Giustizia climatica, le associazioni cattoliche: i politici quando raccoglieranno la sfida della Chiesa?
Le prime reazioni dopo la pubblicazione della Dichiarazione congiunta delle conferenze episcopali sulla giustizia climatica
[26 Ottobre 2018]
La Dichiarazione congiunta delle conferenze episcopali sulla giustizia climatica 2018 ha naturalmente subito suscitato reazioni dentro e fuori il mondo cattolico.
L’importante presa di posizione dei vertici mondiali del cattolicesimo arriva poco dopo la pubblicazione di un rapporto speciale dell’ Ipcc sull’urgenza di attuare politiche che limitino il riscaldamento del pianeta a 1,5 gradi, la Chiesa invita i politici ad adoperarsi in favore di un’attuazione ambiziosa dell’Accordo di Parigi per le persone e per il pianeta. Chiedono che la prossima Conferenza delle parti (Cop24) dell’Unfccc a Katowice, in Polonia, sia una svolta per accelerare nel percorso indicato dall’Accordo di Parigi nel 2015.
Le 6 Conferenze episcopali si schierano compatte con Papa Francesco e la sua enciclica Laudato Si’ e per il “dovere morale” di perseguire l’obiettivo del riscaldamento a 1,5˚C, la cui fattibilità, se si intraprendono azioni decisive, è stata recentemente confermata dal rapporto dell’Ipcc.
Inoltre i vescovi chiedono una vera e propria rivoluzione del sistema economico ed energetico neoliberista ed estrattivista che giverna il mondo; un cambio di paradigma finanziari, una rapia transizione verso un’economia basata sulle energie rinnovabili, un rioensamento del sistema agro-industriale e scrivono che il tempo delle scelte è arrivato: «Una transizione ecologica giusta ed equa, come richiesto dall’accordo di Parigi è una questione di vita o di morte per i Paesi vulnerabili e le persone che vivono nelle zone costiere».
Si tratta probabilmente della dichiarazione politicamente, culturalmente e socialmente più importante dopo il rapporto speciale dell’Ipcc: collega il perseguimento dell’obiettivo dell’1,5° C a un “dovere morale” e arriva in un anno in cui il G20 e la Cop 24 sono entrambi ospitati da Paesi a maggioranza cattolica. Probabilmente questo documento darà il via a prese di posizion i simili da parte di altre confessioni religiose cristiane e non.
Una simile dichiarazione congiunta è piuttosto rara per le Conferenze episcopali e l’ultima di questo tipo e portata risale a prima della Cop21 Unfccc del 2015, quando le Conferenze episcopali continentali chiesero congiuntamente un ambizioso Accordo di Parigi.
In un comunicato congiunto, Caritas, Cisde e Global Catholic climate movement (Gccm) sottolineano che «L’appello si basa sui principi dell’urgenza, della giustizia intergenerazionale, della dignità e dei diritti umani. È basato su alcuni punti centrali: mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 ° C; passare a stili di vita sostenibili; rispettare la conoscenza delle comunità indigene; implementare un cambiamento paradigmatico delle finanze in linea con gli accordi globali sul clima; trasformare il settore energetico ponendo fine all’era dei combustibili fossili e passando alle energie rinnovabili; ripensare il settore agricolo per garantire che fornisca cibo sano e accessibile a tutti, con particolare attenzione alla promozione dell’agroecologia. Attraverso questa dichiarazione, i vescovi ribadiscono anche il proprio impegno a compiere passi coraggiosi verso la sostenibilità, un contributo cruciale alla giustizia climatica. In tutto il mondo, la Chiesa è impegnata in iniziative concrete verso e stili di vita più sostenibili, tra le quali un movimento mondiale per il disinvestimento dai combustibili fossili e un crescente impegno nel Tempo del Creato».
La segretaria generale della CIisde, Josianne Gauthier, non nasconde la sua soddisfazione: «Siamo incoraggiati da questo appello della Chiesa che riconosce molti degli sforzi che le organizzazioni cattoliche stanno portando avanti per raggiungere la giustizia climatica, la giustizia energetica e l’accesso al cibo. Ci sentiamo anche sostenuti nella nostra richiesta di un profondo cambiamento del sistema sociale e siamo grati di far parte di un movimento mondiale che ha questo scopo. Riteniamo che ciò possa accadere davvero solo passando a un’economia post-crescita».
Per Tomás Insua, direttore esecutivo del Gccm, «Questa dichiarazione indica con forza che la Chiesa cattolica globale è impegnata ad accelerare l’azione per la giustizia climatica. I responsabili ecclesiastici fanno eco alle parole di Papa Francesco che mette l’accento sull’urgenza della crisi climatica. Ogni tacca nel termometro globale è una tragedia per i più vulnerabili, e non possiamo perdere neanche un momento, dobbiamo trovare soluzioni per loro e per le generazioni a venire. La domanda è: quando i responsabili politici raccoglieranno la sfida?».
Michel Roy, Segretario generale di Caritas Internationalis, conclude: «È necessario e urgente un profondo cambiamento di direzione nelle questioni climatiche. Dobbiamo vedere una trasformazione alla conferenza sul clima a Katowice. Possiamo salvare il pianeta e chi è a maggior rischio d’impatto delle condizioni meteorologiche estreme, ma per fare ciò abbiamo bisogno della volontà politica”, ha affermato».