Gli impegni sul clima della Cop26 potrebbero limitare il riscaldamento globale a 1,8° C, ma attuarli sarà la chiave

Birol: è essenziale è che i governi trasformino oggi i loro impegni in azioni e strategie politiche chiare e credibili. Le ambizioni contano poco se non vengono realizzate con successo

[5 Novembre 2021]

Alla COP26 Climate Change Conference che si tiene a Glasgow, una domanda chiave è cosa significano per il riscaldamento globale tutti i nuovi impegni dei diversi Paesi per ridurre le emissioni? Questa era una domanda centrale che abbiamo affrontato nel recente World Energy Outlook 2021 (WEO-2021) dell’IEA e stiamo continuando ad aggiornare tale analisi.

Quando WEO-2021 è stato pubblicato a metà ottobre, più di 120 Paesi avevano annunciato nuovi obiettivi di riduzione delle emissioni entro il 2030 e i governi che rappresentano circa il 70% delle emissioni globali di anidride carbonica (CO2) si erano impegnati a portare queste emissioni a zero entro il 2050 o subito dopo. Nonostante questo slancio, tali ambizioni sono ancora inferiori a quanto richiesto nell’Accordo di Parigi raggiunto alla COP21 nel 2015. In vista della COP26, il WEO-2021 ha dimostrato che anche se tutti gli impegni annunciati venissero  attuati per intero e in tempo, il mondo sarebbe diretto verso i 2,1° C di riscaldamento entro la fine del secolo, mancando gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e aumentando enormemente i rischi climatici.

Da metà ottobre, tuttavia, più Paesi hanno innalzato le loro ambizioni. Il primo ministro indiano Narendra Modi ha rafforzato gli obiettivi del Paese per il 2030 e si è impegnato a raggiungere le emissioni net zero entro il 2070. Anche diverse altre grandi economie hanno annunciato l’impegno a raggiungere le emissioni net zero. Gli annunci non si sono limitati alle emissioni di CO2, con più di 100 Paesi che promettono di ridurre le emissioni di metano – un altro potente gas serra – del 30% entro il 2030. Come mostra una recente analisi dell’IEA, azioni rapide per ridurre le emissioni di metano dagli impianti di combustibili fossili forniscono il modo più efficace per limitare i cambiamenti climatici a breve termine.

L’analisi aggiornata di questi nuovi obiettivi – in aggiunta a quelli fatti in precedenza – mostra che, se raggiunti in pieno e in tempo, basterebbero a contenere l’aumento delle temperature globali a 1,8° C entro la fine del secolo. Questo è un momento fondamentale: è la prima volta che i governi si fanno avanti con obiettivi ambiziosi per mantenere il riscaldamento globale al di sotto dei 2° C.

Ma anche se accogliamo con favore questi progressi, dobbiamo anche notarlo con cautela: 1,8° C è ancora al di sopra dell’obiettivo dell’Accordo di Parigi di limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2° C e perseguire gli sforzi per limitarlo a 1,5° C. Gli scienziati hanno chiaramente avvertito sui principali rischi climatici derivanti dal superamento del limite di 1,5° C. La nostra ultima analisi, riflessa in uno scenario di impegni annunciati aggiornato per includere tutti i recenti annunci, dimostra che anche con questi nuovi impegni, siamo ancora ben al di sotto di ciò che è necessario per mantenere la porta aperta agli 1,5° C. Questo richiederebbe rapidi progressi nella riduzione delle emissioni da qui al 2030. Ma tutti gli impegni climatici assunti a livello globale a partire da oggi lasciano ancora un divario del 70% nella quantità di riduzioni delle emissioni necessarie entro il 2030 per mantenere gli 1,5° C a portata di mano. I governi stanno facendo promesse coraggiose per i decenni futuri.

Quel che è essenziale è che i governi trasformino oggi i loro impegni in azioni e strategie politiche chiare e credibili. Le ambizioni contano poco se non vengono realizzate con successo. Il monitoraggio e la responsabilità saranno fondamentali per garantire che i Paesi e le companies mantengano le loro promesse. Su richiesta della Presidenza della COP26 del Regno Unito, l’Iea guiderà il monitoraggio dei progressi globali rispetto ai Glasgow Breakthroughs: cinque obiettivi volti a ridurre i costi delle tecnologie pulite. Raggiungere questi obiettivi sarà essenziale per consentire il raggiungimento degli impegni net zero a lungo termine dei governi.

L’IEA e i suoi partner pubblicheranno i risultati del nostro lavoro di monitoraggio ogni anno in modo che il mondo possa vedere come stanno le cose. Per farlo, attingeremo ai nostri anni di esperienza passati lavorando alla raccolta di dati, all’analisi del sistema energetico e allo sviluppo di politiche. Attingendo alla nostra Global Roadmap to Net Zero by 2050, forniremo anche consulenza politica ai governi su come possono portare le loro emissioni in linea con i loro impegni, pur garantendo che le loro transizioni verso l’energia pulita siano sicure, convenienti ed eque.

di Fatih Birol, direttore esecutivo International Energy Agency