Greenpeace: l’Italia sempre più colpita da alluvioni e trombe d’aria

Tra le cause il mare sempre più caldo per colpa dei cambiamenti climatici

[1 Dicembre 2020]

Greenpeace Italia ha presentato il suo nuovo  briefing “Cambiamenti climatici e il mare: gravi conseguenze anche per l’uomo, Eventi meteorologici estremi – Fermare i cambiamenti climatici per salvare il mare (ma anche la Terra)”, proprio mentre, a 17 anni di distanza, un’altra alluvione nel nuorese ha fatto tre vittime e alluvioni e trombe d’aria hanno colpito anche Calabria e Sicilia, «regioni dove – avvertono gli ambientalisti – si potrebbero verificare ulteriori fenomeni violenti».

Il rapporto di Greenpeace ricorda che «La zona mediterranea è considerata dagli scienziati un “hot spot” climatico, e in particolare la permanenza di anticicloni africani consente un maggior soleggiamento e un maggiore riscaldamento delle temperature superficiali del mare. Diversi gli studi che mostrano un aumento graduale delle temperature anche nei mari italiani, si parla di circa due gradi centigradi in superfice negli ultimi 50 anni secondo quanto rilevato dai satelliti.

Gli oceani sono un enorme “magazzino” per il calore in accesso generato dai gas serra. L’aumento delle temperature del mare non solo provoca gravi impatti sulla biodiversità marina e contribuisce all’innalzamento del livello del mare, ma ha conseguenze su quanto accade in atmosfera, dove avvengono i fenomeni meteorologici».

Un anno fa, Greenpeace ha avviato all’Isola d’Elba il progetto “Mare Caldo” – una rete di stazioni per il monitoraggio delle temperature marine e per studiare gli impatti dei cambiamenti climatici in mare –  e Antonello Pasinifisico del clima del CNR che ha curato il nuovo briefing spiega che «Il mare trasferisce più calore all’atmosfera e quest’ultima non può far altro che scaricare violentemente questo surplus di energia sul territorio con piogge molto intense e venti forti. Ecco quindi che i fenomeni meteorologici possono diventare più violenti. Anche nel nostro mare ci sono i cosiddetti Medicanes (Mediterranean Hurricanes). Sono per fortuna più piccoli e meno distruttivi degli uragani atlantici, un po’ perché l’acqua del Mediterraneo è meno calda di quella atlantica equatoriale e tropicale, e perché hanno meno spazio libero da terre per svilupparsi rispetto all’Oceano. Anche in Italia assistiamo al verificarsi di eventi sempre più violenti: abbiamo studiato un tornado che ha colpito Taranto nel novembre 2012, che ha causato un morto e 60 milioni di euro di danni. Con una temperatura della superficie del Mar Ionio di un solo grado in meno il tornado non si sarebbe formato, mentre con l’aumento di un grado ulteriore la sua violenza sarebbe cresciuta enormemente».

Il briefing sottolinea che «La temperatura sulla Terra e sul mare è destinata ad aumentare ancora, a seconda dello scenario di emissioni di gas climalteranti che ci troveremo ad affrontare. Ciò significa che anche gli impatti rischiano di aumentare, con fenomeni meteo più frequenti e sicuramente più violenti, in particolare nel nostro Paese, in cui, tra l’altro, i territori sono estremamente fragili e vulnerabili, sia in campagna che nelle città».

Giorgia Monti, responsabile della campagna mare di Greenpeace, evidenzia che «C’è uno scollamento evidente tra i dati scientifici e le richieste dei climatologi e l’azione, o spesso inazione, dei decisori politici. Nonostante i tanti esempi di impatti molto gravi del cambiamento climatico – sui territori, gli ecosistemi e l’uomo – le azioni di contrasto sono insufficienti. E’ necessario accelerare la transizione energetica che porti alla costruzione di una società “decarbonizzata”, mentre oggi il governo italiano dimostra di voler continuare a puntare ancora tanto, anzi troppo, sul gas fossile».

Pasini conclude: «In una situazione in cui, a fine novembre, e probabilmente in questa settimana appena iniziata, osserviamo e osserveremo ancora le conseguenze di un Mediterraneo sempre più caldo sui nostri fragili territori, le azioni devono essere rapide ed incisive, sia per la mitigazione del riscaldamento che per l’adattamento di città e insediamenti umani».