Guterres: «L’Accordo sul clima di Parigi potrebbe andare in fumo. Alto rischio di fallimento della COP26»

«E’ tempo che i leader si diano da fare e si impegnino, o le persone in tutti i Paesi pagheranno un tragico prezzo»

[20 Settembre 2021]

Commentando l’interim NDC registry  pubblicato dall’United Nations framework convention on climate change ha (Unfccc), il segretario generale dell’Onu, António Guterres -, non ha nascosto la sua grande preoccupaziona: «A meno che le nazioni ricche non si impegnino ad affrontare le emissioni ora, il mondo è su un percorso catastrofico verso i 2,7 gradi di riscaldamento entro la fine del secolo. Questo è ben oltre la soglia da uno a 1,5 gradi Celsius, concordata dalla comunità internazionale come parte dell’Accordo di Parigi del 2015.

Come evidenziato da Guterres al Forum of Major Economies on Energy and Clima, organizzato dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, il trend dei Nationally Determined Contributions (NDC) consegnati all’Unfccc dai191 Paesi che hanno firmato l’accordo – che insiene arrivano a un misero – 12% delle emissioni di gas serra nel 2030 rispetto al 2010, non è l nemmneno lontanamente sufficiente: «Per raggiungere la carbon neutrality entro la metà del secolo, abbiamo bisogno di un taglio del 45% delle emissioni entro il 2030. E’ chiaro che ognuno deve assumersi le proprie responsabilità».

70 Paesi, Ue ed Italia comprese, si sono dichiarati pronti ad avviare la rivoluzione della carbon neutrality, ma per farlo le emissioni globali dovrebbero calare di circa il 26% entro il 2030 rispetto al 2010. Ma, se si mettono in fila tutti gli NDC dei 191 Paesi Unfccc. «Le emissioni globali medie nel 2030 rispetto al 2010, invece di diminuire, aumenteranno di circa il 16% e questo, secondo l’ultimo rapporto dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), porterebbe a un aumento della temperatura globale di circa 2,7° C entro la fine di questo secolo.

Guterres ha ricordarto che «Il recente rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è stato un codice rosso per l’umanità. Ma ha anche chiarito che non è troppo tardi per raggiungere l’obiettivo di 1,5 gradi dell’accordo di Parigi. Abbiamo gli strumenti per raggiungere questo obiettivo. Ma stiamo rapidamente esaurendo il tempo».

Il capo dell’Onu ha identificato quale è la sfida più importante nell’immediato: «Se tutte le centrali a carbone previste diventano operative, non solo saremo chiaramente al di sopra degli 1,5 gradi, ma saremo ben al di sopra dei 2 gradi. Gli obiettivi di Parigi andrebbero in fumo». Per questo  Guterres ha sollecitato «La creazione di “coalizioni di solidarietà” tra Paesi che dipendono ancora fortemente dal carbone e Paesi che dispongono delle risorse finanziarie e tecniche per sostenere le transizioni verso fonti di energia più pulite». Ma ha nuovamente avvertito che «Senza impegni politici e impegni finanziari da parte delle nazioni industrializzate per far sì che questo accada, c’è un alto rischio di fallimento della COP26. Le nazioni del G20 sono responsabili dell’80% delle emissioni globali. La loro leadership è più necessaria che mai. Le decisioni che prenderanno ora determineranno se la promessa fatta a Parigi sarà mantenuta o infranta».

Ritornando all’interim NDC registry  pubblicato dall’Unfccc. Guterrse  ha evidenziato che «Eentro la COP26 tutte le nazioni dovrebbero presentare piani più ambiziosi che aiutino a messtere  il mondo su un percorso di 1,5 gradi. Abbiamo anche bisogno che le nazioni sviluppate rispettino finalmente l’impegno di 100 miliardi di dollari promesso oltre un decennio fa a sostegno dei Paesi in via di sviluppo. Il rapporto Climate Finance pubblicato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) dimostra che anche questo obiettivo non è stato raggiunto. Un numero considerevole di piani climatici nazionali dei Paesi in via di sviluppo, che definiscono obiettivi e azioni per ridurre le emissioni, contengono NDC che possono essere attuati solo con l’accesso a risorse finanziarie rafforzate e altri sostegni».

Per Guterres, «La lotta contro il cambiamento climatico avrà successo solo se tutti si uniranno per promuovere più ambizione, più cooperazione e più credibilità. Non si può ignorare la scienza. Non si possono più ignorare ovunque le richieste delle persone. E’ tempo che i leader si diano da fare e si impegnino, o le persone in tutti i Paesi pagheranno un tragico prezzo».

In un’intervista a UN News, il segretario generale dell’Onu ha ribadito che «Siamo sull’orlo del baratro.  La verità è che il nostro obiettivo è fissato molto chiaramente dalla comunità scientifica, che la temperatura non dovrebbe superare gli 1,5 gradi fino alla fine del secolo.  Rischiamo di non poterlo fare, perché i Paesi non stanno cooperando tra loro. C’è molta sfiducia tra i Paesi sviluppati, i Paesi in via di sviluppo. C’è un divario nord-sud che rende difficile per tutti assumere impegni, ridurre le emissioni, per avere una drastica riduzione nel prossimo decennio o due e raggiungere la carbon neutrality nel 2050.  Serve quindi un multilateralismo rafforzato, è chiaro che solo cooperando possiamo risolvere i problemi. Ma  le istituzioni che abbiamo, non mordono. E a volte, anche quando hanno i denti, come nel caso del  Consiglio di sicurezza, non hanno molto appetito per mordere. Abbiamo bisogno di una rete multilaterale di istituzioni che lavorino insieme, perché ora tutto è interconnesso, e con più autorità per poter mobilitare l’intera comunità internazionale per risolvere i problemi che abbiamo di fronte. E questo è esattamente uno degli obiettivi dell’Agenda comune: rilevare i beni comuni globali e i beni pubblici globali che necessitano di una migliore governance e lavorare con gli Stati membri per trovare meccanismi affinché i governi siano più efficaci per poter essere in grado di per prevenire future pandemie, per poter sconfiggere il cambiamento climatico, per poter affrontare le drammatiche disuguaglianze nel mondo di oggi».