I cambiamenti climatici e le contraddizioni in seno al popolo (italiano)

Indagine BEI: gli italiani credono di più nei cambiamenti radicali di comportamento che nell’innovazione tecnologica

[10 Marzo 2021]

La Banca europea per gli investimenti (BEI) e la società di ricerca di mercato BVA hanno pubblicato la terza edizione dell’Indagine della BEI sul Clima, un’analisi approfondita su come i cittadini percepiscono i cambiamenti climatici e alla quale hanno partecipato oltre 30 000 persone, intervistate dal 5 ottobre al 2 novembre 2020.

Dall’indagine emergono ancora una volta le contraddizioni – verrebbe da dire la confusione – dell’opinione pubblica italiana: «Per il 41% dei cittadini italiani modificare profondamente i comportamenti individuali è determinante nella lotta ai cambiamenti climatici. L’impatto più significativo per il 25% dei cittadini è dato dalle tecnologie, mentre per il 22% dagli investimenti pubblici e privati in progetti rispettosi del clima, e per il 12% dalla regolamentazione pubblica. L’83% degli italiani in ogni caso pone l’accento sul fatto che le azioni in campo climatico devono tener conto dei divari di reddito e delle disuguaglianze sociali».

C’è quindi, in maggioranza, un approccio “volontaristico” ai cambiamenti climatici che sono invece un colossale problema politico ed economico, che per essere risolto, riguarda la necessità di un cambiamento radicale del sistema produttivo e dei consumi. Un atteggiamento che forse spiega perché gli italiani si dichiarano in gran parte ambientalisti – e lo fa anche il governo di unità nazionale di Draghi – ma poi votano convintamente per Partiti che sono negazionisti climatici e in Europa votano contro la riduzione delle emissioni di gas serra e le rinnovabili.

D’altronde, la Bei fa notare che «I pareri degli europei sono difformi riguardo alle azioni di contrasto alla crisi climatica: mentre i cittadini in Portogallo (51%), Slovacchia (44%), Lussemburgo (43%) e Germania (42%) ritengono che la via maestra sia perseguire cambiamenti radicali di comportamento, per i cittadini dei paesi nordici conta di più l’innovazione tecnologica (40% in Svezia, 38% in Finlandia e 36% in Danimarca)».

GTornando alle nostre contraddizioni, quando il sondaggio BEI ha chiesto agli intervistati italiani perché l’Italia dovrebbe ridurre la dipendenza dai combustibili fossili (ad esempio dal petrolio, gas naturale, carbone), «Il 45% afferma che il motivo principale è dovuto al fatto che le riserve mondiali sono in via di esaurimento oppure che ciò li renderebbe più indipendenti dalle risorse di altri paesi. Per il 29%, invece, la ragione principale va vista nella necessità di ridurre l’inquinamento, soprattutto nelle città. Il 23% afferma che il vantaggio principale derivante da un minor uso di combustibili fossili sta nel contributo che ciò può dare alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici». E, in questo caso, dove i comportamenti individuali coincidono con un cambiamento di politica e la sollecitano, gli italiani appaiono poco informati, confusi e non molto disposti a fare la necessaria transizione verso l’elettrico. Mentre lo stesso tema della salute, così pressante soprattutto nel nord del Pçaese resta sullo sfondo e preoccupa solo un quarto del campione.   

Eppure gli stessi italiani che non sembrano credere molto alla fuoriuscita dall’economia fossile ritengono che «Le modifiche nel settore dei trasporti debbano essere prioritarie nella lotta ai cambiamenti climatici (43%), e attribuiscono a questo settore maggiore rilevanza rispetto ad altri cittadini europei (38%). Quasi la metà degli italiani si dichiara favorevole al maggior potenziamento dei trasporti pubblici (47%) e il 49% vede di buon grado le auto elettriche sovvenzionate». Per quanto riguarda i trasporti in ambito urbano, per una corposa minoranza «Occorrerebbe puntare in primis su interventi quali l’imposizione di forti tasse sui veicoli altamente inquinanti (34%) e il divieto di circolazione dei mezzi altamente inquinanti nei centri città (37%)». Infine, per contribuire alla soluzione del problema dei cambiamenti climatici, gli italiani sono disposti a ridurre gli spostamenti quotidiani casa-lavoro, e per il 38% degli intervistati occorre spingere in via prioritaria a un ampliamento delle opportunità di telelavoro.

Il 54% degli intervistati italiani è favorevole all’attuazione di migliori sistemi di riciclo. Il 52% approverebbe il divieto di prodotti e servizi che causano la maggior parte dei gas serra, una percentuale superiore alla media europea (44%). Però, rispetto ad altri Paesi europei, in Italia si registra un minor interesse a cessare la fabbricazione di prodotti non sostenibili o non riparabili (35%, rispetto al 48% in Europa).

L’indagine BEI sul clima si occupa anche di alcuni grandi Paesi extraeuropei ed evidenzia le divisioni presenti nell’opinione pubblica globale sulle scelte prioritarie da compiere per contenere i cambiamenti climatici: «In Cina e negli Stati Uniti gli intervistati credono soprattutto nell’aiuto dato dall’innovazione tecnologica (35% degli intervistati cinesi e 34% degli statunitensi), scelta prioritaria rispetto a quella riguardante il cambiamento dei comportamenti individuali (a cui crede il 32% dei cinesi e il 31% degli statunitensi). In Europa, il 39% degli europei ritiene che un cambiamento radicale delle abitudini individuali (nei consumi, trasporti, ecc.) sia il modo più efficace per combattere i cambiamenti climatici, mentre il 29% è più fiducioso nell’innovazione tecnologica».

Il vicepresidente della BEI, Ambroise Fayolle, ha concluso: «I cittadini di tutta Europa ci stanno inviando un messaggio incoraggiante. Credono fermamente nel potere del comportamento dei singoli individui per far fronte alla crisi climatica. Allo stesso tempo una forte maggioranza di europei ritiene che l’azione per il clima debba tenere conto delle disuguaglianze sociali per riuscire a superare questa sfida e che nessuno dovrebbe essere lasciato indietro nella transizione verde. Questo è fondamentale. Nel cammino verso la completa trasformazione della BEI in quanto banca dell’Ue per il clima, è nostro compito aiutare i cittadini a mobilitarsi in tale ambito, finanziando servizi di mobilità sostenibile o soluzioni per l’economia circolare. L’Indagine della BEI sul clima indica inoltre che le persone credono nell’innovazione tecnologica come strumento per combattere i cambiamenti climatici. Alla BEI sosteniamo la transizione verde da molti anni, ma molto resta ancora da fare. Dobbiamo potenziare e accelerare drasticamente la nostra azione ed esplorare soluzioni diverse, innovative e radicalmente nuove per aiutare le persone a evolvere verso un futuro più sostenibile. Con la nostra nuova Tabella di marcia della Banca per il clima ci impegniamo a fare proprio questo, a sostegno del Green Deal europeo».