«La velocità accelerata del cambiamento sembra essere più veloce di qualsiasi altra che la vita sul pianeta abbia mai sperimentato prima»

Gli esseri umani potrebbero riportare indietro di 50 milioni di anni l’orologio climatico (VIDEO)

«Il nostro futuro sulla Terra potrebbe anche essere il nostro passato»

[11 Dicembre 2018]

Lo  studio “Pliocene and Eocene provide best analogs for near-future climates”, appena pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences (PNAS) da un team di ricercatori statunitensi e britannici dimostra che stiamo invertendo una tendenza al raffreddamento a lungo termine risalente almeno a 50 milioni di anni. E per farlo ci abbiamo messo solo 2 secoli.

Secondo i ricercatori, «Entro il 2030, il clima terrestre dovrebbe assomigliare a quello del Pliocene medio, risalendo a un’epoca geologica di oltre 3 milioni di anni fa. Senza riduzioni delle emissioni di gas serra, i nostri climi entro il 2150 potrebbero essere paragonati all’Eocene, caldo e per lo più privo di ghiaccio, un’epoca che ha caratterizzato il mondo fino a 50 milioni di anni fa».

Il principale autore dello studio, Kevin Burke del Nelson iInstitute for environmental studies dell’università del  Wisconsin–Madison, spiega che «Se pensiamo al futuro in termini di passato, quello dove stiamo andando è un territorio inesplorato per la società umana. Ci stiamo spostando verso cambiamenti molto drammatici in un lasso di tempo estremamente rapido, invertendo una tendenza al  raffreddamento planetario nel giro di secoli».

Tutte le specie che oggi vivono sulla terra hanno un antenato che sopravvisse all’Eocene e al Pliocene, ma  i ricercatori avvertono: «Resta da vedere se gli esseri umani, la flora e la fauna che conosciamo possano adattarsi a questi rapidi cambiamenti. La velocità accelerata del cambiamento sembra essere più veloce di qualsiasi altra che la jvita sul pianeta abbia mai sperimentato prima».

Il nuovo studio si basa sul un precedente lavoro che il  paleoecologo John “Jack” Williams dell’università del Wisconsin-Madison e il suo team pubblicarono nel 2007 su PNAS e che metteva a le proiezioni climatiche del futuro con i dati storici sul clima degli inizi del XX secolo. Il nuovo studio si basa su una copiosa mole di dati sulle condizioni climatiche per scendere molto più in profondità nel passato geologico della Terra.

Williams  evidenzia che «Possiamo utilizzare il passato come metro per capire il futuro, che sarà molto diverso da tutto ciò che abbiamo vissuto nelle nostre vite. Le persone hanno difficoltà a prevedere come sarà il mondo tra 5 o 10 anni. Questo è uno strumento per prevedere come ci dirigeremo verso su quei percorsi, utilizzando gli analoghi geologici che sprofondano nella storia della Terra per pensare ai cambiamenti che avverranno nel tempo»

Durante l’Eocene, i continenti della Terra erano più vicini e le temperature globali erano in media di 13 gradi Celsius più calde di oggi. I dinosauri si erano da poco estinti e i primi mammiferi, come le balene e i cavalli ancestrali, si stavano diffondendo in tutto il mondo. L’Artico era occupato da foreste di palude come quelle che si trovano oggi negli Stati Uniti meridionali. Nel Pliocene, l’America del Nord e del Sud erano unite e  il clima era arido, i ponti di terra permettevano agli animali di diffondersi attraverso i continenti e si stava formando l’Himalaya. Le temperature erano tra gli 1,8 e i 3,6 gradi Celsius più calde di oggi.

Burke e Williams e i loro colleghi delle università di Bristol e Leeds, della Columbia University e del Nasa Goddard Institute for Space Studies e del National Center for Atmospheric Research hanno esaminato le somiglianze tra gli scenari climatici del Fifth Assessment Report dell’Intergovernmental panel on climate change (Ipcc)  e vari periodi di storia geologica che comprendono il primo Eocene primitivo, il Pliocene medio, l’ultimo periodo interglaciale (da 129 a 116 mila anni fa), l’Olocene medio (6.000 anni fa), l’era preindustriale (prima del 1850 DC) e l’inizio del XX secolo. Hanno utilizzato Representative Concentration Pathway 8.5 (RCP8.5), che rappresenta uno scenario climatico futuro in cui non sono state mitigate le emission i di gas serra e lo scenari RCP4.5, in cui le emissioni di gas serra saranno moderatamente ridotte e poi hanno realizzato simulazioni climatiche utilizzando tre modelli diversi ma ben consolidati: Hadley Centre Coupled Model version 3, Goddard Institute for Space Studies ModelE2-R e Community Climate System Model che, sebbene non siano privi di difetti, rappresentano i migliori dati disponibili e le tecniche più avanzate.

Il team di ricerca dice che «In entrambi gli scenari e in ciascun modello, rispetto alle epoche precedenti, nel 2030 il clima terrestre somigliava più da vicino al Pliocene medio (RCP8.5) o a nel 2040 (RCP4.5). Nello  lo scenario di stabilizzazione dei gas serra di RCP4.5, il clima si stabilizza a condizioni simili a quelle del Pliocene, ma con le emissioni di gas serra più alte di RCP8.5, il clima continua a riscaldarsi fino a quando non assomiglia all’Eocene nel 2100, per raggiungere più in generale le condizioni tipo Eocenico entro il 2150».

Le simulazioni hanno dimostrato che questi cambiamenti climatici devastanti emergono prima dal centro dei continenti e poi si espandono verso le coste con il passare del tempo. Le temperature e le precipitazioni aumentano, le calotte glaciali si sciolgono e vicino ai Poi il clima diventa temperato.

Williams  spiega ancora: «Madison (Wisconsin) si riscalderà più di Seattle (Washington), anche se sono alla stessa latitudine. Quando leggiamo che entro questo secolo il mondo, alla stessa latitudine, dovrebbe riscaldarsi di 3 gradi Celsius, a  Madison dovremmo aspettarci di raddoppiare la media globale».

Lo studio ha anche dimostrato che nello scenario  RCP8.5 “nuovi” climi emergeranno in quasi il 9% e i ricercatori evidenziano che «Si tratta di condizioni che non hanno precedenti geologici o storici noti e che si concentrano nell’Asia orientale e sud-orientale, nell’Australia settentrionale e nelle Americhe costiere».

Burke  «Sulla base dei dati osservativi, stiamo monitorando degli scenari delle emissioni di fascia alta, ma è troppo presto per dirlo. Potremmo essere a metà strada tra RCP4.5 e RCP8.5, anche se aumentando i nostri sforzi per mitigare il clima – come passare alle energie rinnovabili – potremmo trovarci più vicini alla fascia bassa».

Circa dieci anni fa, lo scienziato svedese Johan Rockström e i sui colleghi hanno introdotto l’idea di “spazio operativo sicuro”, riferendosi alle condizioni climatiche in cui si sono sviluppate le società agricole moderne. Williams e Burke sono convinti che confrontando i dati odierni con quelli di un passato remoto «Siamo in grado di comprendere meglio i confini e le soglie planetarie che delineano questo spazio. Più ci allontaniamo dall’Olocene, maggiori possibilità abbiamo di poter andare verso uno spazio operativo sicuro»

Williams fa notare che «Nei circa 20 –  25 anni ho lavorato in questo  campo, siamo passati dall’aspettare che i cambiamenti climatici avvenissero a rilevarne gli effetti  e ora stiamo vedendo quali danni stanno causando. La gente sta morendo, le proprietà vengono danneggiate, stiamo assistendo a intensi incendi e a tempeste intensificate che possono essere attribuite ai cambiamenti climatici. C’è più energia nel sistema climatico, che porta a eventi più intensi».

Nel loro studio i ricercatori cercano di trovare un equilibrio tra allarme e ottimismo «Da una parte, la Terra è diretta verso l’ignoto durante la vita dei nostri figli e nipoti. Da un’altra parte, la vita ha dimostrato di essere resiliente».

Williams, conclude: «In molti luoghi stiamo abbandonando i combustibili fossili per passare a fonti energetiche più sostenibili e carbon-free. Ma c’è ancora molto da fare. Abbiamo visto accadere grandi cose nella storia della Terra: nuove specie si sono evolute, la vita persiste e le specie sopravvivono. Ma molte specie andranno perse e noi viviamo su questo pianeta. Queste sono le cose di cui preoccuparsi, quindi questo lavoro ci indica come possiamo usare la nostra storia e la storia della Terra per capire i cambiamenti odierni e come possiamo adattarci al meglio».

 

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  • Arctic Mammal Fossils and Forests of 50 Million Years Ago