Gli oceani sono la soluzione per il cambiamento climatico

High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy: la blue economy potrebbe ridurre del 21% il gap di assorbimento delle emissioni di gas serra

[24 Settembre 2019]

Domani, nel Principato di Monaco, gli scienziati dell’Intergovernmental panel on climate change (IPCC) presenteranno lo Special Report on the Ocean and Cyrosphere in a Changing Climate che era stato loro richiesto nel 2015 dal principe Alberto II e le anticipazioni dicono che dimostrerà l’importanza degli oceani per l’umanità e per far fronte al riscaldamento globale, ma lancerà anche un pressante allarme: il riscaldamento sta trasformando i mari in un’enorme potenziale minaccia per l’umanità.

Intanto l’High Level Panel for a Sustainable Ocean Economy (Hlp). Istituito nel settembre 2018 dai Capi di Stato e di governo di Australia, Canada, Cile, Fiji, Ghana, Indonesia, Jamaica, Giappone, Kenya, Messico, Namibia, Norvegia, Palau e Portogallo, ha presentato il rapporto “The Ocean as a Solution to Climate Change: Five Opportunities for Action” commissionato a un team internazionale di scienziati guidati dal World resources institute (Wri), E proprio al Wri sottolineano che «Sappiamo cosa è necessario in risposta alle sfide climatiche che stiamo affrontando. La pubblicazione l’anno scorso dell’IPCC Special Report  sul riscaldamento globale di 1,5 gradi C (2,7 gradi F) ha spinto tutti noi ad agire rapidamente per ridurre le emissioni di gas serra o far fronte a cambiamenti catastrofici nel clima. Il prossimo IPCC Special Report on the Ocean and Cyrosphere in a Changing Climate probabilmente replicherà questo messaggio, concentrandosi sugli impatti devastanti dei cambiamenti climatici sull’oceano globale».

Ma il nuovo studio Hlp/Wri rivela che «L’oceano non è solo una vittima del cambiamento climatico, con la volontà politica e politiche e investimenti in tecnologie adeguati è anche una potente fonte di soluzioni». , Il rapporto presenta 5 aree di azione climatiche su base oceanica e fornisce un’analisi dettagliata del loro potenziale per colmare il gap delle emissioni nel 2030 e nel 2050.

Secondo i ricercatori, «L’implementazione di questa vasta gamma di opportunità basate sull’oceano potrebbe ridurre le emissioni globali di gas serra di circa 4 miliardi di tonnellate di anidride carbonica equivalente nel 2030 e di oltre 11 miliardi di tonnellate nel 2050, rispetto alle emissioni business-as-usual previste. Le emissioni mitigate nel 2050 sono equivalenti alle emissioni annuali di  tutte le centrali elettriche a carbone del mondo».  Il rapporto conclude che «Pur non essendo il solo proiettile d’argento, gli oceani hanno un ruolo importante nello stabilizzare nuovamente il clima terrestre. Le opzioni di mitigazione basate sull’oceano potrebbero ridurre il gap delle emissioni (la differenza tra le emissioni previste se continueranno gli attuali trend e politiche  e le emissioni coerenti con la limitazione dell’aumento della temperatura globale) fino al 21% sulla strada verso gli 1,5° C e di circa il 25% sul percorso 2,0° C, entro il 2050».

Le soluzioni climatiche prese in considerazione nel rapporto sono:

Energie rinnovabili basate sugli oceani: Se le tecnologie dell’energia rinnovabile basate sull’oceano – come l’eolico offshore (utilizzando sia la tecnologia fissa che galleggiante), le onde, le maree e il solare galleggiante  sostituissero le centrali elettriche a carbone, il potenziale di mitigazione totale per il settore potrebbe essere pari a tenere fuori dalle strade oltre 1 miliardo di auto. Il finanziamento dei progetti e gli incentivi fiscali saranno fondamentali per promuovere gli investimenti e sostenere lo sviluppo delle tecnologie eoliche offshore. Per ottenere benefici dello stesso livello dalle altre tecnologie dell’energia rinnovabile marina è necessario un maggiore sostegno politico alla ricerca e sviluppo, compresi i costi più bassi, che derivano da grandi impianti commerciali.

Trasporto su base oceanica: Il trasporto marittimo internazionale può svolgere un ruolo importante. Ma sono fondamentali interventi tecnici e operativi per frenare il consumo di energia nei trasporti marittimi  internazionali e nazionali e cambiare diesel e olio pesante con carburanti a basse e zero emissioni di carbonio (come idrogeno, ammoniaca e alcuni biocarburanti). La tecnologia per farlo è già pronta, ma viene adottata in modo limitato a causa delle barriere del mercato che vanno abbattute attraverso le politiche dei governi nazionali e dell’ International maritime organization, essenziali per ridurre le emissioni di gas serra. È inoltre necessario sviluppare catene di approvvigionamento e tecnologie per consentire alle navi di passare a nuovi carburanti a basse e zero emissioni di carbonio.

Ecosistemi costieri e marini: Le soluzioni basate sulla natura, tra le quali le mangrovie, paludi salmastre e praterie marine che immagazzinano carbonio e l’acquacoltura di alghe che possono essere utilizzate per produrre carburanti, alimenti e mangimi, forniscono un significativo potenziale di mitigazione. Aiutano anche a proteggere le zone costiere dalle tempeste e fungono da nurseries per i pesci, aumentando la sicurezza alimentare per le comunità locali e la biodiversità. A breve termine, bisognerebbe concentrarsi sulla conservazione e sulla protezione di questi preziosi ecosistemi per prevenire il rilascio dell’anidride carbonica stoccata nel loro suolo. Inoltre, è necessario intensificare gli sforzi di ripristino degli habitat e la ricerca sul potenziale delle alghe per sostituire le opzioni dei carburanti di carburante, mangimi e alimenti a più alta intensità di emissioni.

Pesca e acquacoltura marina e cambiamento delle diete alimentari: Anche la riduzione delle emissioni derivante dall’ottimizzazione della pesca in natura, la sostituzione dei mangimi nell’acquacoltura e l’aumento della percentuale di proteine oceaniche nelle diete umane, potrebbe svolgere un ruolo vitale. Le proteine marine sono molto meno ad alta intensità di carbonio rispetto alle proteine ​​terrestri (soprattutto il manzo e l’agnello). Aumentare la loro quota nelle diete umane sarà essenziale per aiutare il settore ittico a raggiungere il suo potenziale di mitigazione. La crescita sostenibile della produzione e del consumo di frutti di mare, in particolare dell’acquacoltura, è al centro di questi potenziali benefici. Sarà necessaria una politica strategica per aumentare la percentuale di alimenti oceanici nella dieta umana.

Stoccaggio del carbonio nel fondale marino. Secondo i ricercatori, ha un enorme potenziale teorico per assorbire il carbonio dall’atmosfera, ma ammettono che «attualmente deve affrontare importanti sfide tecniche, economiche e sociopolitiche – comprese le preoccupazioni per la sicurezza ambientale – che devono essere esplorate prima che possano essere dispiegate alla scala necessaria per realizzare il suo potenziale di mitigazione».

I ricercatori del Wri sono convinti che «Oltre alle riduzioni delle emissioni, le opzioni di mitigazione basate sull’oceano forniranno una serie di benefici correlati, in particolare fornendo sinergie ai Paesi che lavorano per raggiungere obiettivi di sviluppo sostenibile a breve termine. E’ stato osservato che le opzioni di mitigazione hanno i legami più forti con molti degli obiettivi e degli indicatori di sviluppo economico e sociale sostenibile, il che implica che l’attuazione di tali opzioni in modo sostenibile offrirebbe una serie di opportunità. Queste opportunità comprendono un aumento dell’occupazione nelle industrie oceaniche, i guadagni derivanti dall’innovazione, l’aumento delle entrate e dei profitti per le imprese, il miglioramento dei mezzi di sussistenza delle comunità locali, un miglioramento della salute umana, un contributo agli obiettivi globali di sicurezza alimentare e il potenziale per garantire una maggiore parità di genere mentre le industrie oceaniche si espandono».

Ma lo studio avverte che anche gli impatti negativi più ampi sullo sviluppo sostenibile dovrebbero essere studiati attentamente: «Sarà necessaria un’attenzione minuziosa per lo sviluppo delle politiche e la pianificazione e attuazione dei progetti per mitigare questi impatti. Questa deve essere la responsabilità di tutte le parti interessate coinvolte: governi, settore privato, ricercatori, project manager e comunità locali.

Attraverso tutte le opzioni di mitigazione, la protezione e il ripristino delle mangrovie, paludi salate e praterie marine, hanno un impatto positivo sul maggior numero di ambiti dello sviluppo sostenibile e hanno dimostrato il punteggio positivo netto più alto per i suoi collegamenti con gli Obiettivi di sviluppo sostenibile (SDG). L’analisi ha inoltre dimostrato che «Le opzioni di mitigazione basate sugli oceani completano le opzioni di mitigazione terrestre nel promuovere l’agenda dello sviluppo sostenibile. L’azione congiunta in entrambi questi settori aumenterà rapidamente i vantaggi comuni osservati nell’ambito dello sviluppo sostenibile».

I paesi hanno alcune opportunità immediate per integrare queste soluzioni climatiche basate sull’oceano nel processo decisionale e nel bilancio nazionali:

Nationally Determined Contributions (NDC):  Le opzioni basate sull’oceano non sono molto importanti negli ndC dei diversi Paesi. Nel 2020 i governi di tutto il mondo presenteranno all’Onu i loro NDC aggiornati in modo da colmare il gap delle emissioni e allineare i loro sforzi con l’Accordo di Parigi. Il rapporto evidenzia che «L’inclusione di  obiettivi, politiche o misure quantificabili finalizzati alla conservazione e/o al ripristino degli ecosistemi blue carbon (mangrovie, paludi d’acqua salata e praterie marine) e comprendere i loro benefici di mitigazione negli inventari nazionali dei gas serra offrono soluzioni impattanti per i paesi che vogliono capitalizzare anche i co-benefici legati a questi ecosistemi, come la protezione dalle tempeste, l’aumento della biodiversità, la vita marina e la creazione di posti di lavoro».

Strategie a  lungo termine: Le strategie di sviluppo a lungo termine a basse emissioni di gas serra previste dall’Accordo di Parigi offrono un’ulteriore opportunità per garantire che le decisioni e le priorità a breve termine riflettano gli obiettivi a lungo termine di un Paese per la decarbonizzazione della sua  economia. Riflettendo sull’opportunità dell’espansione dell’energia rinnovabile offshore e della decarbonizzazione delle industrie oceaniche, come i trasporti, la pesca, l’acquacoltura e i porti, sono maturi i tempi per una loro inclusione nella strategia a lungo termine da parte dei diversi Paesi.

Nuove strategie “Sustainable Ocean Economy”: I concetti di “economia oceanica sostenibile” o “blue economy” stanno iniziando a emergere mentre i Paesi prendono in considerazione l’utilizzo e la gestione dei loro ambienti marini in un modo più olistico. Al Wri sono convinti che «Queste strategie devono essere affrontate attraverso un obiettivo climatico e per la sostenibilità, non solo per garantire la resilienza agli impatti climatici, ma anche per massimizzare le opportunità per le attività basate sugli oceani di contribuire positivamente alla lotta contro i cambiamenti climatici. Questo studio offre nuove speranze nella lotta ai cambiamenti climatici. La maggior parte delle opzioni è pronta per essere implementata oggi e potrebbe offrire numerosi vantaggi in termini di creazione di posti di lavoro, miglioramento della qualità dell’aria e della salute umana e sostegno ai mezzi di sussistenza. Saranno necessari una forte leadership politica e chiari segnali politici per sfruttare appieno il potenziale delle soluzioni, insieme a forti istituzioni nazionali e cooperazione internazionale per garantirne l’effettiva attuazione».