I garruli capocastano presi nella trappola del cambiamento climatico

Questi uccelli australiani hanno anticipato la cova per adattarsi al caldo estremo, ma così l’incubazione avviene a temperature troppo basse per le uova

[17 Dicembre 2020]

Secondo la cosiddetta “rescue hypothesis”, molte specie potrebbero adattarsi con successo alle mutevoli condizioni innescate dal riscaldamento globale, specialmente quelle che hanno comportamenti flessibili. Ma dallo studio “Temperature‐mediated plasticity in incubation schedules is unlikely to evolve to buffer embryos from climatic challenges in a seasonal songbird”, pubblicato sul Journal of EVolutionary Biology da un team di ricercatori del Centre for Ecology & Conservation dell’università di Exeter, emerge che «Gli animali possono cadere in una “trappola ecologica” alterando il loro comportamento nella “direzione sbagliata” in risposta al cambiamento climatico».

Lo studio si è occupato del caso dei garruli capocastano (Pomatostomus ruficeps), uccellini molto ciarlieri ed endemici dell’Australia, che hanno risposto all’aumento delle temperature modificando il loro comportamento in modi che potrebbero ridurre il loro successo riproduttivo. I ricercatori spiegano che «Questo è avvenuto perché hanno reagito alle temperature massime calde all’inizio della primavera riproducendosi prima, ma le temperature medie in questo periodo sono ancora più fredde rispetto alla fine della primavera, il che è negativo per l’incubazione delle uova. Invece di dedicare più tempo all’incubazione, le femmine hanno risposto al freddo incubando meno, il che potrebbe migliorare le loro possibilità di sopravvivenza ma esporre le loro uova in via di sviluppo a temperature basse e dannose».

Alexandra Cones, una biologa dell’università del Kentucky che ha lavorato a questa ricerca durante i suoi master all’università di Exeter, sottolinea: «Speriamo che gli animali che sono più sensibili ai cambiamenti nel loro ambiente possano far fronte meglio ai cambiamenti climatici, ma sfortunatamente possono commettere errori che peggiorano la loro situazione».

I garruli capocastano  vivono in habitat desertici nel sud-est dell’Australia. Per sopravvivere le loro uova devono essere conservate a più di 25° C e lo sviluppo avviene meglio e più velocemente a circa 38° C (

Un altro autore dello studio, Andrew Russell, del Center for Ecology and Conservation del Penryn Campus di Exeter ricorda che «Molti animali si riproducono il prima possibile in primavera, e il cambiamento climatico sta facendo sì che ciò accada sempre prima. Paradossalmente, il nostro studio dimostra che l’allevamento precoce in risposta al riscaldamento significa che le uova e la prole cdei garruli sono più esposte al freddo. I garruli dovrebbero rispondere incubando di più le loro uova, ma non lo fanno. Per la madre, a basse temperature l’incubazione delle uova è più costosa in termini di energia, quindi si concentrano sulla propria sopravvivenza e riducono l’incubazione. Le cure genitoriali sono adattabili, non fisse, ma in questo caso gli uccelli si adattano nella direzione sbagliata per la sopravvivenza dei loro pulcini, cadendo in una “trappola’ ecologica”».

I ricercatori dicono che «Sono necessari ulteriori studi per scoprire se la genitorialità “plastica” (adattabile) potrebbe fornire un “pacchetto di salvataggio evolutivo” per proteggere le specie dai cambiamenti ambientali». Ma concludono che «Le prove di questo studio non sono incoraggianti».