle risorse naturali potrebbero provocare danni ambientali irreversibili nel Bacino del Mediterraneo».

Il SoED 2020 avverte: «A meno che non si attuino azioni risolute e urgenti per arrestare le tendenze attuali, il degrado ambientale potrebbe avere conseguenze gravi e durature per la salute umana e per i mezzi di sussistenza nella regione»

Lo studio, la cui ultima edizione risaliva al 2009, è stato realizzato dal Plan Bleu, un centro regionale per il Mediterranean Action Plan (MAP) dell’Unep, ed evidenzia che «Il 15% dei decessi nella regione mediterranea è attribuibile a fattori ambientali prevenibili», come l’inquinamento atmosferico che nel 2016 nel Bacino del Mediterraneo ha causato la morte prematura di più di 228.000 persone.

Il Mediterraneo che, con 360 milioni di visitatori nel 2017, è una delle mete turistiche più ambite al mondo  è anche il mare con le rotte marittime più trafficate ed è inquinato quotidianamente da 730 tonnellate di rifiuti di plastica. Anche la presenza di oltre 1.000 specie invasive non autoctone rappresenta una minaccia per la biodiversità, così come per il cambiamento climatico: il Mediterraneo si sta riscaldando il 20% più velocemente della media mondiale.

Gaetano Leone, coordinatore del Segretariato della Convenzione di Barcellona dell’Unep/PAM, sottolinea che «Studiando in dettaglio gli errori del passato, il rapporto può guidare una rinascita verde nel Mediterraneo. Intraprendere percorsi di sviluppo più verdi oggi può fermare le tendenze al degrado ambientale e proteggere i risultati ottenuti a fatica nell’attuazione degli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG)»

Dallo studio però emerge che la regione mediterranea, dove vivono oltre 512 milioni di persone, «Non è sulla buona strada per raggiungere gli SDG entro il 2030» ed evidenzia che «Il prodotto interno lordo nei Paesi della costa europea è in media tre volte superiore a quello nei Paesi del Mediterraneo meridionale e orientale».

Per indurre una trasformazione che affronti i driver del degrado ambientale, il rapporto individua cinque azioni chiave: Incentivi e rafforzamento delle capacità:  eliminare gradualmente i sussidi dannosi per l’ambiente e incentivare le opzioni sostenibili, inclusa l’eliminazione dei sussidi per l’energia non rinnovabile e l’estrazione delle acque sotterranee, consentendo alle autorità e agli attori locali gli impegni e le misure concordate a livello nazionale o internazionale. Cooperazione intersettoriale:  garantire che tutti i settori, non solo le agenzie responsabili della gestione ambientale, condividano le dverse traiettorie dello sviluppo e diano priorità alla sostenibilità in tutte le politiche settoriali. Azione preventiva:  attuare misure che prevengano il degrado, che sono generalmente meno costose e portano a risultati ambientali e sociali migliori rispetto alle azioni di pulizia e bonifica. Costruire la resilienza: indirizzare l’azione e gli investimenti verso l’adattamento ai cambiamenti ambientali previsti e sfruttare le soluzioni basate sulla natura. Conformità agli obblighi legali:  promuovere nella legislazione nazionale l’adozione di disposizioni che consentono la responsabilità e l’azione legale e di rafforzare i meccanismi legali e amministrativi coinvolti nella conformità, compresi quelli intrapresi dai Paesi del Mediterraneo ai sensi della Convenzione di Barcellona e dei suoi protocolli.

Il rapporto fornisce una base per un’azione ambientale basata sull’evidenza. I suoi autori sottolineano  «L’urgente necessità di risposte politiche adeguate ed efficaci per alleviare la pressione sull’ambiente soddisfacendo al contempo le urgenti esigenze di sviluppo umano nella regione».

François Guerquin, direttore di Plan Bleu, conclude: «E’ in gioco il futuro del Mediterraneo. Negli ultimi mesi il mondo si è chiesto come sarà il futuro. Questa è la terza edizione del rapporto dal 2005 e da allora è cambiato molto poco. Se vogliamo proteggere il Mediterraneo per le generazioni presenti e future, non possiamo più permetterci passi graduali. Dobbiamo intraprendere cambiamenti drastici nel nostro rapporto con la natura».

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  • State of Environment and Development in Mediterranean (SoED)